Odense Iasce 2015: studiosi del cooperative learning a rapporto

Si è svolta ad Odense, in Danimarca, dal 1 al 3 ottobre 2015 la Conferenza Internazionale dello IASCE (International Association for the Study of Cooperation in Education) dal titolo “Cooperative learning: affrontare le sfide del 21° secolo.”

Scintille.it non poteva mancare all’incontro con la comunità mondiale del Cooperative Learning. Eccone un resoconto per tutta la comunità nazionale di Scintille.

LA CONFERENZA

Pur sapendo che è davvero difficile restituire l’atmosfera magica di quelle giornate, ci sembra importante condividere in estrema sintesi i contenuti dei workshop e dei paper cui abbiamo assistito personalmente.
Abbiamo vissuto giornate intense condividendo spazi, pensieri, emozioni, canzoni, risate, e qualche lacrima con oltre 200 persone provenienti da 29 Paesi di tutti i continenti (Europa, Nord e Sud America, Africa, Asia, Medio oriente, Nuova Zelanda).
La conferenza mirava ad:

  • approfondire la comprensione di come il Cooperative Learning possa essere implementato nei diversi contesti culturali per sostenere l’apprendimento
  • esplorare il suo ruolo come pedagogia per il 21° secolo
  • esaminare la natura della cooperazione nello sviluppo di una cittadinanza responsabile.

E’ stata organizzata attorno a 6 filoni:
1: Esperienze in classe ed Educazione degli Insegnanti

Un focus sull’implementazione pratica del CL in diversi contesti educativi e sullo sviluppo professionale dell’insegnante a tutti i livelli.
Nell’ambito di questo filone Daniela Pavan ed io abbiamo presentato un paper “La danza dell’esistere“, un’esperienza condotta in una scuola secondaria di primo grado per fronteggiare il dolore del lutto all’interno della comunità scolastica utilizzando le risorse umane del mondo del volontariato ed il veicolo del cooperative learning come strumento di sostegno sociale.

2: Inclusione Sociale nell’Apprendimento

Un focus sul ruolo del CL nel sostenere l’insegnamento e l’apprendimento per l’inclusione e per lo sviluppo dell’integrazione sociale e dell’equità nelle scuole e nelle comunità.

3: Leadership Cooperativa e Sviluppo della Scuola

Un focus sull’uso di strategie cooperative in contesti scolastici istituzionali ampi, anche nell’ambito di programmi regionali o nazionali. Sottolinea l’impatto delle applicazioni innovative del CL sulle politiche per la gestione e lo sviluppo dell’educazione.
Nell’ambito di questo filone Daniela Pavan ed io, Claudia Matini, abbiamo proposto alcune riflessioni sul modello di formazione per insegnanti implementato negli ultimi 15 anni da Scintille.it con il paper “Un modello italiano di formazione insegnanti” cui abbiamo già accennato in un articolo sul sito.

4: Creatività, Innovazione e Problem Solving

Un focus sulle intersezioni tra creatività, innovazione, e problem solving con la cooperazione.

5: Information, Communication, and Information Literacy

Un focus sulla moderna realtà della tecnologia e sul suo impatto sulla comunicazione, la disponibilità dell’informazione e l’accresciuto bisogno di alfabetizzazione informatica.

6: Cittadinanza Responsabile

Un focus sulle conoscenze, competenze, valori necessari per facilitare un impegno attivo a livello locale e globale e uno spostamento dal consumismo individuale verso la responsabilità reciproca e la sostenibilità.

 

Cosa hanno detto?

La conferenza è stata aperta da Lynda Baloche, Co-presidente IASCE; Professore Emerito della West Chester University USA, con un intervento dal titolo evocativo: “Cooperazione 2.0: Audace Sinergia”, in cui ha proposto alcune piste di riflessione per rispondere al quesito “Dove andiamo da qui?”, sottolineando il ruolo della cooperazione nel nuovo millennio nel sostenere la creazione di un futuro sostenibile e responsabile; cooperazione centrata sui concetti di
• connessione come elemento fisico, mentale e sociale che promuove scambi significativi,
• innovazione e creatività che nella interazione trovano forza,
• coraggio ed audacia nel portare avanti passioni e progetti.

