Interdipendenza sociale: costruire relazioni positive in tempi difficili

DAD, DDI, protocolli COVID… mai come nel 2020 la ripresa scolastica è incerta nei modi, nei tempi, nelle interazioni, nelle conseguenze auspicate e temute.

Le usuali riflessioni dell’insegnante per progettare l’accoglienza del suo gruppo classe all’inizio di un nuovo anno scolastico sono diventate complesse, difficilmente definibili, orientate alla gestione dei rischi dell’incontro e a prevenire i pericoli della vicinanza relazionale invece di essere focalizzate sul riavvicinamento. Sembra che quel che fino a ieri è stato una risorsa e un fondamento essenziale della vita scolastica, la RELAZIONE, ora debba essere stravolto, messo sullo sfondo, annullato.

Questo approccio comporta il prendere decisioni sulla base di una gerarchia di valori in cui la sicurezza vince sulla relazione in modo competitivo, cioè la sicurezza vince, la relazione perde. Questo per noi di Scintille.it è inaccettabile, vuol dire trascurare le infinite possibilità della creatività umana, soprattutto quando essa è orientata verso la protezione del diritto alla crescita delle nuove generazioni.

Sicurezza e relazione possono essere portate avanti assieme a scuola. Ripartiamo dalla cura dell’interdipendenza sociale positiva nel gruppo classe e nel contesto scolastico!

Cosa è l’interdipendenza sociale?

L’interdipendenza sociale è per noi umani come l’aria che respiriamo: fondamentale, ci circonda costantemente ma rimane invisibile, tanto che spesso non ci pensiamo affatto, la diamo per scontata. Eppure, prova a vivere senza aria! Pensi che potresti farcela? Credo proprio di no. L’aria è indispensabile per la vita, e ci serve assolutamente che abbia specifiche caratteristiche in termini di quantità di ossigeno, anidride carbonica e bassi livelli di sostanze altrimenti tossiche. Se l’aria è buona, noi stiamo bene, se non lo è abbastanza, cominciano i problemi. Per l’interdipendenza vale lo stesso, bisogna ricordarsene e fare in modo che sia “buona”.

L’interdipendenza sociale è la relazione che si sviluppa tra noi e gli altri, quando ci troviamo a condividere un ambiente (fisico o virtuale), laddove abbiamo degli scopi da raggiungere. Non ce ne accorgiamo sempre, ma il nostro comportamento è fortemente condizionato dal tipo di legame che si sviluppa, spesso implicitamente, tra la possibilità di ottenere i nostri scopi e la possibilità degli altri di raggiungere i loro risultati.

Le ricerche condotte negli anni ’40-‘50 da Kurt Lewin e dai suoi colleghi ci dicono che il comportamento individuale può essere cooperativo o competitivo in base alla motivazione che spinge verso lo scopo. Gli studi successivi di Morton Deutsch sui meccanismi cooperativi e competitivi nei gruppi (1949) vennero applicati al settore educativo dai Johnson, autori storici del Cooperative Learning.

L’Interdipendenza esiste quando c’è un’influenza reciproca delle azioni dei singoli, che impatta sui risultati delle persone coinvolte.

Questo capita sempre, anche nelle classi. Possiamo cominciare ad immaginare la nostra classe, composta da tanti studenti, come un “insieme dinamico per cui un cambiamento di uno dei membri o di un sottogruppo cambia e influenza lo stato degli altri”.

Di fatto, che noi lo vogliamo oppure no, quando gli studenti sono assieme c’è sempre interdipendenza tra loro. Come per l’aria che respiriamo, la sua qualità cambia ciò che succede. Come una cattiva aria ci crea problemi di respirazione, che poi causano conseguenze fisiche e mentali, il tipo di interdipendenza crea problemi di interazione, che poi determinano risultati negativi per i singoli e per l’intero gruppo.

La questione, insomma, non è SE ci sia interdipendenza sociale, ma QUALE interdipendenza sia attiva. Prendersene cura vuol dire coltivare la qualità delle relazioni, qualsiasi limite dovessimo contemplare, incluso il distanziamento fisico o la DDI.

I modi dell’interdipendenza sociale

Il tipo di interdipendenza strutturata in una situazione determina il modo in cui gli individui interagiscono tra loro e questo influenza i risultati che essi ottengono.

Ogni volta che noi progettiamo un’attività di apprendimento o relazionale, stiamo di fatto costruendo contesti di interdipendenza.Per l’insegnante o il formatore, diventa allora essenziale chiedersi come sta influenzando indirettamente il comportamento dei suoi studenti attraverso la strutturazione di uno o un altro tipo di interdipendenza sociale.

Esistono 3 modi in cui l’interdipendenza può essere strutturata in una situazione:

Interdipendenza positiva

Quando non è possibile fare interamente da soli, ma occorre invece attivarsi in collaborazione con altri per riuscire a svolgere il compito assegnato e quindi raggiungere gli scopi, allora siamo in una situazione di dipendenza reciproca positiva, cioè di interdipendenza. Questa è positiva perché esiste una correlazione positiva tra le probabilità dei singoli di avere successo: al crescere dell’impegno di uno si lega il crescere dell’impegno dell’altro. Solo assieme possono riuscirci! Secondo Spencer Kagan, uno degli autori storici del Cooperative Learning, puoi capire se hai costruito un contesto di interdipendenza positiva rispondendo alla domanda “L’aiuto tra le persone è necessario?” (Kagan, 2011). Se la risposta è sì, se per fare bene ogni studente deve collaborare, aiutare l’altro, condividere informazioni, se non può massimizzare i suoi risultati lavorando da solo, allora si sta strutturando l’interdipendenza positiva.

