L’orientamento a scuola: criticità, modelli, percorsi innovativi

Premessa.

Le recenti Linee Guida Nazionali per l’orientamento permanente (Nota MIUR del 19.02.2014) hanno ridato impulso a questa area formativa, anche con riferimento alla dimensione europea(strategie di Lisbona 2010 ed Europa/ET 2020), sviluppando una molteplicità di riflessioni e di indicazioni operative, mirate a migliorare le pratiche in uso nella scuola.

Le due categorie di orientamento proposte nelle Linee Guida:

  • l’orientamento formativo o didattica orientativa/orientante;
  • l’attività di accompagnamento e di consulenza orientativa, a sostegno della progettualità individuale,

discendono da tre scenari che vengono individuati

  1. nel cambiamento dell’economia e del mondo del lavoro;
  2. nel cambiamento del concetto di orientamento, da rapportare ad esigenze sociali e familiari in continua evoluzione;
  3. nel conseguente mutamento del modo di orientare i giovani da parte della scuola.

I concetti di lifelong learning, lifewide learning, lifelong guidance, career guidance, career management skills, diventano i nuovi parametri di riferimento per affrontare la problematica orientativa. Realizzare questo complesso percorso, significa attrezzarsi con nuove figure di sistema – es. il tutor dell’orientamento-, con strumenti diversi – es. l’ e-portfolio– e con appropriati modelli didattici – laboratori,stage, alternanza.

Rispetto a tali input non sempre le scuole rispondono con aggiornati percorsi metodologico- didattici, attardandosi invece in routinarie formule “informative” (presentazione delle scuole e/o degli sbocchi occupazionali) e in consigli orientativi connessi con l’eccellenza in questa o quella disciplina (“in matematica riesci bene, puoi andare al Liceo Scientifico“).

La complessità della materia richiede inoltre una preparazione specifica per i docenti e una programmazione mirata.

Il presente contributo intende perciò:

  • riassumere gli approcci teorici che, negli ultimi anni, la letteratura scientifica ha messo a disposizione di studiosi ed operatori;
  • argomentare su alcuni profili di competenza,necessari a coloro che di questa “disciplina” si occupano;
  • proporre un originale e recente approccio all’orientamento, conosciuto, nell’ambito della ricerca, con il nome di “life designing”.

Gli approcci teorici

Tra i numerosi modelli, sostanzialmente ancorati al matching paradigm (far combaciare attitudini ed interessi del soggetto con l’offerta di percorsi scolastici o professionali), ne selezioniamo tre, che ci sembra possano ben rappresentare le traiettorie evolutive di questo ambito formativo:

  1. il modello dell’adattamento persona-ambiente (Holland 1992, Davis 1996, Brown 2003), secondo il quale le scelte professionali dell’individuo sono l’espressione dei suoi interessi, dei suoi valori, dei suoi tratti di personalità. Le persone che, sulla base del proprio profilo – realistico, artistico, sociale- individuato in fase di analisi orientativa, riescono ad individuare un contesto lavorativo pertinente, maturano buoni livelli di soddisfazione;
  2. gli approcci centrati sulla scelta e sullo sviluppo professionale (Lent 1996, Peterson 1996, Nota e Soresi 2000), per cui alcuni studiosi ritengono che processi decisionali (con relativi processi cognitivi) e contesti si influenzano a vicenda, sostenuti anche dalle credenze di efficacia possedute dai singoli individui, credenze comunque soggette a sviluppo e trasformazioni, altri studiosi annotano come, di fronte alle difficoltà di scelta scolastica e/o professionale fonti di ansia, disistima, depressione, occorre incrementare le abilità di problem solving, le capacità di pianificazione delle scelte, i processi di locus of control “interni;
  3. la teoria della costruzione della carriera (Richardson 1993,Savickas 2005) che declina il concetto di “progetto di vita”, da costruire promuovendo dimensioni quali l’autodeterminazione, la capacità decisionale, le abilità sociali, la propensione verso il futuro e l’ottimismo sperimentato, in una costante interazione con la realtà, professionale e non, di riferimento.

I profili di competenza degli “orientatori”

E’ irrealistico pensare all’applicazione degli esiti della ricerca scientifica nella scuola, in assenza di operatori formati. Si possono pure, nel classico “pedagogese ministeriale”, modulare messaggi sul valore orientante delle discipline, sulla trasversalità dei processi orientativi, ma non si può prescindere dalla conoscenze dei costrutti teorici e delle metodologie, fondanti l’orientamento come “disciplina”.

Per questo è necessario rivisitare la formazione iniziale in tale ambito (materie specifiche di studio nei Corsi di laurea, Master, Corsi di perfezionamento…) e potenziare la formazione in servizio, con adeguate iniziative di aggiornamento, validate e certificate anche i fini dello sviluppo della carriera.

In parallelo occorre definire profili di competenze per i professionisti dell’orientamento, operanti a scuola e non, quali ad es. come afferma Soresi (2011):

  • lavorare in équipe;
  • condurre un colloquio o un gruppo di orientamento;
  • fissare gli obiettivi e programmare percorsi di orientamento;
  • affrontare le difficoltà decisionali, le basse credenze di efficacia, gli inadeguati livelli di autostima;
  • raccogliere e classificare informazioni scolastico-professionali;
  • elaborare strumenti dedicati (questionari, interviste, focus group…);
  • saper usare sussidi didattici in commercio;
  • stimolare l’autovalutazione;
  • predisporre coerenti “biografie” orientative degli studenti
  • sapersi relazionare con le famiglie;
  • saper interagire con il territorio;
  • valutare l’efficacia dei programmi realizzati. E infine curare la documentazione personale (riviste,saggi,video…) e quella collegiale (Biblioteca di Istituto, Archivio dei materiali didattici,Scaffale delle buone pratiche..).

