Educare alla democrazia e alla partecipazione per l’inclusione: crisi della democrazia nel mondo?

Viviamo un periodo storico piuttosto fosco per la democrazia.
I regimi autoritari nel mondo sono sempre più presenti e sprezzanti nei confronti dei principi democratici e del rispetto dei diritti umani.
Due grandi potenze planetarie come Cina e Russia, oltre ad agire internamente con metodi palesemente non democratici e repressivi, agiscono in politica estera con intenti espansionistici, facendo temere per la possibilità di mantenere sistemi democratici nei paesi vicini.
Negli Stati Uniti un presidente che perde le elezioni tenta di riappropriarsi del potere provocando un attacco armato al parlamento della più potente democrazia del mondo e questi eventi non determinano una perdita di consenso nei suoi confronti, come ci si potrebbe aspettare in un contesto culturale democratico.
Anche quando sono governati da “democratici” gli Stati Uniti non aiutano a diffondere valori democratici, esperibili solo in condizioni di pace:

  • In Ucraina nel 2014 gli eventi avrebbero potuto prendere una direzione molto diversa, se affrontati con uno spirito di conciliazione e comprensione, invece di spingere verso l’escalation che ha portato all’attuale disastro;

  • in Afghanistan, dopo 20 anni di occupazione il risultato è stato l’abbandono della popolazione ai talebani;

  • in Medio Oriente vediamo il conflitto tra israeliani e palestinesi svolgersi da più di 70 anni;

  • in Siria i curdi, con le loro esperienze di democrazia partecipata e di pari opportunità tra uomini e donne, sono stati usati per combattere l’ISIS e poi abbandonati alla pulizia etnica dei turchi.

A volte anche nei paesi dove si svolgono regolari elezioni, come in Turchia o in Brasile, i vincitori sono personaggi che agiscono in modo tale da impedire l’esercizio della libertà di stampa e cancellano la separazione dei poteri, cancellando così di fatto la democrazia, che non consiste solo nell’esercizio del diritto di voto.
Anche in Europa abbiamo paesi dove la democrazia non è più garantita e in molti casi forze che prospettano scelte autoritarie e mettono in secondo piano i diritti umani raccolgono molti consensi. Inoltre, assistiamo ad una tendenza alla disaffezione al voto, pensiamo alle ultime elezioni in Italia e in Francia, che induce a riflettere su quale potrebbe essere il futuro dei sistemi politici occidentali se il 70% dei cittadini non dovesse più ritenere importante esprimere la propria scelta alle elezioni.

Norberto Bobbio e la fragilità della democrazia

Vorremmo avere ancora tra noi Norberto Bobbio, con la sua lucidità di pensiero e con le sue raccomandazioni, espresse in tempi non sospetti, relative all’importanza di tutelare la democrazia in quanto entità fragile e incompiuta.

Partendo da una “definizione minima di democrazia, secondo cui per regime democratico s’intende primariamente un insieme di regole di procedura per la formazione di decisioni collettive, in cui è prevista e facilitata la partecipazione più ampia possibile degli interessati” (Bobbio, 2013, p. 12) il noto filosofo indicava alcune criticità, così sintetizzate da Gianfranco Pasquino (2019):

  1. “la sovranità degli individui espropriata dal pluralismo dei corpi e dei gruppi intermedi;

  2. la rappresentanza politica schiacciata dalla rappresentanza degli interessi;

  3. la non eliminazione delle oligarchie;

  4. la mancata democratizzazione di molte strutture (burocrazia e forze armate, ma anche le scuole e le fabbriche);

  5. la sconfitta della trasparenza a fronte del potere invisibile, degli arcana imperii;

  6. l’incompiuta crescita culturale del cittadino democratico.”

Il ruolo della scuola per la democrazia

Di questi punti due coinvolgono direttamente la scuola: 1) la mancata democratizzazione di molte strutture, tra cui la scuola; 2) l’incompiuta crescita culturale del cittadino democratico.

  1. La prima è palese quando osserviamo i dati italiani sulla dispersione scolastica e la loro correlazione con il retroterra socioculturale di chi non riesce a proseguire gli studi o li conclude senza aver acquisito le competenze fondamentali (INVALSI open, 2020). Risulta evidente che l’istruzione continua ad essere di difficile accesso se non si proviene da una famiglia con un buon livello di scolarizzazione.

  2. La seconda, probabilmente anche conseguenza della prima, è particolarmente evidente quando osserviamo l’effetto delle false notizie e l’incapacità di molti cittadini di selezionare le fonti di informazione, comprendere realmente ciò che leggono o ascoltano e distinguere tra notizie false e notizie almeno verosimili, per poter formarsi delle opinioni e compiere scelte consapevoli (Lonergan, Triani, 2014) davvero coerenti con i propri interessi e con il bene comune.

