Il teatro come cura di sé e strumento di crescita personale

La dimensione teatrale, nel suo affrontare l’umano da diversi punti di vista, dà l’occasione di sperimentarsi in altro da sè, di rivelare qualcosa di più di se stessi, della propria ricchezza, dei propri limiti e delle risorse personali.

Il teatro consente una trasformazione della persona apportando contribuiti positivi in termini relazionali e di benessere personale.

Lo scopo ultimo di un percorso teatrale è quello di creare un “metodo ideale” atto a potenziare le capacità creative-espressive delle persone e contemporaneamente ad incrementare appunto la loro evoluzione personale delineando un cammino verso l’integrazione della personalità.

Il senso più vero e significativo dell’avventura in scena è in fondo quello di accedere all’inesauribile ricchezza dell’essere per poterla celebrare in tutte le sue sfumature e per aderire ad una visione di sé, dell’altro, del mondo e della natura sempre più inclusiva, e che, magicamente, mentre include, si espande, moltiplicando e al tempo stesso unificando la nostra più vera identità.
Il processo dinamico di sviluppo della persona attraverso il sistema del teatro si può declinare in questi passaggi: frantumare la maschera fissa e stereotipata che indossiamo quando abbiamo paura di mostrarci per quello che siamo; liberare il linguaggio del corpo, il suono della voce, il contatto autentico con se stessi, gli altri e la natura; improvvisare più personaggi con spontaneità e creatività; interpretare la nuova identità sapendo di essere molteplici personaggi .

L’obiettivo del laboratorio teatrale è l’ampliamento della coscienza e l’espressione di sé. Ad esse si può arrivare attraverso un processo che passa dal lavoro pre-espressivo, all’espressione del sé profondo tramite l’improvvisazione, per giungere infine alla rappresentazione dei propri vissuti, incarnati in un personaggio.
Lo spettacolo non è il fine, ma lo strumento, utilizzato dai partecipanti del laboratorio di teatro, per affermare al mondo la presenza in se stessi di un’identità multipla, che contiene anche personaggi non espressi o non sufficientemente espressi nella vita quotidiana.
Così il laboratorio teatrale consente di intraprendere un percorso di conoscenza e di trasformazione di sé.
Esso implica una presa di coscienza ed educazione alla propria sensorialità, all’uso del proprio corpo e della propria voce, al movimento corporeo e vocale. Questo minuzioso lavoro pre-espressivo consente di giungere all’espressione di sé.
L’improvvisazione, nel corso di un laboratorio, permette di entrare in contatto con un personaggio da interpretare, che fino a quel momento ha abitato solo il mondo interiore.
Lo studio del personaggio consente di scoprire o approfondire la conoscenza di una parte del proprio Io, quotidianamente nascosta o non accettata, allo scopo di rendere armonico il rapporto tra il proprio corpo-voce e mente nel rapporto con se stesso, gli altri e la propria creatività. Vengono messi in scena, così, i vissuti soggettivi e di gruppo.
La scoperta di parti del proprio sé che urgono di non essere ulteriormente represse, ma che necessitano di trovare uno spazio d’espressione, consente di sperimentare nuove modalità di sentire, pensare ed agire, di sperimentare, cioè, nuovi ruoli.
L’integrazione delle nuove identità a quella già conosciuta, amplia i confini del proprio Io e di conseguenza migliora il rapporto con sé e l’altro, aumenta il proprio benessere nella vita di tutti i giorni.
Il training teatrale prevede anche esercizi sensoriali, che aprono e sviluppano i sensi ed esercizi di fiducia e ascolto reciproco.
Gli esercizi sensoriali contribuiscono ad aumentare la capacità immaginativa. Aver sperimentato sensorialmente e a fondo una certa realtà, essendosi allenati a porre l’attenzione fisica agli odori, ai rumori, alle sensazioni, ai sapori, alle immagini visive, permette di ricreare immagini dettagliate vivide e polisensoriali che a loro volta permetteranno di rivivere quelle situazioni “come se” fossero reali.
La pratica teatrale permette inoltre di agire nello spazio, col corpo e con la voce, la realtà ricreata con l’immaginazione. In questo modo si può trasformare immediatamente l’esperienza immaginata, continuando l’azione intrapresa, agendo in profondo ascolto di sé e dei nuovi stimoli che arrivano dall’ambiente circostante. Così facendo il cambiamento è direttamente sperimentato e non solo immaginato.
Ci si allena poi a mettersi in totale ascolto degli impulsi provenienti sia dal proprio interno che dallo spazio circostante e del linguaggio verbale e non verbale dei compagni di scena. Tutto questo permette di raggiungere uno stato di “allerta” in scena, una sorta di “trans lucida”. “Trans” perché lo stato in cui si hanno tutti sensi altamente recettivi è uno stato alterato rispetto alla condizione che si sperimenta nella vita di tutti i giorni e “lucida” perché l’attore è perfettamente consapevole di tutto quanto sta accadendo in lui e intorno a lui. Questo tipo di allenamento, può essere molto utile a sviluppare le qualità di presenza e ad aumentare la capacità di empatia.
Nel training si pone molta attenzione anche al lavoro sulla propriocezione. Affinchè l’impulso possa scorrere libero attraverso il corpo e trasformarsi in un gesto e in una parola fortemente comunicativi, non basta esercitare un’immaginazione libera in uno spazio, come quello teatrale, che lo permetta senza giudizio, ma è fondamentale anche sviluppare una buona consapevolezza corporea e del movimento. Questo lavoro permette così di accorgersi, per esempio, delle proprie posture tipiche, avendo la possibilità di cambiarle e quindi ancora una volta di ridiscutere l’immagine che si ha di sé. Lavorare sul corpo diventa così occasione per sciogliere tensioni, anche emotive, di cui probabilmente non si è consapevoli.
I laboratori teatrali diventano luoghi dove si “rifanno” i corpi, liberando l’uomo dai suoi automatismi. Ovviamente non è il corpo anatomico che interessa l’attore ma il vissuto, l’esperienza corporea fatta di sensazioni corporee, immagine e schema corporeo, emozioni.
Il training dell’attore si applica a modificare e modellare tre dimensioni del corpo:
1) il vissuto