Anche David and Roger Johnson hanno approfondito il tema della cooperazione sostenendone l’ “immortalità”. Nell’intervento “Perché il Cooperative Learning non morirà mai?” hanno evidenziato il successo dell’apprendimento cooperativo in rapporto ad altri metodi “innovativi” che hanno attraversato la storia dell’educazione senzaradicarsi tra le esperienze significative per gli insegnanti.
Il Cooperative Learning non morirà per 4 importanti motivi:

  1. si basa su un’idea molto antica, la cooperazione, con una storia illustre
  2. ha una base di ricerca molto solida
  3. è operazionalizzata in una pratica per la classe e la scuola
  4. è basato su di un ciclo teoria-ricerca-pratica continua.

Tra battute umoristiche, grande complicità tra fratelli e una competenza inarrestabile, i Johnson ci hanno fatto sperimentare in più momenti il potere semplice e profondo delle strutture cooperative e confermato come questa metodologia sia imprescindibile elemento della pratica didattica per tutti i gradi di scuola.

Lo IASCE ha consegnato loro, assieme a Morton Deusch lo IASCE Lifetime Achievement Award, un riconoscimento al loro eccezionale contributo alla comprensione delle basi di funzionamento del gruppo cooperativo efficace, della risoluzione di conflitti, della controversia costruttiva, dell’educazione alla pace e della giustizia distributiva.

Cosa ci hanno fatto fare?

Abbiamo partecipato a molti workshop, che possiamo descrivere solo brevemente di seguito, rimandando ad altre Newsletter ed articoli la descrizione dettagliata delle strutture cooperative che abbiamo sperimentato.

Il contributo “Workshop efficaci e progettazione di presentazioni: una cassetta degli attrezzi cooperativa” di Lalita Agashe, Don Plumb, and Yael Sharan (India, Canada, and Israele) è stato un momento importante per sperimentare come usare il CL nella progettazione della lezione. Il CL è un modo molto efficace di rendere presentazioni e lezioni frontali più coinvolgenti e motivanti, con la creazione di un ambiente interattivo.

Nel workshop “Strutture attive per un insegnamento efficace”, Donald Plumb (Canada) ha proposto molte strutture di Spencer Kagan per energizzare gli studenti, coinvolgerli in un apprendimento attivo, renderli responsabili individualmente e favorire una maggiore efficacia dell’insegnante. Tra le strutture sperimentate: “Gesso e parole”, “Alzarsi-Sedersi”, “Teste numerate” per formare i gruppi, “Giro di tavolo a tempo”, “Teste numerate insieme”, “Rallyrobin”, “Instant Star”, “Stella in viaggio”, “Penne giù”, “Quiz quiz, scambio“, “Saggio e scriba”.
A puntate verranno riproposte anche a voi che ci leggete.

Nel workshop “Può il Cooperative Learning essere riprodotto ovunque nello stesso modo?” Yael Sharan (Israele) ha favorito una riflessione, naturalmente in piccolo gruppi cooperative, sui fraintendimenti e gli ostacoli che incontra l’applicazione del Cooperative learning e dei suoi principi (interdipendenza positiva, interazione promozionale, responsabilità individuale, riflessione e verifica, ecc).

Nel paper “Struttura e meccanismi del Problem-Based Learning (PBL)” Satoru Takahashi (Giappone) ha approfondito il legame di questa metodologia con il CL riconoscendo attraverso elementi di ricerca il ruolo positivo del lavoro di gruppo rispetto al lavoro individuale.

Particolarmente interessanti sono stati 3 paper focalizzati sull’educazione agli insegnanti e sull’importanza dei valori personali e di altre variabili personali e contestuali per la decisione di usare il CL nella pratica scolastica:

Wendy Jolliffe (UK) “Lo sviluppo di una pedagogia dell’apprendimento cooeprativo nella formazione iniziale dell’insegnante;

Dimitra Filippou and Céline Buchs (Switzerland) “Il ruolo dei valori degli insegnanti nell’intenzione di implementare l’apprendimento cooperativo”;

Hana Kasíková and Eva Vincejova (Repubblica Ceca) ” Cooperative Learning: promuovere i legami tra le strategie nell’educazione iniziale degli insegnanti ed il loro uso nella pratica scolastica”.

