LA SCUOLA COME COMUNITÀ CHE SI PRENDE CURA

Alla luce dell’attuale periodo di crisi economica che sta investendo tutti i paesi occidentali è importante ripensare la scuola come ambiente in cui gli studenti possano da una parte sviluppare le competenze necessarie per affrontare le sfide sociali, lavorative, personali della vita fuori dalla scuola e dall’altra soddisfare i bisogni di appartenenza, sfida, accudimento e riconoscimento del proprio valore. La relazione è alla base dello sviluppo umano, fin dai primi anni di vita, il sentirsi accudito promuove un senso di sicurezza che permette ad ogni soggetto di levarsi dalla “base sicura” delle figure di riferimento e spingersi alla ricerca e alla scoperta del mondo che lo circonda (Siegel, 2001).

Tutto ciò, seppure fondamentale dalla nascita ai tre anni, non si ferma a tale periodo. Una volta consolidata una base sicura esterna (attaccamento sicuro), tale sicurezza viene interiorizzata e permette ad ogni essere umano di continuare a crescere e sfidarsi. Ogni volta che ci si relaziona con una nuova persona e si entra in un nuovo ambiente, ognuno di noi sperimenta la necessità di conoscere, capire se si può fidare delle persone intorno e quindi poter definire una “base sicura” per poter rischiare e crescere in tale ambiente. Oggi si parla molto spesso di costruire un ambiente di “caring” a scuola, in cui prendersi cura l’uno dell’altro, dove conoscersi, condividere, cooperare e riconoscersi come persone di cui fidarsi e quindi apprendere con più efficacia e significatività.
Le domande alle quali si cercherà di dare risposta sono: Cosa significa prendersi cura (caring)? Come costruire comunità di caring a scuola? Cosa devono fare il dirigente e i docenti perché si crei un ambiente di caring tra i colleghi e in classe?

1. COSA SIGNIFICA PRENDERSI CURA (CARING)

In generale, prendersi cura significa scegliere di ricevere il sentire dell’altro e tentare di sentire con esso, assumersi la responsabilità di stargli acconto, di cogliere quello di cui ha bisogno e mantenere la relazione fino a quando è necessario. Secondo la dott.ssa Nel Noddings, tra le principali figure nel campo della Filosofia dell’Educazione e docente al Teachers College della Columbia University, un incontro di caring presenta delle caratteristiche:
• A si prende cura di B – cioè la consapevolezza di A è caratterizzata da attenzione e spostamento emotivo;
• A agisce in accordo con tale attenzione e con empatia;
• B riconosce che A si prende cura di lui.
Il caring include la ricezione di un’altra prospettiva, poi una risposta a ciò che si è ricevuto, inteso come l’altro nella sua diversità, e infine il rimanere nel rapporto per un adeguato periodo di tempo, affinché tale rapporto si consolidi e promuova la fiducia reciproca (Smith, 2004). Dunque essere ricettivi, rispondere, e rimanere nella relazione, sembrano essere le azioni chiavi di chi si prende cura, che si ripetono nel tempo e in tutte le relazioni che si instaurano, promuovendo in altri il senso del caring e mettendoli in condizione di diventare a loro volta persone che si

prendono cura. Prendersi cura l’uno dell’altro (caring), richiede tempo, richiede conoscenza giorno per giorno, riconoscimento che si è degni di fiducia e ci si può fidare, e quindi si può rischiare ad aprirsi, appoggiarsi agli altri ed essere di sostegno. Tutto ciò è alla base della costruzione di una comunità.

2. CREARE UN AMBIENTE DI CARING A SCUOLA

Nel suo libro sul caring nelle scuole (1992), la Noddings afferma che le relazioni di caring influenzano la crescita sana della persona, supportano un clima di classe positivo, concorrono allo sviluppo di un curriculum integrato tra aspetti disciplinari e aspetti emotivo-sociali, e migliorano l’organizzazione scolastica. La caratteristica sulla quale punta la Noddings è la continuità nella cura. Ella descrive diverse forme di continuità che sono importanti: continuità dello scopo, continuità del luogo, continuità di persone e continuità nel curriculum. Dunque per creare una comunità di caring non basta essere disponibili alla relazione e avviarla, ma è fondamentale mantenere la continuità e la coerenza in tale relazione. Lei sostiene che le scuole dovrebbero diventare ambienti in cui insegnare agli studenti a prendersi cura del mondo che li circonda.
Gli elementi chiave da considerare sono dunque:
• L’ambiente scolastico, fisico e relazionale, e la sua organizzazione.
• La comunità professionale di docenti e dirigente.
• Il curriculum e le modalità di insegnamento.