2) la rappresentazione

3) l’utilizzo del corpo.

In particolare il terzo punto è sviluppato attraverso “tecniche del corpo” , modi di usare il corpo, che si distinguono dall’uso ordinario. Si esplorano modi diversi di camminare, di stare in piedi, di respirare, di muoversi e di saltare. In questo senso E. Barba ha parlato di “tecniche del corpo extraquotidiane”.
Diverse forme di pensiero sono operanti nel lavoro dell’attore: un pensiero verbale, un pensiero spaziale, cinestesico e musicale-ritmico, un pensiero auto-osservante, un pensiero relazionale e interpersonale .
Spingendoci ancora oltre potremmo parlare di “intelligenza emotiva” come peculiare competenza dell’attore, nel senso dato a questa formula dallo psicologo D. Goleman: “conoscenza delle proprie emozioni, controllo delle emozioni, riconoscimento delle emozioni altrui”.
Inoltre il lavoro metodico e integrato sulla concentrazione e l’attenzione, sulla consapevolezza, sullo stato di coscienza, sull’immaginazione e la creatività, tende a far emergere una “nuova mente”, orientata all’integrazione e all’autorealizzazione.
Attraverso la ristrutturazione dell’assetto dei sottosistemi psicologici nella loro configurazione ordinaria, si giunge a una trasformazione della coscienza; all’interno del setting-laboratorio si applicano tecniche che portano alla modificazione della coscienza e che, in quanto parte di una pratica (intenzionale, metodica, organizzata e finalizzata), portano alla “trasformazione” di sé .
Il risultato di una pratica è la realizzazione di un cambiamento sia in termini di trasformazione di abilità corporee, vocali, immaginative, attentive, sia in termini di processo creativo e trasformativo della personalità dell’attore.
Attraverso i laboratori teatrali svolti all’interno delle scuole sorgono situazioni di gioco-lavoro-recitazione in cui l’educatore-conduttore ed i ragazzi conferiscono vita a figure, oggetti e corpi svolgendo le attività in un clima di ampia motivazione, coinvolgimento e cooperazione
Praticare il teatro a scuola permette quindi di scoprire talenti altrimenti inespressi e creare grande partecipazione cognitiva, sociale ed emotiva dell’intera classe.

Bibliografia

E. Barba, La canoa di carta. Trattato di antropologia teatrale, il Mulino, Bologna, 1993
M. Della Cagnoletta, Arte Terapia. La prospettiva psicodinamica, Carrocci Faber, Roma, 2010
H. Gardner, L’educazione delle intelligenze multiple. Dalla teoria alla prassi pedagogica, Anabasi, Milano, 1993
E.Giusti, Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni di aiuto, Sovera Edizioni, Roma, 2007
D. Goleman, Intelligenza emotiva, Rizzoli, Milano, 1996
W.Orioli, Far teatro per capirsi. Macro Edizioni, 1995
V. Ruggieri, M. E. Fabrizio, La problematica corporea nell’analisi e nel trattamento dell’anoressia mentale, EUR, Roma, 1994
R. Venturini, Coscienza e cambiamento, una prospettiva transpersonale, Cittadella Editrice, Assisi, 1995

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