Un ulteriore elemento è infatti proprio la capacità di comprendere che concepire solo l’interesse individuale o del proprio clan non è così conveniente.
Considerarsi membri di una comunità, caratterizzata da un buon clima relazionale che produce condizioni di interdipendenza positiva, oltre ad essere eticamente più auspicabile, porta anche risultati migliori, sia per il gruppo che per i singoli individui ad esso appartenenti.
Questa concezione può essere costruita a scuola, ma le spiegazioni sull’importanza del rispetto dei luoghi pubblici, dell’ambiente e dei diritti umani, sono condizione necessaria, ma non sufficiente. Occorre costruire contesti in cui cooperazione e solidarietà sono praticati quotidianamente, rendendo evidente il piacere del vivere in una situazione di aiuto reciproco, piuttosto che in un tessuto di relazioni competitive e prevaricanti. Una situazione in cui non si pensa solo a se stessi, ma ci si prende cura anche degli altri e si considera la bellezza degli ambienti naturali e di quelli creati dagli esseri umani, un bene comune da tutelare.
L’educazione civica deve essere vissuta, altrimenti un cumulo di conoscenze, spesso dimenticate, non genera comportamenti conseguenti. Occorre aggiungere abilità e atteggiamenti affinché si sviluppino competenze sociali adeguate a condurre una vita basata su relazioni pacifiche e democratiche.

Cosa fare a scuola per la democrazia

A questo punto risulta evidente la necessità di ricorrere a metodologie didattiche attive, partecipative e cooperative, per attivare quella dimensione sociale dell’apprendimento tanto evidenziata da Vygotskij e presente in tutte le sue opere.
Se vogliamo insegnare cosa sono le istituzioni democratiche e le elezioni per scegliere i rappresentanti che le costituiscono, possiamo certamente spiegarlo e leggere parti di un libro, ma potrebbe essere molto utile rendere protagonisti gli studenti facendo loro vivere esperienze di effettiva rappresentanza.
Se molti cittadini non vanno a votare e se nelle scuole, ancor di più, le percentuali di votanti sono vergognosamente basse, probabilmente questo succede perché non si sentono rappresentati da coloro che possono incontrare solo durante le campagne elettorali e che, per il resto del tempo, agiscono senza preoccuparsi di mantenere un dialogo aperto con gli elettori.
Allora possiamo provare a proporre alle classi delle modalità cooperative di costruzione delle istanze che gli eletti devono rappresentare, tali da garantire la partecipazione di tutti.
Teniamo presente che, sebbene le elezioni dei rappresentanti siano ufficialmente previste solo nella scuola secondaria di secondo grado, esistono molte esperienze di elezione di rappresentanti anche nella scuola secondaria di primo grado e nella scuola primaria, in cui gli eletti partecipano ai consigli di classe, fanno riunioni con il dirigente scolastico e in alcuni casi formano il Consiglio Comunale o di Circoscrizione dei ragazzi.

Usare la tavola rotonda
Dopo l’elezione dei rappresentanti degli studenti possiamo proporre un Round Table con una domanda del tipo: “Cosa desiderate che i vostri rappresentanti vadano a dire in Consiglio di Classe?”
Nel Round Table, struttura proposta da Spencer Kagan (2007), ogni persona scrive una risposta su un foglio che viene piegato e passato al compagno a fianco, che poi farà altrettanto, fino al completamento del giro. Al termine del giro il gruppo (in genere composto da quattro componenti) elabora una risposta comune a partire dalle risposte individuali.
In questo modo si garantisce la partecipazione di tutti, non influenzata dalle opinioni degli altri, seguita da una successiva interazione che invece, proprio nel confronto, può realizzare un valore aggiunto.
I rappresentanti possono a questo punto raccogliere le istanze emerse dai gruppi e produrre un documento comune che dopo essere stato approvato dall’intera classe costituisce ciò che i rappresentanti andranno a dire nella riunione alla quale parteciperanno.
Nei giorni successivi alla riunione relazioneranno alla classe per fornire un riscontro in merito alla discussione emersa a partire dalle loro istanze.

