L’autovalutazione dell’insegnante come fattore di crescita e di cambiamento

La frase di Albert Einstein, nella sezione “Parole per essere ispirati” di Novembre 2015, è per ricordarci che ci muoviamo all’interno dell’ambito, complesso e spesso difficile, della valutazione; dove, oggi più che mai, muoversi con cautela e rispetto è sempre più indispensabile.
A scuola diverse sono le modalità previste in questo ambito: si va da quella più diffusa, l’ etero-valutazione1 , che è prerogativa esclusiva dell’insegnante, alle diverse modalità di co-valutazione, che introducono una dimensione sociale coinvolgendo il soggetto valutato ed i compagni, fino all’esperienza di auto-valutazione individuale e di gruppo.
Con l’auto-valutazione chi impara emerge in primo piano, assumendo un ruolo centrale nel processo valutativo e divenendone soggetto attivo e consapevole.

Auto-valutarsi infatti significa compiere un’operazione squisitamente metacognitiva che prevede il prendere distanza dal proprio io, oggettivare la propria esperienza, guardarla come “altro da sé”. Prendere coscienza del proprio processo di apprendimento, dei suoi punti di forza e di debolezza per progettare il cambiamento. In particolare il soggetto che si auto-valuta deve: saper accettare il giudizio sull’agito separandolo dal giudizio sulla propria persona, saper relativizzare una prestazione isolandola da altre dello stesso o di altro tipo, accettare il giudizio sul proprio grado di competenza assumendone consapevolmente la concezione dinamica, la sola che consente il miglioramento.
Naturalmente ciò può avvenire soltanto all’interno di uno scenario cognitivo in cui chi apprende è attore e costruttore della propria conoscenza, e l’autovalutazione non è allora che una delle diverse fasi o delle attività metacognitive all’interno di un approccio più generale articolato e complesso.
Se si parla poi di autovalutazione dell’insegnante, si entra in un territorio per così dire “minato” o perlomeno rischioso, per le valenze istituzionali che oggi questo richiama. Il timore diffuso è infatti che si valuti l’insegnante e non l’azione dell’ insegnamento, che non si assuma quella logica formativa che impieghi la valutazione come strumento per la progettualità e potente risorsa per il cambiamento, ma si vada piuttosto in una direzione meramente giudicante e discriminante.
L’autovalutazione degli insegnanti dovrebbe invece servire soprattutto per incoraggiareli ad analizzare i propri loro metodi e le loro pratiche didattiche al fine di osservarli e descriverli diventandone consapevoli, valutarli e migliorarli con un’ovvia ricaduta positiva sull’apprendimento degli allievi, ma anche sul benessere e sull’autostima degli insegnanti stessi.
D’altro canto l’esperienza a cui si fa riferimento in questo articolo dimostra che l’autovalutazione può essere un’avventura formativa entusiasmante se si situa all’interno di un percorso di formazione e crescita collettive in cui il gruppo diventa catalizzatore di apprendimenti, occasione di supporto e crescita comune in un’ottica di trasformazione, di crescita professionale continua. Forse non a caso questo succede alla Scuola dell’Infanzia dove la valutazione assume sempre un carattere squisitamente formativo e non riveste la funzione giudicante che caratterizza spesso gli altri ordini di scuola. Ed altresì si situa all’interno di uno scenario di apprendimento cooperativo che ha coinvolto per due anni alunni ed insegnanti , per i le quali la formazione e la supervisione si sono svolte attraverso strutture ed attività collaborative, prevedendo anche uno specifico percorso di costruzione delle necessarie competenze sociali.
Il metodo cooperativo prevede sempre la fase di revisione del lavoro svolto che può essere realizzata in diversi momenti e modalità ed assume un carattere di primo piano all’interno del percorso. Si tratta di un momento finale e/o in itinere, di analisi dei processi e dei risultati del lavoro in piccolo gruppo; a chi apprende è chiesto di riflettere sulla qualità del risultato ottenuto, sull’efficacia dei processi attivati, sulla qualità delle relazioni all’interno del gruppo, sui miglioramenti possibili.
L’aspetto rilevante della fase di revisione è la richiesta al singolo e al gruppo di descrivere quali azioni sono state di aiuto e quali di ostacolo, quali atteggiamenti sono stati efficaci quali lo sono stati meno, per il raggiungimento degli obiettivi previsti .
Individualmente la fase di revisione può sollecitare il singolo a considerare i propri processi di apprendimento per renderli maggiormente efficaci; è per questo motivo che questa fase dell’apprendimento cooperativo viene accostata alla pratiche metacognitive connesse all’imparare ad imparare. E siccome le insegnanti stavano giustappunto per l’appunto “imparando” un approccio nuovo al processo di insegnamento-apprendimento che si svolgeva nelle loro sezioni, è sembrato per così dire naturale riflettere sulle proprie azioni di insegnamento come aspetto non ininfluente del processo, sulla propria competenza che andava maturando.

A questo proposito è stato scelto lo strumento della rubrica di valutazione per la sua struttura aperta e flessibile, che consente la descrizione degli aspetti di competenza che si vogliono analizzare.
Lo sfondo pedagogico dell’utilizzo delle rubriche si propone di verificare quanto si è deliberatamente progettato di insegnare e di migliorare, non solo misurare: questa è anche l’essenza della valutazione educativa autentica.
La rubrica poi è un evento dinamico e perciò può esser rivista ed aggiornata sia attraverso la riflessione personale che con l’apporto degli altri insegnanti coinvolti, affinandosi e modificandosi con il variare delle necessità del lavoro in classe, nonché con l’expertise di livello superiore raggiunto a.
A differenza di altre modalità di valutazione poi, la rubrica orienta la prestazione, guida e dirige il lavoro, permette una costante riflessione e revisione del processo.
Auto-valutare è un’operazione che prende avvio dalla pianificazione, cioè dalle scelte operate prima della prestazione; continua poi nel monitoraggio che si attua durante la prestazione e che consente gli aggiustamenti necessari; e prosegue ancora dopo la prestazione, quando occorre decidere come procedere e come programmare i passi successivi.
Il gruppo delle insegnanti ha quindi progettato e messo a punto con la formatrice lo strumento valutativo e ne ha sperimentato l’uso in diverse occasioni con modalità di autovalutazione e co-valutazione; ha riflettuto sugli esiti all’interno del gruppo di lavoro per stabilire nuovi obiettivi e correggere gli errori commessi ma anche per sentirsi orgogliosi e soddisfatti dei risultati raggiunti.
Non si trattava infatti di un adempimento formale o di una operazione conclusiva, o con scopi sanzionatori, ma di un’azione da svolgersi nel tempo, strettamente legata a momenti di riflessione sull’organizzazione, sulle relazioni , sulla conduzione delle attività, per strutturare ambienti di apprendimento organici, stimolanti e significativi e per elaborare un progetto di insegnamento concreto, documentabile e verificabile.
Accanto alle griglie di osservazione e alle rubriche di valutazione previste per gli alunni, la rubrica di autovalutazione dell’insegnante integra e completa un percorso di valutazione efficace e coerente divenendo il motore per un cambiamento autentico e permanente, costruito “dal basso”, l’unico che può veramente rendere migliore la scuola.

Note

1. Le diverse riforme susseguitesi hanno negli anni richiesto alle scuole di utilizzare modelli, parametri e simboli molto diversi tra loro; attualmente convivono in modo abbastanza schizofrenico procedure valutative quali il voto numerico, il giudizio, la descrizione e la certificazione delle competenze.

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