Giocando si impara: come costruire in classe un clima inclusivo

Clima inclusivo in classeUno, due, tre, pronti e… via!!
Certo, cominciamo la scuola con un gioco, perché no? Anzi, con una serie di giochi non scelti a caso, ma finalizzati alla progressiva costruzione di un gruppo classe aperto alla conoscenza di sé e dell’altro, dapprima quasi “in punta di piedi” e poi sempre più in profondità, per sviluppare un senso di appartenenza e di fiducia reciproca.

Giochi che ci consentano di dedicare tempo alla costruzione di relazioni positive, oltre i soliti codici verbali, per favorire tra gli studenti un senso di accoglienza, stupore e voglia di fare insieme.
Giochi che ci permettano di creare gradualmente un gruppo classe collaborativo, in cui poter proporre attività didattiche in un’atmosfera di gioioso apprendimento.
Così immagino l’inizio della scuola. Ma questa non è solo la mia visione.
Da oltre trent’anni a Findhorn, una fondazione educativa olistica a nord della Scozia, si ritrovano persone provenienti da ogni parte del mondo per sperimentare modelli di apprendimento esperienziale finalizzati alla facilitazione di uno “sviluppo equilibrato ed integrato di corpo, mente, emozioni e spirito”, come si può leggere nella mission dichiarata nel sito web della Findhorn Foundation.
In particolare David Earl Platts2 (1998; 2015), uno dei primi membri della Comunità, ha raccolto una serie di proposte orientate alla graduale facilitazione di un clima di fiducia, rispetto reciproco e coesione all’interno di un gruppo, affinché ogni diversità possa diventare una risorsa per tutti. E le sue sessioni di giochi sono particolarmente adatte ai contesti educativi in cui i docenti operano ogni giorno.

Ma quali sono i presupposti dei giochi di Findhorn?

  • Sono giochi cooperativi senza perdenti, ovvero tutti vincono (win-win)
  • Favoriscono un coinvolgimento gioioso nel rispetto dell’altro
  • Facilitano la conoscenza di sé, della relazione e della capacità di lavorare in team
  • Considerano in modo olistico ciascuna persona

Per questo immagino l’inizio della scuola, primaria o secondaria, con una serie di giochi cooperativi finalizzati a costruire o ridefinire un clima accogliente in cui poter fondare un apprendimento efficace per tutti.
Ho incontrato per la prima volta questi giochi a Torino nel 1998-99 durante la formazione esperienziale “Nuovi modelli di leadership” condotta da Isabella Popani, Gabriella Delfante e Joshua Nicolosi, rappresentanti allora in Italia della Comunità di Findhorn. E ho ritrovato molti elementi comuni con alcuni percorsi – che ho avuto l’opportunità di seguire – promossi dal Gruppo Abele di Torino, da Daniele Novara (1989) o da Sigrid Loos (1994a, 1994b).
E da allora a scuola e nei corsi con i docenti introduco sempre questi giochi, verificandone costantemente l’efficacia (Malusà, 2016). E continuo a trovare insegnanti che si stupiscono della semplicità e dell’efficacia di queste proposte.
Ma perché il gioco?
Con il gioco, sosteneva Platone (427-347 a.C.) già migliaia di anni fa, impariamo a conoscere davvero noi stessi e gli altri: “Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”. E la ricerca conferma che il gioco sviluppa l’intelligenza emozionale e l’autostima, favorisce la cooperazione, il problem solving, la creatività e lo sviluppo cognitivo (Giovannini & Riva, 2015).
L’inizio della scuola è un momento di riflessione e di forte progettazione e, come ogni inizio, richiede una particolare cura. Ma verso che cosa? Saper accogliere, creare un clima inclusivo è un processo che merita tempi e spazi adeguatamente progettati e pensati, una base sicura su cui fondare efficaci processi di apprendimento. E come docenti abbiamo sicuramente sperimentato come la presenza di relazioni armoniche all’interno di un gruppo classe sia uno sfondo imprescindibile in cui anche le proposte formative apparentemente più complesse possano svilupparsi.
Ma come creare un clima inclusivo? E come promuovere relazioni di fiducia tra gli studenti? E quale potrebbe essere il ruolo del docente?
L’apprendimento esperienziale (Kolb & Fry, 1975; Kolb & Lewis, 1986) ci fornisce utili indicazioni in tal senso: imparare facendo si profila come una metodologia molto efficace per interiorizzare le proposte educative, in ogni fascia di età.
E se questo apprendimento esperienziale comprendesse anche il gioco?
I giochi di Findhorn prevedono sessioni con progressive proposte per favorire l’apertura agli altri, l’esplorazione, la fiducia, la mediazione dei conflitti e la sintonia con il gruppo. Sono giochi con varianti differenti a seconda delle fasce di età e delle caratteristiche del gruppo; per questo presuppongono una precisa progettazione con gli opportuni aggiustamenti in base a quanto emerge dall’esperienza.
Ciascuna sessione richiede alcune ore di tempo, la predisposizione di un setting adeguato ed un’armonica alternanza di attività più dinamiche con altre che favoriscano una maggiore introspezione e uno scambio anche verbale (debriefing) con i “compagni di gioco”.
David Earl Platts (1998, pp. 23-30) consiglia, nel pianificare ciascuna sessione, di:
– prevedere una maggiore introspezione nei giochi solo se il gruppo si conosce da tempo e tutti i componenti si trovano a loro agio;
– decidere l’obiettivo delle proposte in modo graduale: dapprima facilitare la conoscenza, poi la fiducia o la sintonia nel gruppo;
– stabilire dettagliatamente una scaletta di proposte, il tempo previsto per ciascuna, i materiali necessari e la sequenza di ciascun gioco.

