Apprendimento tra pari: il progetto “Buco nel muro” di Sugata Mitra

Apprendimento tra pariI metodi di apprendimento tra pari cercano di creare condizioni favorevoli per un’istruzione efficace e un’integrazione sociale. Cooperando si lavora per uno scopo comune e ogni individuo mette le sue risorse a disposizione degli altri.

L’apprendimento cooperativo offre un contesto socialmente attivo che permette di intessere relazioni, realizzare interazioni costruttive e produttive e offrire a tutti l’opportunità di dare il proprio contribuito; inoltre, genera un senso di appartenenza. Gli studi sperimentali di Sugata Mitra lo dimostrano.

Apprendimento, bambini e tutoraggio tra pari:l’idea di Sugata Mitra

Sugata Mitra è un pedagogista e informatico indiano presso la School of Education, Communication and Language Sciences dell’Università di Newcastle, in Inghilterra. 

Il progetto “Hole in the wall” o “Buco nel muro” ebbe inizio nel 1999 a Kalkaji, Nuova Delhi (India). L’esperimento consisteva nel costruire dei computer inseriti in dei muri con a disposizione un touchpad per poterli utilizzare, posizionandoli in luoghi pubblici e accessibili ai bambini. Sugata Mitra e altri studiosi hanno osservato come avvenisse il processo di apprendimento in un ambiente poco invasivo e come i bambini si relazionassero tra loro per auto-organizzarsi e come si insegnassero a vicenda. Durante la prima sperimentazione a Kalkaji, gli studiosi hanno osservato come in pochi giorni i bambini fossero già in grado di utilizzare un computer, navigare in internet, creare documenti e disegnare. I risultati sono stati sorprendenti, quindi decisero di ampliare il progetto anche in altre città. A Shivpuri nel 1999, è stato osservato come i ragazzi acquisissero le competenze necessarie per svolgere dei compiti o dei giochi sul computer attraverso processi di esplorazione e tutoraggio tra pari. Nel 2000 portarono il progetto a Madantusi, un villaggio nel nord dell’India, in cui non fu possibile portare la connessione internet ma accanto al computer vennero lasciati diversi CD con giochi. I bambini sono stati in grado di insegnarsi a vicenda e, nell’esplorare i giochi del computer, hanno appreso più di 200 parole in inglese dimostrando di saperle utilizzare correttamente all’interno di una frase. Nel 2001 vennero allestiti sei chioschi con i cinque computer per postazione a Madangir. È stato evidenziato che più di 500 bambini hanno utilizzato i computer con regolarità, prendendo confidenza e familiarità con le principali funzioni di Windows e navigando in internet. Le sperimentazioni sono continuate per anni in diverse parti dell’India, hanno raggiunto 26 località e circa 40.000 bambini, con più di 100 computer.

Il tutoraggio tra pari funziona

Da queste ricerche è emerso che i bambini tra i 6 e i 13/14 anni riuscissero ad apprendere autonomamente e con il supporto dei pari le funzioni del computer e il loro utilizzo, indipendentemente dal loro livello scolastico, dalla lingua, dall’etnia o luogo d’origine, dal genere, dal livello sociale o economico e dal livello cognitivo. L’apprendimento collaborativo è un processo di acquisizione volontaria, infatti non è imposto e i bambini lo accettano più facilmente. Inoltre, i gruppi di bambini possono auto-organizzare e autoregolare il proprio apprendimento condividendo con il gruppo le risorse acquisite.

Cosa influenza la qualità dell’apprendimento e dell’educazione

Sugata Mitra, in una conferenza a Ginevra nel 2007, ha proposto quattro frasi chiave che racchiudono l’idea che si trova alla base del suo progetto: 

  1. La lontananza influisce sulla qualità dell’educazione: la lontananza è intesa sia come lontananza dal centro abitato, che come periferia della città (spesso è circondata da aree più povere, quindi, aree socialmente ed economicamente separate dal resto della città). Oppure è lontananza anche la motivazione degli insegnanti, i quali entrano in classe sognando di essere in un’altra scuola e influenzano negativamente i loro insegnamenti. Quindi, che cosa accade all’istruzione in questi contesti?
  2. Le tecnologie per l’istruzione dovrebbero essere introdotte dapprima nelle aree remote e successivamente nelle altre. Nei centri urbani gli studenti raggiungono già l’80% del loro potenziale; quindi, le tecnologie educative vengono viste come poco performanti e un costo eccessivo per la scuola. Ma se si applicano in scuole di periferia gli studenti accresceranno il loro potenziale, permettendo un cambio di atteggiamento verso tali strumenti. 
  3. I valori si acquisiscono, le dottrine e i dogmi sono imposti. Alcuni aspetti dell’istruzione primaria possono essere auto-appresi, quindi l’istruzione non dovrebbe essere imposta dall’alto, ma può diventare un sistema auto-organizzante, in cui i bambini ottengono comunque dei risultati in termini di apprendimento. Ma a questo punto sorge una domanda: la tecnologia può limitare o alterare l’acquisizione di valori?
  4. L’apprendimento è un sistema auto-organizzato: Sugata Mitra propone e mostra un modo alternativo di fare scuola. Grazie al progetto ha osservato come i bambini possano auto-istruirsi e auto-organizzarsi per imparare, senza farsi frenare nemmeno dall’utilizzo di una lingua diversa. In questo modo i ragazzi hanno dimostrato di essere in grado di auto-apprendere in un ambiente connesso e di poterlo fare in gruppo, senza l’intervento di adulti.

Mitra propone una visione positiva per l’educazione alle tecnologie: la tecnologia e la pedagogia digitale diventano così poco invasive, permettono una connessione e un’auto-organizzazione tra i pari. Gli insegnanti dovrebbero non solo prendere in prestito la tecnologia, ma farla propria usandola per creare legami, diffondere valori e connettere ogni persona all’apprendimento. 

Sugata Mitra ci insegna come, anche in ambienti di apprendimento difficili, sia possibile generare conoscenza, educazione, collaborazione e diffusione di valori importanti per la crescita dei bambini di tutto il mondo. 

Bibliografia e sitografia

Cossù C., Lonigro M., Maiorana F. (2023). Le STEM nella Rete Scientix Italia. Riflessioni sulle STEM nella didattica, pubblicato online 

https://www.researchgate.net

Mitra, S. (2003). Minimally invasive education: A progress report on the” hole-in-the-wall” experiments. British journal of educational technology34(3), 367-371.

Mitra, S., & Judge, P. (2004). The hole in the wall. Dataquest India.

Mitra, S. Sugata Mitra racconta come i bambini si insegnino a vicenda. TED, febbraio 2007. Video, 20:38. https://www.ted.com/talks/sugata_mitra_kids_can_teach_themselves?language=it

Sharan Y., Sharan S. (1992). Gli alunni fanno ricerca. L’apprendimento in gruppi cooperativi. Trento: Erickson.


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