Educazione civica e gestione dei conflitti: sogno o realtà?

Quello che vorrei proporvi per questo inizio di settembre, vista la recente pubblicazione della legge sull’Educazione Civica, è la rielaborazione di un relativamente datato (2006) testo di Morton Deutsch, un autore cardine per la Psicologia Sociale proprio per la sua riflessione (1949a, 1949b, 1973, 1985) – la riflessione di una vita – sulle condizioni che favoriscono la soluzione dei conflitti e sulle strategie che permettono di gestire un conflitto.

A me – insegnante, formatrice, psicoterapeuta, madre -, a noi di Scintille.it, che ci occupiamo di costruzione di contesti cooperativi da 18 anni, sembra che riproporre le parole di questo studioso sia particolarmente necessario, particolarmente urgente, particolarmente improrogabile oggi, in un contesto in cui reciprocità e nonviolenza sono valori sempre più in filigrana.
A me, a noi sembra che per insegnare l’Educazione Civica oggi ci voglia, al tempo stesso, rispetto delle regole che assieme ci siamo dati, ma anche costruzione di un contesto di accoglienza ed equità.
L’articolo è liberamente tratto dal contributo di Deutsch, Coleman e Marcus nel volume “Handbook of Conflict Resolution” (2006).

COOPERAZIONE E COMPETIZIONE

La Teoria della Cooperazione e della Competizione è basata su due aspetti fondamentali:

• Il considerare il tipo di interdipendenza che si sviluppa in un determinato contesto;
• Il tipo di azioni intraprese dai soggetti coinvolti.

Deutsch considera due tipi di interdipendenza: positiva e negativa. La prima è quella che rende gli individui che fanno parte di un gruppo legati l’uno all’altro per il successo reciproco, la seconda è quella che li connette per la distruzione reciproca come nel detto “Mors tua, vita mea”. Poche situazioni sono puramente positive e negative. Nella maggior parte delle situazioni gli obiettivi sono mescolati a tal punto che possiamo parlare di un mix di interdipendenza positiva e negativa assieme. Ma come declinare l’interdipendenza positiva?

Ci sono svariati modi ad esempio:

• raggiungendo un obiettivo comune (i. di compito);
• condividendo materiali (i. di risorse);
• essendo membri della stessa squadra e avendo una identità in comune ( i. di identità );
• essendo capaci di produrre un risultato, dividendosi i ruoli ( i. di ruolo);
• essendo ispirati da personalità o orientamenti culturali comuni ( i. di fine).

Anche le azioni sono di due tipi: efficaci, che migliorano le possibilità dei protagonisti di ottenere i loro obiettivi, e pasticciate, che peggiorano le occasioni dei protagonisti di ottenere i loro scopi.

Combinando queste due dimensioni (interdipendenza positiva/negativa e azioni efficaci/pasticciate) posso ipotizzare di mettere in evidenza tre processi fondamentali per arrivare a gestire un conflitto:

• La sostituibilità ovvero fare in modo che le azioni di una persona possano soddisfare le intenzioni di un’altra persona. Se riesco a rendere il processo di lavoro suddiviso in porzioni distribuite tra i membri attribuendo “ruoli di responsabilità”, sarà più facile evitare i conflitti. Il principio di sostituibilità permette di fidarsi che gli altri soddisfino i propri bisogni
• La disponibilità ovvero la presenza di atteggiamenti positivi verso l’altro, la predisposizione a rispondere alle azioni degli altri favorevolmente, uno per l’altro e non uno contro l’altro.
• L’adattabilità ed elasticità ovvero la prontezza di accettare l’influenza degli altri nelle proprie azioni, nell’essere disponibili a fare ciò che gli altri desiderano, se ciò non lede i propri principi morali.

La cooperazione, in tutto ciò, è determinante nella soluzione costruttiva del conflitto perché permette di giocare:

• una comunicazione efficace;
• espressioni di amicizia, aiuto nelle discussioni;
• coordinazione degli sforzi, divisione del lavoro, orientamento al compito, turno nella discussione
• sentimenti di condivisione alle idee degli altri ed un senso di somiglianza nei valori e nelle convinzioni
• volontà di esaltare il potere di tutti i membri del gruppo
• la definizione del conflitto di interessi come un problema reciproco che può essere risolto solo attraverso gli sforzi cooperativi.

Esistono una competizione costruttiva e distruttiva collocate lungo un continuum; anche la competizione costruttiva aiuta la gestione del conflitto ma “i processi e gli effetti caratteristici suscitati da un certo tipo di relazioni sociali tendono a suscitare relazioni sociali dello stesso tipo” e questo ci può far riflettere su cosa possa essere prioritario attivare nelle nostre classi nei confronti di studenti oppositivi, demotivati o sfrontati.

IMPLICAZIONI DELLA TEORIA

L’importanza dell’Orientamento Cooperativo
La prima implicazione è che un orientamento cooperativo o vincente-vincente facilita enormemente la risoluzione costruttiva, mentre un orientamento vincente-perdente lo accende. È più facile mantenere un approccio vincente-vincente se vi è supporto sociale come amici, colleghi vicini, o una comunità di apprendimento reale.

Capacità di vedere da un altro punto di vista = ristrutturazione
Al cuore della soluzione positiva di un conflitto vi è la capacità di ristrutturare il conflitto come un problema comune da risolvere attraverso gli sforzi comuni.
La ristrutturazione aiuta a sviluppare un orientamento cooperativo. Il trucco consiste nel pensare che il problema è un problema comune.