L’autore prevede:
– Giochi di APERTURA, per favorire una iniziale unificazione del gruppo;
– Giochi sui NOMI, per cominciare una prima conoscenza reciproca partendo dal nome di ciascuno;
– Giochi di AZIONE, per scaricare tensioni e sciogliere il gruppo attraverso il movimento;
– Giochi LEGGERI, per continuare a sciogliere riserve personali e facilitare un primo contatto con l’altro;
– Giochi CREATIVI, per supportare l’immaginazione personale e di gruppo verso un prodotto creativo comune;
– Giochi di FIDUCIA, per guidare gradualmente i partecipanti a sperimentare un senso di fiducia in sé e nell’altro;
– Giochi di STRETTO CONTATTO, per assorbire maggiormente la fiducia già sperimentata, prevedendo un contatto anche fisico;
– Giochi di SCOPERTA, per andare oltre i pregiudizi di sé o dell’altro;
– Giochi di SINTONIZZAZIONE E ATTENZIONE RECIPROCA, per permettere una comunicazione anche non verbale in sintonia con l’altro e con il gruppo;
– Giochi di CHIUSURA, per completare il percorso;
– Momenti di FEED-BACK, per condividere, elaborare ed integrare l’esperienza vissuta.

La sensibilità e la preparazione del conduttore permetteranno di scegliere le proposte più adatte ad ogni gruppo, con l’opportuna flessibilità che ogni situazione educativa richiede.
E sicuramente aver prima sperimentato direttamente come docenti quanto vogliamo riproporre ai nostri studenti ci consentirà di gestire con maggiore consapevolezza le numerose dimensioni coinvolte nelle proposte che abbiamo previsto, modulando con elasticità e rispetto l’incontro con l’altro in un clima di accoglienza e di fiducia reciproca.
E allora, giochiamo?

Note

1. Il contenuto del presente contributo è tratto dal paper “Giocando si impara: i giochi di Findhorn come strumento di crescita personale e professionale per gli insegnanti” presentato alle Giornate Nazionali di Psicologia Positiva, IX edizione “Culture della Positività. Attualità e prospettive”, Università degli Studi di Bologna, sede di Cesena, 9-11 giugno 2016.

2.David Earl Platts, consulente di gestione, formatore e scrittore, è membro del Dipartimento di Educazione alla Fondazione Findhorn (Scozia) e counselor presso la Psychosynthesis and Education Trust di Londra. Svolge attività didattica e conferenze in tutto il mondo.

Riferimenti
Kolb, D. A., & Fry, R. (1975). Towards an Applied Theory of Experiential Learning. In C. Cooper (Ed.), Theories Of Group Processes (pp. 33-57). London: John Wiley.
Kolb, D. A., & Lewis, L. (1986). Facilitating Experiential Learning: Observation and Reflection. In L. Lewis (Ed.), Experiential and Simulation Techniques for Teaching Adults (pp. 99-107). San Francisco, CA: Jossey-Bass.
Loos, S. (1994a). Novantanove giochi cooperativi. Torino: EGA.
Loos, S. (1994b). Viaggio a Fantàsia. Giochi creativi e non competitivi a scuola e in famiglia. Torino: EGA.
Malusà, G. (2016). Giocando si impara. I giochi di Findhorn come strumento di crescita personale e professionale per gli insegnanti . Giornate Nazionali di Psicologia Positiva, IX Edizione. Culture della positività. Attualità e prospettive. Atti del congresso SIPP. Università degli Studi di Bologna, Cesena, 9-11 giugno 2016 (pp. 29). Cesena: SIPP.
Novara, D. (1989). Scegliere la pace. Educazione ai rapporti. Torino: EGA.
Platts, D. E. (1998). I giochi di Findhorn: trovare l’armonia del gruppo e scoprire se stessi con il gioco. Cesena: Macro.
Platts, D. E. (2015). Giochi che trasformano. Trovare l’armonia del gruppo e scoprire se stessi con il gioco – Prefazione di Lucia Giovannini e Nicola Riva. Bellaria: Libreria strategica.

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