Ugualmente interessante il contributo di Neil Davidson (USA) su “Cooperative and Collaborative Learning: In cosa sono uguali? In cosa sono diversi?”. Attraverso un excursus nella storia di entrambi gli approcci, nella filosofia sottostante e attraverso un’analisi comparative sul ruolo dell’insegnante e le pratiche didattiche, Davidson ci ha aiutato a comprendere gli elementi distintivi e le somiglianze tra i due approcci.
Ve li descriveremo in un articolo apposito.

Nel workshop “Aumentare la Creatività in Contesti Cooperativi, di Lynda Baloche (USA), abbiamo esplorato tecniche e condizioni sociali che incoraggiano la motivazione intrinseca ed il pensiero creativo in contesti cooperativi. Usando la tecnica cooperativa “Mano cieca” ha favorito l’espressione di quelle abilità correlate alla creatività, quali la capacità di cogliere la prospettiva altrui e l’uso di un linguaggio descrittivo in un contesto di discussione e negoziazione rispetto all’obiettivo da raggiungere.

Nel paper “Una pedagogia della tenerezza e la promozione del protagonismo integrale: un approccio peruviano ed il suo potenziale per il Cooperative Learning, Christine Schmalenbach (Germania) ci ha parlato della Pedagogía de la Ternura (Pedagogia della Tenerezza), sviluppata in un contesto di conflitto interno. Essa enfatizza la rilevanza delle emozioni, della connessione, della responsabilità verso se ed altri.

Nel paper “Sviluppare abilità sociali per sostenere il successo accademico degli studenti”, Giovanna Malusà (Italia) ha riportato alcuni risultati di uno studio longitudinale di 6 anni, dal 2005 al 2011 ottenuti in una classe multiculturale in cui è stato usato il Learning Together.

Marialuisa Damini and Paolo Trubiano (Italia) hanno invece parlato delle “Concezioni degli insegnanti sulla diversità nel promuovere un’educazione interculturale attraverso il CL”, descrivendo un programma di ricerca-azione ancora in svolgimento con insegnanti di scuola secondaria.

Lalita Agashe (India), nel suo workshop “Sostenere il CL attraverso cuore, testa e mano” ha offerto l’occasione di sviluppare una prospettiva nuova sulla pratica con il CL attraverso la condivisione di esperienze tratte da diversi contesti culturali, scolastici ed organizzativi.

Rachel Lotan and Alexis Patterson (USA) hanno approfondito il tema della “Creazione di compiti adatti ai gruppi”, specificando come questi consentano agli studenti di accedere alle informazioni utili a coinvolgersi in modo produttivo, a facilitare una partecipazione senza limiti di status, e come consentano la dimostrazione di abilità intellettive multiple, nonché abilità accademiche e sociali.

Infine, nel suo “Sottoabilità: una chiave per l’implementazione di successo di strutture di CL”, Janet Reid (Danimarca) ha proposto una riflessione analitica sulle sottoabilità sociali e di comunicazione necessarie per il successo nella pratica delle strutture cooperative.

CONCLUSIONI

Tutto questo, in tre giornate intensissime, ricche di stimoli intellettuali, emotivi e all’azione collaborativa.
Siamo tornate stanche ma piene di entusiasmo, portando con noi il conforto di avere avuto un riconoscimento al lavoro fatto finora ed il desiderio di approfondire, ampliare e condividere con la nostra comunità nazionale di insegnanti, quanto finora appreso e le possibilità di sviluppo.

Ogni tanto fa proprio piacere avere la conferma che il mondo di inclusione, giustizia sociale, cooperazione, che desideriamo creare attraverso il nostro lavoro sul Cooperative Learning, parzialmente esiste già. Ed è importante anche per molti altri.
Esiste una comunità internazionale di persone che come noi credono che la cooperazione sia una strategia utile per il miglioramento individuale, come anche uno stile di vita che si manifesta in singoli comportamenti il cui impatto su chi ci circonda può essere dirompente e fare davvero la differenza. Tra speranza e disperazione. Tra solitudine e vicinanza. Tra successo accademico e drop-out. Tra autostima e sfiducia in sé. Tra motivazione personale e burn-out.

Noi al Cooperative Learning crediamo sempre di più. E voi?

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