2.1. L’ambiente scolastico e le sue “C”

La scuola, come luogo fisico, dovrebbe essere allestita così da dare l’idea di un ambiente accogliente, pulito, ben illuminato, con cartelloni, foto e tutto ciò che possa mostrare l’identità della scuola e la sua Cultura. La Cultura scolastica include tutte le condizioni, le aspettative, le convinzioni e i comportamenti prevalenti in una scuola e sviluppati nel tempo.

Essa riflette i valori e le attitudini dei suoi membri e la natura delle relazioni in quell’ambiente. I valori sono tanto più significativi, quanto più sono condivisi. Perché una cultura diventi tale sono necessari molti anni e alcuni passi (Alberta Education, 2005) identificati con le C della scuola.
Una continua Comunicazione e Condivisione di idee tra i membri, di buone pratiche, di fallimenti, di successi. Solo una piena e continua condivisione può portare ad una vera Collaborazione fra tutte le parti per riuscire a costruire insieme il progetto comune della scuola. È necessaria inoltre una costante Coerenza educativa, tra i valori, la visione e la missione condivise e il modo in cui si opera, ma anche tra quello che si dice e quello che si fa; per poter giungere, infine a costruire insieme, giorno per giorno la propria Cultura di scuola.
Costruire la cultura scolastica è fondamentale perché i membri possano sentire un’identità, di appartenere ad una comunità e quindi di potersi assumere delle responsabilità e collaborare al miglioramento di essa.

2.2. Cosa può fare l’insegnante con i propri colleghi e in classe

Molti studiosi parlano di comunità professionale che apprende come l’insieme di insegnanti e amministratori della scuola che cercano e condividono il sapere e poi agiscono sulla base di esso allo scopo di realizzare il livello di apprendimento migliore per tutti gli studenti. Perché tale comunità sia capace di prendersi cura sono necessari alcuni accorgimenti.
La figura del dirigente è fondamentale perché è attraverso le sue convinzioni, il suo entusiasmo e i suoi stimoli che può aiutare gli insegnanti ad andare verso la costruzione della comunità di caring.
Sono necessari programmi di sviluppo professionale che siano coerenti con la visione e la missione che la comunità scolastica si è prefissata e che siano caratterizzati da momenti di scambio, condivisione e collaborazione tra i docenti per poter avviare già tra di loro relazioni di caring. Ogni singolo insegnante deve mettere in campo le sue capacità relazionali (abilità comunicative, gestione positiva del conflitto, capacità di leadership, empatia) e migliorarle nel tempo, perché la condivisione, la collaborazione e il sostegno tra colleghi sia effettivo e proficuo.
È importante anche il tempo. Programmare un tempo strutturato per permettere agli insegnanti di lavorare insieme, valutare l’apprendimento, progettare buone pratiche, è necessario per migliorare continuamente i risultati degli studenti e le relazioni di cura. Per quest’ultimo scopo molti studiosi ritengono che sia importante dedicare anche del tempo informale ad incontri conviviali, volti alla conoscenza reciproca e al rafforzamento della comunità professionale. Esempi di tali incontri possono essere, cene di fine anno, gite, festeggiamenti di compleanni e così via.
Per promuovere relazioni di caring in classe e dimostrare di essere persona che si prende cura, l’insegnante può mettere in atto almeno quattro modalità di insegnamento, suggerite dalla Noddings:

Modellamento. Dimostrare caring nelle relazioni con gli studenti e con i colleghi;
Dialogo. Promuovere colloqui che incoraggino l’apertura di sé e rafforzino i rapporti, aiutando a mantenere relazioni di caring;
Attività pratiche. Mettere gli studenti in condizione di fare esperienze di caring quanto più è possibile con attività cooperative che promuovano l’aiuto reciproco, lo scambio comunicativo, il rispetto, la collaborazione;
Routine di gestione. Strutturare tempi e situazioni ripetute nel tempo per sviluppare negli studenti il senso di continuità e sicurezza;
Rafforzamento. Saper usare le abilità relazionali per incoraggiare e rafforzare gli atteggiamenti di cura degli studenti.
Anche l’insegnante, se vuole essere persona di caring ha bisogno di avere dei modelli dai quali attingere le loro modalità, le loro strategie, i loro atteggiamenti di cura. Il modellamento è fondamentale. Ripescare dalla memoria il modo in cui una nonna, un’insegnante, la mamma si prendevano cura, può aiutare a riconoscere e far proprie quelle modalità. La ricerca sulle comunità scolastiche che promuovono relazioni di caring suggerisce che ci sono chiari benefici per gli insegnanti:
• ridotto isolamento;
• incremento dell’impegno alla missione e agli obiettivi della scuola;
• condivisa responsabilità per lo sviluppo e il successo degli studenti;
• migliore comprensione del contenuto che si insegna e dei ruoli che si giocano nell’aiutare gli studenti a riconoscere le aspettative;
• vantaggi significativi nell’adattare l’insegnamento alle esigenze degli studenti;
• più soddisfazione e morale alto;
• più bassa percentuale di assenteismo. (Alberta, 2005, p. 159)
I benefici per gli studenti includono:
• decremento dell’isolamento;
• più basse percentuali di assenteismo;
• apprendimento e pensiero critico migliorati;
• più grandi vantaggi accademici;
• ridotti divari di successo tra gli studenti per differenze di background.

3. CONCLUSIONI

Prendersi cura di qualcuno richiede volontà, empatia, impegno, coerenza e continuità. Le scuole che promuovono relazioni di caring tra i loro membri, diventano il luogo ideale in cui gli studenti possono sperimentare una base sicura, la certezza di essere accuditi, di far parte di una comunità e quindi una maggiore sicurezza e voglia di rischiare, sfidarsi, aprirsi agli altri, crescere, formare integralmente la propria personalità e nello stesso tempo, dove imparare a diventare persone che si prendono cura. Negli ultimi tempi le ricerche riportano percentuali molto alte di burn out tra gli insegnanti, segno di livelli eccessivi di stress la cui causa principale sembra essere la percezione di isolamento e di poco supporto da parte di colleghi e istituzioni. Gli insegnanti che superano il livello di soglia dello stress, che si sentono soli, che sentono di non potersi fidare di e confidare con nessuno, che non si sentono parte, non possono essere buoni modelli di caring e di sicuro non sono inseriti in comunità che si prendono cura. Dunque, sembra necessario che le scuole ripensino alla loro struttura. Gli insegnanti ridefiniscano il loro ruolo come singoli professionisti, esprimendo al meglio il proprio entusiasmo e la propria passione per poterle trasferire nella relazione con gli studenti. Ma si riconoscano anche come parte di una comunità professionale, in cui dare il proprio contributo, sentirsi supportati dai colleghi e motivati a migliorare la propria azione educativa alla luce delle nuove ricerche e delle nuove prospettive. Tutto ciò attraverso lo sviluppo di una visione condivisa, di una missione chiara e sentita da tutti, attraverso la definizione di obiettivi coerenti con la visione e la missione e che vadano a delineare percorsi di apprendimento di qualità mediante cui gli studenti possano realizzarsi come persone di valore.

BIBLIOGRAFIA
Alberta Education. (2005). The Heart of the Matter: character and citizenship education in Alberta schools. Alberta, Canada: Alberta Education.
Dermody, J. (2003). Developing the Caring Classroom. Classroom Leadership, 6(7).
Noddings, N. (1992). The Challenge to Care in Schools. New York: Teachers College Press.
Shaps, E. (2003) Creating Caring School. In Educational Leadership, 60 (6).
Siegel, D. J. (2001). La Mente Relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Wald, P. J. & M. S. Castleberry (2010). Insegnanti che apprendono. Costruire comunità professionale che apprende. Roma: LAS.

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