Il “Life designing”

Nella società del XXI secolo sempre più si stanno affermando i paradigmi della flessibilità, dell’occupabilità, dell’apprendimento permanente, del rientro in formazione, collegati all’esigenza di attrezzarsi culturalmente per frequenti transizioni scuola-lavoro e lavoro-lavoro. In questa nuova dimensione, l’orientamento riformula la sua mission nella direzione di aiutare le persone a fronteggiare le sfide di un mondo in costante trasformazione. Necessaria quindi una rivisitazione degli obiettivi dell’azione orientativa, che gestisca il passaggio dalle vecchie alle nuove categorie formative (Savickas, Nota, Soresi et alii, 2010):

  • dall’enfasi sui profili costanti di personalità (“l’uomo giusto al posto giusto”), alla valorizzazione del soggetto in un contesto continuamente variabile;
  • dall’insistenza su univoche scelte scolastiche e/o professionali, all’adozione di strategie di tipo olistico, centrate sul problem solving e caratterizzate da un expertise polivalente;
  • da input orientativi associati a misure oggettive e lineari, a percorsi dalla cifra biografica e narrativa, per una dinamica ri-costruzione dei propri progetti di vita.

Il modello che meglio interpreta tale diversa visione dell’orientamento sposa le teorie del “life designing” (Savickas, 2005 e Gruppo di ricerca internazionale, 2009) e assume come linee guida

  • il potenziamento delle abilità sociali, delle abilità di coping e di resilienza;
  • l’incremento delle capacità di auto progettualità, ridefinizione della propria identità personale professionale;
  • la capacità di prevedere il futuro, anche con esiti di speranza ed ottimismo, in contesti mutevoli;
  • l’investimento del proprio potenziale nelle cinque C – concern, control, curiosity, confidence e commitment- , cioè nelle aspettative per il futuro, nel senso del controllo, nella curiosità, nella fiducia,nell’impegno.

A tale modello sono connessi, nella realtà italiana, due programmi operativi “1.2.3…futuro” per la Scuola secondaria di 1° grado e “ProSpera“, per la Scuola secondaria di 2° grado. Programmi che sviluppano, on line, l’analisi degli interessi e delle credenze di efficacia, la capacità di problem solving, i processi di autoefficacia, le abilità sociali, la capacità di gestire l’attività di studio… e che restituiscono allo studente un profilo finale con i propri punti di forza, affinché egli possa definire obiettivi formativi e lavorativi personalizzati.

A titolo dimostrativo si fornisce il piano delle tre sessioni di lavoro rivolto agli alunni della Scuola Media e si propone anche una scheda operativa.

*Prima sessione (2 ore) : video 1 – prova di comprensione del video – scheda di autopresentazione – questionario di interessi personali – questionario sui valori professionali *Seconda sessione (2 ore) : video 2 – prova di comprensione del video –questionario sul prestigio professionale –questionario sull’atteggiamento verso la scuola e lo studio –questionario per riflettere sul proprio futuro- relazione di orientamento, prima parte

*Terza sessione (2 ore): video 3 – prova di comprensione del video –scheda per la definizione dei propri obiettivi professionali – scheda per associare obiettivi e professioni –relazione di orientamento, seconda parte-

A conclusione si può argomentare che questi programmi considerano l’orientamento non come attività isolata e contingente, ma come un processo continuo e consapevole, di apprendimento lungo tutto l’arco della vita (lifelong learning). Processo,che, nell’ottica della flessibilità, dell’adattabilità e della progettazione, sostenga il soggetto nella scelta del proprio percorso scolastico – formativo o professionale e lo aiuti a costruire progetti per il futuro e ad imparare a definire obiettivi e competenze, spendibili nella complessa società odierna.

Scheda operativa (vedi Note Biblio)

                                                        Prestigio professionale

Le attività che le persone possono fare sono tante e diverse. Ora, senza pensare a ciò che potresti fare in futuro, indica quanto consideri di prestigio (quanto ammiri, consideri importante e meritevole di particolare rispetto) le persone che le svolgono.

Tieni presente che :                                                                                             

1= consideri quell’attività non prestigiosa

2= consideri quell’attività poco prestigiosa

3=consideri quell’attività abbastanza prestigiosa

4= consideri quell’attività prestigiosa

5=  consideri quell’attività molto prestigiosa                                                                                                    

Quanto consideri prestigioso ?

1

2

3

4

5

1.Costruire oggetti

2.capire come funzionano le cose

3.dipingere quadri

4.parlare con gli amici

5.vendere cose agli altri

6.avere a che fare con i numeri

7.piantare chiodi,avvitare,svitare e fare cose simili

8. smontare e rimontare cose, attrezzi o macchinari

9…………………………

Note bibliografiche (saggi in italiano)

1. Bagnara S. (2010), Lavoro e sistemi formativi nella società della conoscenza, FGA Working paper, n. 3.

2.Soresi S. (2012), L’ orientamento a scuola: problemi, approcci, strumenti, in n. 1-2-3.

3. Savickas M.L., Nota, L., Rossier J, et alii( (2010), Life design: un paradigma per la costruzione della vita professionale nel XXI sec., in , vol. 11/1, pagg.3/18. 4.Soresi S.,Nota L.(2013),1,2,3…Futuro! + ProSpera ,Hogrefe ed.,FI , www.hogrefe.it , al link “Orientamento e counseling”

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