Le regole della cooperazione
Naturalmente le parti in causa sono più disponibili a trasformare il loro conflitto in un problema comune, se i partecipanti si attengono a delle norme di comportamenti cooperativi anche durante il conflitto e sviluppano delle abilità per facilitare una cooperazione efficace.

Alcune di queste norme possono essere:
• Poni le discordie nella prospettiva di trovare in esse il terreno comune e gli interessi comuni;
• Quando c’è un disaccordo, fai notare gli obiettivi e trasforma gli attacchi personali;
• Quando c’è una divergenza, cerca di comprendere il punto di vista dell’altro dalla sua prospettiva; cerca di sentire ciò che ti piacerebbe se tu fossi dall’altra parte;
• Costruisci sulle idee dell’altro, consapevole pienamente del loro valore;
• Enfatizza il positivo e limita/controlla le espressioni dei tuoi sentimenti negativi;
• Prenditi la responsabilità delle conseguenze dolorose – involontarie o volute- di ciò che fai o dici; cercare di annullare il danno, di accettare apertamente le responsabilità e di scusarti sinceramente per esso;
• Se qualcuno ti ferisce, sviluppa la volontà di perdonarlo se l’altro accetta la responsabilità di ciò che ha fatto: cerca la riconciliazione piuttosto che nutrire desiderio di vendetta o risentimento;
• Sii attento ai bisogni legittimi degli altri;
• Rinforza gli altri, quando contribuiscono efficacemente ad uno sforzo cooperativo: sollecita l’espressione della visione altrui, ascolta con senso di responsabilità, condividi le informazioni, ed aiuta in ogni caso gli altri ad essere partecipanti attivi ed efficaci nella soluzione del problema;
• Sii onesto. Essere disonesto attenta alla fiducia ed è ovviamente una violazione delle norme cooperative;
• Durante il conflitto rimani una persona etica – cioè una persona che è attenta e giusta – e considera l’altro come una persona che ha diritto di ricevere attenzione e giustizia.

E’ saggio poi ricordare che sia tu che l’altro avete dei “punti caldi”che se vengono premuti, evocano forti emozioni (ansia, rabbia, paura, tristezza, furore, senso di abbandono) . In quei casi è importante conoscerli e prendersi del tempo anche di distanza reciproca.

VALORI E ATTITUDINI NECESSARIE PER FAVORIRE LA RISOLUZIONE COSTRUTTIVA DEL CONFLITTO

Ci sono poi dei valori che è necessario coltivare per risolvere il conflitto. Essi sono:

• Reciprocità
• Uguaglianza e parità di diritti
• Comunità di condivisione
• Permettersi di sbagliare
• Nonviolenza

Reciprocità:
È il valore coinvolto nella massima “Fa’ agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. In un conflitto ad es. ciascuna parte dovrebbe trattare l’altra con la stessa correttezza ed equità che si aspetta per sé; nella situazione di minima evitando un conflitto distruttivo e più positivamente promuovendo la gestione costruttiva delle relazioni.

Uguaglianza e parità di diritti:
È necessario considerare tutti gli esseri umani, alunni compresi, come aventi diritto di ricevere un trattamento giusto e rispettoso, che tenga in considerazione i bisogni e la libertà di pensiero di ciascuno.

Comunità di apprendimento:
Implica il mutuo riconoscimento e la continua azione di costruzione per arrivare a far parte di una comunità più vasta – dentro e fuori la Scuola che collega la Scuola con il Territorio – che sostiene ciascun insegnante, studente o genitore attraverso i suoi valori e le sue norme.

Fallibilità ovvero possibilità di sbagliare:
Presuppone il darsi la possibilità di sbagliare nella relazione: questo infatti permette di non essere persone impeccabili, di comprendere meglio l’errore altrui perché anche a noi capita di sbagliare e quindi di giudicare meno l’altro.

Nonviolenza:
Presume di coltivare dentro di sé questo valore: ciò implica il non utilizzo di tattiche coercitive (come l’umiliazione) per ottenere la condivisione o il consenso.

Ho poco da aggiungere a queste parole di riflessione: noi le abbiamo offerte per meditare percorsi nuovi che ci permettano di radicarci nella Cultura civica e di cittadinanza che la cooperazione ha intrapreso da anni e che l’educazione Civica richiede oggi.

BIBLIOGRAFIA

Deutsch M. – Coleman P. – Marcus E. (2006). Handbook of Conflict Resolution, JOSSEY – BASS
Deutsch M. “An Experimental Study of the Effects of Cooperation and Competition upon Group Processes” in Human Relazions, 1949a, n.2, pp. 199 – 231
Deutsch M. “A Theory of Cooperation and Competition” in Human Relations, 1949b, n.2, pp. 129 – 151
Deutsch M. The Resolution of Conflict: Constructive and Destructive Processes New Haven, Conn.: YALE UNIVERSITY PRESS
Di Chio C. – Novara D. (2013). Litigare con metodo. Gestire i litigi dei bambini a scuola, Erickson
Jefferys-Duden K. (2001). Mediatori efficaci, La Meridiana
Johnson D.W. – Johnson R.T. (1989). Cooperation and Competition, EDINA Minn. Interaction
Novara D. (2015). Litigare fa bene. Insegnare ai propri figli a gestire i conflitti, per crescerli più sicuri e felici, BUR

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