Interdipendenza negativa

Quando il contesto consente al singolo di lavorare individualmente potendo raggiungere i suoi scopi, e in tal modo limita la probabilità per i compagni di ottenere i loro scopi, allora abbiamo l’interdipendenza negativa. Si sviluppa la competizione con la percezione che il compagno sia una minaccia al proprio successo. Ci si concentra solo su di sé senza occuparsi degli altri, anzi si cerca un risultato benefico per sé che comporti un danno per gli altri.

Nessuna interdipendenza

Quando ognuno può lavorare per raggiungere il suo scopo individualmente, e quindi non deve attivarsi per collaborare con i compagni, allora può definirsi indipendente. Il lavoro autonomo, individuale, è caratterizzato dall’assenza di interdipendenza. Non c’è, in questo caso, alcuna correlazione tra gli scopi delle persone, e ciascuno può farcela o meno, senza dovere interagire con altre persone, dei cui risultati non bisogna preoccuparsi.

Occorre prima di tutto essere consapevole del proprio stile di insegnamento per comprendere meglio ciò che accade in classe e non spiegare le difficoltà di gestione del gruppo semplicemente attribuendo agli studenti la responsabilità dei comportamenti e delle interazioni problematiche che possiamo trovare nella quotidianità.

Tu quale tipo di interdipendenza tendi ad attivare maggiormente?

Se usi frequentemente lavori individuali in cui eviti di condividere pubblicamente gli esiti, allora decidi di non usare l’interdipendenza per stimolare relazioni tra gli studenti, lasciandole in qualche modo al caso.

Se usi molto la lezione frontale e le interazioni sequenziali, in cui cioè si può solo parlare uno per volta, se di solito dai feedback individuali in pubblico, allora preferisci l’interdipendenza negativa, quindi stimoli competizione e confronti tra gli studenti. In questa modalità, le relazioni sociali saranno orientate ad interazioni oppositive, di contrasto al successo reciproco.

Se tendi ad usare lavori di gruppo, soprattutto se cooperativo, e adotti una visione sistemica della classe, allora preferisci l’interazione positiva, che comporta un’interazione promozionale, in cui i comportamenti individuali sono di sostegno ed incoraggiamento reciproco.

3 suggerimenti per le relazioni in classe anche in tempi difficili

Come utilizzare al meglio nella pratica il concetto di interdipendenza avendo in mente l’importanza del coltivare relazioni positive tra gli studenti?

Se pensiamo alla gestione della quotidianità in classe, molti sono i vincoli da tenere a mente, primo tra tutti il distanziamento fisico (non sociale!). Ogni scuola ha il suo Protocollo Covid che va conosciuto prima e condiviso poi con famiglie e studenti.

Ecco 3 suggerimenti operativi.

  1. Trovare scopi condivisi

Diventa un modo molto concreto di fare usare a vantaggio del gruppo intero il concetto di interdipendenza positiva

  • all’interno della comunità scolastica per costruire le indispensabili alleanze di supporto alle esperienze degli studenti
  • tra docenti, per condividere percorsi, unità di apprendimento interdisciplinari, momenti di sostegno reciproco per affrontare le inevitabili difficoltà operative e le concomitanti emozioni
  • con il gruppo classe, per ripartire sentendosi gruppo e non aggregato di singoli, coltivando relazioni positive e le competenze socio-emotive indispensabili.

2. Usare tecniche cooperative

Ci sono poi molte tecniche cooperative che sono utilizzabili immediatamente, nonostante i limiti presenti. Nel rispetto del metro di distanza e anche con l’uso della mascherina, tutte le tecniche cooperative che consentono di parlarsi sono assolutamente impiegabili. Tecniche cooperative di coppia, come il PENSA, COPPIA, CONDIVIDI o ALZATI E CONDIVIDI, o tecniche di gruppo come ROUNDROBIN sono utili perché consentono di scambiare idee, pensieri, emozioni, in modo sicuro.

Se poi dovesse esserci l’esigenza di tornare, parzialmente o in toto, alla didattica a distanza prevedendo attività di didattica digitale integrata (DDI), allora la sfida del coltivare la relazione, anche attraverso la cura dell’interdipendenza positiva, dovrà passare dalla progettazione di lavori di gruppo virtuali, da interazioni simultanee online su documenti condivisi e altre strategie efficaci.

3. Lascia al centro la relazione educativa

Tralascio consapevolmente la parte tecnologica di cui ormai la maggioranza degli insegnanti si intende a sufficienza per suggerire però caldamente di ripensare l’uso della tecnologia alla luce delle finalità generali dell’istruzione scolastica, invitando a mettere al centro, prima di tutto e sempre, la relazione educativa e le relazioni tra pari, che sono indispensabile nutrimento dello spirito individuale. Anche dello stesso insegnante.

Riferirsi al cooperative learning è una strategia intelligente: tutte le tecniche cooperative sono fondate sull’interdipendenza positiva e consentono quindi di attivare quelle interazioni efficaci che favoriscono apprendimento e risultati in tutti gli studenti coinvolti.

Bibliografia
Johnson, D., & Johnson, F. (2014). Joiningtogether, Group theory and group skills. Harlow: Pearson Education Limited
Kagan, S. The “P” and “I” of PIES: PowerfulPrinciples for Success. San Clemente, CA: Kagan Publishing. Kagan Online Magazine, Fall/Winter 2011.
Kagan, S. Positive Interdependence. San Clemente, CA: Kagan Publishing. Kagan Online Magazine, Spring 1999.

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