Favorire discussioni costruttive

Oggi va piuttosto di moda il Debate come modalità didattica rivolta ad insegnare le capacità di argomentazione e discussione.
Nell’ambito dell’apprendimento cooperativo le possibilità di esercitare il confronto tra idee sono molteplici, come ad esempio la controversia dei Johnson.
È tuttavia di fondamentale importanza l’insegnamento delle abilità sociali necessarie per condurre la discussione nel rispetto reciproco. Sotto questo punto di vista può essere di grande aiuto attingere alle tante attività proposte da Mario Comoglio (1998), il quale analizza le diverse caratteristiche delle condizioni necessarie affinché il lavoro in gruppo si possa svolgere serenamente ed efficacemente.
Importante è anche il contributo di Daniele Novara e Luigi Regoliosi (2007). Mi capita spesso di utilizzare una delle loro proposte in termini di strumenti operativi: “la versione reciproca nei litigi”. Questa procedura permette di aprire degli spazi di ascolto reciproco, che quando si litiga spesso vengono cancellati: si propone ai due litiganti di spiegare a turno le proprie opinioni, aspettando in silenzio che l’altro abbia terminato; in una seconda fase l’insegnante aiuta ad affrontare i punti critici; quindi, si aiutano i contendenti ad individuare una narrazione comune; infine, passando dall’espressione delle richieste reciproche, si cerca di giungere ad un accordo.
Nel Round Table suggerito nel paragrafo precedente, così come in ogni altra strutturazione del lavoro a gruppi cooperative, è importante che la fase in cui le idee emerse dai membri del gruppo vengono condivise, sia caratterizzata dalla capacità di essere assertivi e non aggressivi né sottomessi.
Fondamentale è aiutare a raggiungere la capacità di considerare persone diverse e idee diverse non come una minaccia alla propria integrità e alla propria rilevanza, ma come un arricchimento. Occorre capire che il confronto tra differenti opinioni permette di imparare gli uni dagli altri, creando una sinergia produttiva di risultati superiori alla semplice somma delle parti.
Un modo di pensare di tale natura è collocabile nell’ambito di un’ottica sistemica e cooperativa. Una dinamicità concepibile in un contesto democratico, che contempla il rispetto delle diverse opinioni e che può rappresentare un vantaggio rispetto alle decisioni assunte dal singolo personaggio forte e autoritario.

Sperimentare il service learning

–Il Service Learning propone un’idea di scuola civica come luogo di incontro tra sapere formale e informale che si realizza nell’integrazione tra scuola e territorio e nella realizzazione di esperienze di apprendimento significativo con finalità di interesse sociale” (INDIRE).
Il Service Learning, oltre ad attivare percorsi di apprendimento attivi e partecipativi dentro la scuola, basati sulla didattica per competenze, propone di realizzare compiti di realtà che siano un servizio per il territorio e la comunità in cui si trova la scuola.
Anche questa modalità didattica è una forma di educazione civica pratica indirizzata a quanto si accennava sopra in merito alla necessità di imparare a prendersi cura degli altri e a non vedere sé stessi o la propria famiglia come delle monadi in competizione con il resto del mondo, ma piuttosto a vedere il mondo come la nostra patria e l’umanità come i nostri concittadini.

Conclusioni

Tutto questo è perfettibile e potrebbero esserci anche altre tecniche o modalità cooperative altrettanto efficaci, ma credo sia chiaro lo scopo: evitare che i rappresentanti rappresentino solo se stessi, educando alla partecipazione democratica, vivendo in prima persona cosa sono le elezioni e rendendo effettivo il senso della democrazia a partire da quella “definizione minima” individuata da Norberto Bobbio.
Forse così possiamo dare il nostro contributo per sviluppare questa forma di convivenza civile tanto fragile, ma che finora ha garantito in Europa e in altre parti del mondo condizioni di vita più felici rispetto a quello che succede nei regimi autoritari.
In queste proposte mi pare siano presenti forme di educazione alla democrazia, alla partecipazione, alla pace e al bene comune, presupposti indispensabili per la realizzazione di una vera inclusione, che accolga le diversità come una ricchezza, sia che si tratti di persone di altre culture o nazionalità, di diverso colore della pelle, di diversa abilità o di diverse idee.

Bibliografia

Bobbio N. (1984, 1995, 2013) Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino.
Comoglio M. (1998), Educare Insegnando. Apprendere ad applicare il Cooperative Learning, LAS, Roma.
Kagan S. (2007), L’apprendimento cooperativo: l’approccio strutturale, Ed. Lavoro, Roma.
Lonergan B. (autore), Triani P. (a cura di) (2014), La formazione della coscienza, Editrice La Scuola, Brescia.
Novara D. Regogliosi L. (2007), I bulli non sanno litigare, Carocci, Roma.
Pasquino G. (2019), Bobbio e sartori Capire e cambiare la politica, Università Bocconi Editore, Milano.
Vygotsky L. S. (1966), Pensiero e linguaggio, Giunti, Firenze
Vygotsky L. S. (1974, 2009), Storia dello sviluppo delle funzioni psichiche superiori, Giunti, Firenze.
Zagrebelsky G, Imparare la democrazia, Roma, Einaudi e Gruppo Edit. L’Espresso, 2005.

Sitografia

INDIRE Dentro/Fuori la scuola Service Learning
https://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/service-learning
INVALSI open
https://www.invalsiopen.it/cause-dispersione-scolastica/
Istruzione Emergenza educativa Ucraina
https://www.istruzione.it/emergenza-educativa-ucraina/allegati/SERVICE-LEARNING-INCLUSIONE.pdf

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