Educazione alla Cittadinanza: insegnare è una professione civica

Educazione alla CittadinanzaCosa ho fatto oggi per preparare i cittadini del domani? Cosa ho detto per ispirare i miei allievi? Come posso essere esempio di coerenza concettuale, di congruenza umana, di forza etica attraverso la mia disciplina?
Ogni insegnante si dovrebbe interrogare sulla trasversalità della propria disciplina, sugli aspetti civici e sulle risposte ai grandi interrogativi di valore che la sua disciplina offre.

Educazione alla Cittadinanza come contenuto trasversale delle discipline

Ogni giorno incontriamo ragazzi il cui obiettivo è “essere promossi” oppure “affrontare con successo l’anno scolastico” come se la scuola fosse un ostacolo da superare, un tempo da riempire e non un uno strumento da utilizzare, un trampolino da sfruttare per compiere quel balzo nella vita adulta che è necessario per realizzarsi come Persona.

La pausa di riflessione data dalle vacanze (natalizie o estive che siano) ci permette di ripensare la nostra professione e le sue finalità a prescindere dai momenti storici e dalle stagioni che l’attraversano (scuola dell’autonomia, legge Moratti, Legge Gelmini, Legge della Buona Scuola). Ripensiamo la nostra professione per noi, per scorgere o ritrovare motivazione, per “essere quel cambiamento che vorremmo vedere” negli altri attorno a noi (Gandhi). Ripensiamo la nostra professione per poter restituire agli studenti attorno a noi uno strumento di comprensione di sé e della realtà e perciò per poter incidere con più profondità nel contesto sociale in cui saranno inseriti.

In un articolo comparso in questa Newsletter nell’aprile 2012, Ludovico Di Iovine ben ricostruisce la storia della disciplina, ambito, educazione, tematica dell’Educazione alla Cittadinanza.
E’ però l’orizzonte delle Competenze chiave di Lisbona (Raccomandazione del 18/12/2006) che dà un quadro di senso all’Educazione alla Cittadinanza attraverso la definizione comune e condivisa delle ben note Competenze Chiave: imparare ad imparare; competenze sociali e civiche; spirito di iniziativa e imprenditorialità; consapevolezza ed espressione culturale.
Se le competenze “sono la comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e attitudini personali, sociali e/o metodologiche in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale”, sempre descritte anche in termini di responsabilità e autonomia, se possiamo inoltre considerarle i “fattori che costituiscono il nucleo fondante di una persona che abbia raggiunto una sua reale e produttiva identità” (Raccomandazione di Lisbona del 18/12/2006), allora lavorare per competenze ci permette di considerare l’educazione alla Cittadinanza un area privilegiata per l’acquisizione delle stesse.

Noi di Scintille.it consideriamo l’Educazione alla Cittadinanza un’area trasversale che deve trovare la propria identità e il proprio spazio in ciascuna disciplina, perché la cittadinanza si occupa della costruzione della “Persona alunno”, cittadino del proprio territorio e del mondo, in una prospettiva etica.

Se guardiamo ai paesi europei ci sono tre posizioni riguardo alla collocazione dell’educazione alla Cittadinanza:

“Dall’osservazione dei paesi europei si rileva che esistono tre sistemi principali per promuovere la partecipazione dei giovani ad attività legate alla cittadinanza al di fuori dell’ambito scolastico.
Il primo, riscontrabile in circa un terzo dei paesi europei, promuove la partecipazione degli studenti alla comunità locale di appartenenza e alla società attraverso documenti come i curricoli nazionali e altre raccomandazioni e regolamenti.
Il secondo, seguito dalla maggior parte dei paesi europei, si concentra sul sostegno alle scuole offrendo ad alunni e studenti la possibilità di acquisire le competenze relative alla cittadinanza al di fuori dell’ambito scolastico attraverso una serie di programmi e progetti per lavorare con la comunità locale, scoprire e fare esperienza di partecipazione democratica all’interno della società e affrontare problemi di attualità.
Esistono, infine, strutture politiche, soprattutto a livello secondario, intese ad offrire agli studenti un forum di discussione per dare voce alle loro opinioni sulle questioni che li riguardano.” (Studio Eurydice (Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura: EACEA P9 Eurydice e Sostegno alle politiche, 2009)

I motivi del considerare l’Educazione alla Cittadinanza un’area trasversale che deve trovare la propria identità e il proprio spazio in ciascuna disciplina sono fondamentalmente tre:

  1. la motivazione dello studente e dell’insegnante;
  2. l’attualizzazione della propria disciplina ovvero rinnovo la mia disciplina nel “qui ed ora” temporale;
  3. la contestualizzazione della propria disciplina ovvero uso la mia disciplina a servizio del “dove sto” spaziale che innesca tutti quei collegamenti fonte di sviluppo tra la conoscenza in sé e i bisogni di una rete territoriale.

La motivazione dell’alunno e dell’insegnante: due elementi complementari?

La motivazione, l’entusiasmo, la perseveranza, la capacità propulsiva, il coraggio, la tenacia sono argomenti scottanti in campo educativo. Comprendere come ottenere l’attenzione degli alunni e come coinvolgerli in compiti complessi è un desiderio di tutti gli insegnanti.
Nel 2013 il Ministero dell’Educazione americano ha pubblicato una interessante relazione dal titolo Promuovere la grinta, la tenacia e la perseveranza: fattori critici per il successo nel XXI secolo (Shechtman et al., 2013) nel quale si sottolinea come sia fondamentale per gli insegnanti indirizzare questa serie di abilità non-cognitive perché sono essenziali per mantenere lo sforzo e raggiungere obiettivi a lungo termine, persistere di fronte alla serie di sfide che si potranno incontrare nel percorso scolastico e nella vita.
Gregory G. e Kaufeldt M. (2015) sostengono che la didattica e il successo degli studenti potrebbero essere migliorati se le strategie che gli insegnanti usano fossero compatibili con le conoscenze su come funziona il cervello naturalmente.
Tra queste ricordiamo l’importanza di:
1. progettare l’ambiente di apprendimento;
2. usare e programmare il tempo dell’apprendimento;
3. integrare nell’apprendimento il gioco e la gioia;
4. dare opportunità di esperienze all’aperto e condotte attraverso l’esperienza;
5. collaborare e usare le interazioni sociali;
6. compiere costanti collegamenti alle domande significative che connettono al senso profondo della materia;
7. comprendere le culture, gli interessi e le esperienze primarie dei propri studenti.

Panksepp (2012) sostiene inoltre che il protagonismo sia un processo emozionale primario ereditato e sia la chiave della sopravvivenza, dell’apprendimento e della capacità di stabilire connessioni.
La ricerca sulla partecipazione attiva, e specialmente il suo ruolo nel rilascio di dopamina, conferma molti aspetti importanti per la didattica:

  1. gli effetti dello stress cronico e della povertà hanno una grande influenza sulla motivazione dello studente e quindi sulla sua capacità di riuscita;
  2. le opportunità di giocare con l’apprendimento e socializzare in un ambiente sicuro promuovono la motivazione dello studente;
  3. la perseveranza e a fronteggiare le difficoltà sono abilità che possono essere insegnate;
  4. progetti di vita reale e soluzione di problemi autentici richiedono creatività, immaginazione, e abilità comunicative.

Allora l’Educazione alla Cittadinanza quando permette di sostenere prove di vita reale, quando trasforma gli studenti in cittadini attivi, quando dà spazio al protagonismo dello studente sarà un campo privilegiato per coltivare la motivazione dello studente.
Sarebbe interessante poi svolgere della ricerca sulla correlazione tra motivazione dello studente e motivazione professionale dell’insegnante legata agli studi sul burn out, ma questo sarà oggetto di un altro articolo.

Educazione alla Cittadinanza come strumento di attualizzazione e contestualizzazione della disciplina

Altri buoni motivi per intendere l’Educazione alla Cittadinanza un’area trasversale che deve trovare la propria identità e il proprio spazio in ciascuna disciplina riguardano la possibilità di attualizzare e contestualizzare il sapere.
In certo qual modo si tratta di rispondere a domande come “Perché conoscere la letteratura può essere utile o interessante o uno strumento per “aver-salva-la-vita” oggi?”; “A cosa serve la grammatica?”; “Che me ne faccio nella vita di principi e teoremi matematici?” e continuando di questo passo potremmo affrontare il senso di tutte le discipline. Ed è passando attraverso il senso che l’attualità e l’oggi illuminano le nostre materie.
E’ così che possiamo scoprire cosa ci dice di stimolante un filosofo o un artista dell’antichità come monito e apprendimento anche per le sfide del mondo dopo le Torri gemelle o dopo l’attentato di Parigi del novembre 2015.
Lo stesso vale per la lettura dei bisogni del territorio, per l’uso della mia disciplina a servizio del “dove sto” spaziale che innesca tutti quei collegamenti fonte di sviluppo della mia rete territoriale.
Riflettere per esempio sul modelli di sviluppo economico del Veneto( regione dalla quale provengo) ci permette di mettere in pratica principi matematici, di adoperare schemi di analisi del territorio e delle sue risorse economiche, di utilizzare dati storici per la lettura delle sfide già affrontate, ma al tempo stesso ci concede di empatizzare con le famiglie in crisi, di dare prospettiva alle insicurezze di alcune nuclei familiari e di far sentire la scuola come una comunità dove tutti imparano per tutti.
“È attraverso la continua negoziazione dei significati, il confronto, la cooperazione che le conoscenze apprese prendono forma, si arricchiscono, si approfondiscono e acquistano significato; è attraverso il continuo riferimento alla realtà e la loro applicazione a problemi inerenti il mondo reale che lo studente può comprendere a pieno quanto la propria conoscenza può aver valore nella sua vita. Perché questo accada l’ambiente in cui l’apprendimento avviene è fondamentale. Per apprendere lo studente si deve sentire abbastanza sicuro di poter rischiare di osare oltre ciò che sa, e potersi aprire ai compagni per potersi conoscere, poter condividere, poter cooperare. Tale sicurezza deriva dalla creazione di un ambiente in cui si percepisce che ci si prende cura e ci si assume delle responsabilità, vi è una comunità.” (Napoletano F. )

Con questa ottica vorremmo ripensare la scuola, in questo anno che si annuncia, come luogo dove per dirla con Dewey “L’istruzione non è la preparazione alla vita, l’istruzione è la vita stessa.”

BIBLIOGRAFIA
Cimò E. (a cura di) (2012). L’Educazione alla Cittadinanza in Europa, I Quaderni di Eurydice n. 28 – INDIRE Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Direzione Generale per gli Affari Internazionali,
Gregory G. – Kaufedt M. (2015). The motivated brain, Alexandria, ASCD
Panksepp J. – Biven L. (2012). The archaelogy of mind: Neuroevolutionary origins of human emotions, New York , Norton
Siegel, D. J. (2001). La Mente Relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Wald, P. J. & M. S. Castleberry (2010). Insegnanti che apprendono. Costruire comunità professionale che apprende. Roma: LAS.

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