Apprendimento permanente e confronto con l’Europa: il ruolo delle competenze linguistiche per il docente

competenze linguisticheDa alcuni anni l’apprendimento di un’altra lingua europea oltre la propria  è considerata una competenza importante per il portfolio di un docente europeo. La “Competenza Multiliguistica”, intesa come la conoscenza del vocabolario di lingue diverse dalla propria, con conseguente abilità nel comunicare sia oralmente che in forma scritta, è entrata a far parte del set delle 8 competenze chiave europee (Raccomandazione sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente del Consiglio dell’Unione europea del 2018).  Ambire a possedere (e a certificare) tale competenza da parte degli insegnanti è certamente importante per il  processo di internazionalizzazione  in essere della scuola italiana  (dalla scuola primaria fino alla secondaria, nelle sue diverse declinazioni).

GLI INDIRIZZI NORMATIVI RECENTI

Dall’analisi delle Misure più recenti del PNRR, con cui si stanno cimentando le scuole, si può osservare l’intento chiaro ed improrogabile di finanziare la formazione di competenze multilinguistiche tra studenti e docenti della scuola.

E’ certamente pensata in questa prospettiva l’Azione di potenziamento delle competenze STEM e multilinguismo  (D.M. 65/2023 all’interno dell’investimento 3.1 “Nuove competenze e nuovi linguaggi” della Missione 4 ISTRUZIONE): si  promuove “l’integrazione, all’interno dei curricula di tutti i cicli scolastici, di attività, metodologie e contenuti volti a sviluppare le competenze STEM, digitali e di innovazione”. Ebbene, tra gli obiettivi fondamentali di questa Misura è il potenziamento delle competenze multilinguistiche di studenti e docenti, nonché della lingua inglese e di altre lingue dell’Unione europea, anche mediante l’utilizzo della metodologia Content language integrated learning”. Le attività previste sono da attuarsi in seno al potenziamento dell’offerta formativa e delle attività progettuali delle istituzioni scolastiche. L’obiettivo non è imparare la lingua sic et simpliciter, bensì assimilarla attraverso metodologie innovative e come strumento di apprendimento dei contenuti.

E’ importante rimarcare, in questa sede, la peculiarità dell’intervento B previsto dalla Misura citata, ovvero la realizzazione di percorsi formativi di lingua e di metodologia di durata annuale, finalizzati al potenziamento delle competenze linguistiche dei docenti in servizio e al miglioramento delle loro competenze metodologiche di insegnamento.

Accanto alla misura che associa nel finanziamento della formazione di competenze dell’Area STEM a quelle dell’asse multilinguistico, è stato recentemente pubblicata un’altra Misura PNRR, il DM 66/2023: la linea di investimento 2.1 “Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico” della Missione 4.

Tale misura prevede  la “creazione di un sistema multidimensionale per la formazione continua dei docenti e del personale scolastico per la transizione digitale”. Seppure non  direttamente linguistica, la formazione prevista nel DM 66,  abbraccia e prevede in ogni caso modalità di formazione all’avanguardia, sperimentali e “sul campo”:tutoraggio, mentoring, coaching, supervisione, job shadowing, affiancamento all’utilizzo efficace delle tecnologie didattiche e delle metodologie didattiche innovative connesse, in contesti didattici reali o simulati all’interno di setting di apprendimento innovative;  sono ammesse a finanziamento “comunità di pratica per l’apprendimento”. E’ significativo che tratta di metodologie e approcci di gran lunga esperibili con le opportunità espresse dalla formazione per docenti in Erasmus.

LE OPPORTUNITA’ DEL PROGRAMMA ERASMUS

Il programma Erasmus, acronimo di EuRopean community Action Scheme for the Mobility of University Students, richiama , come è noto, il nome dell’umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam (1466/69-1536), che viaggiò diversi anni in tutta Europa per comprenderne le differenti culture:nasce il 15 giugno 1987 come un programma di mobilità studentesca dell’Unione europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport.

Nei suoi intenti originari è un programma che offre la possibilità a studenti universitari europeidi studiare o effettuare un tirocinio in un paese membro dell’Unione Europea per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi. Con il piano Erasmus 2014-2020 si è estesa la possibilità di svolgere esperienze in uno dei Paesi dell’UE anche a studenti e docenti di scuola secondaria e  istituti comprensivi, sia attraverso l’Accreditamento Erasmus sia attraverso progetti di mobilità di piccola scala. Le opportunità per il mondo della scuola in Erasmus+ mirano a migliorare la qualità e l’efficacia dell’istruzione, allo scopo di permettere a tutti i cittadini europei di acquisire le competenze fondamentali definite dal quadro strategico Istruzione e Formazione 2020.

Con il nuovo Programma, tutte le scuole, dal primo al secondo ciclo, possono partecipare a Erasmus+. Inoltre, come ulteriore finanziamento, in Italia è previsto uno stanziamento di 150 milioni, prelevato dai fondi del PNRR, per supportare nei prossimi tre anni il programma Erasmus, anche attraverso partenariati transnazionali tra scuole e organizzazioni.

La Commissione europea, nel bando recentemente pubblicato, ha dichiarato che il budget totale del programma 2024 sarà di 4,3 miliardi di euro, impiegati per consentire a persone e organizzazioni provenienti da paesi diversi di lavorare sulle quattro priorità chiave di Erasmus+: inclusionecittadinanza attiva e partecipazione democraticatransizione verde e transizione digitale: le mobilità Erasmus sono un’occasione per sviluppare la cittadinanza europea.

Il Programma prevede anche attività di didattica collaborativa a distanza all’interno della community europea di docenti: eTwinning.

Entrando nel dettaglio delle opportunità per i docenti:

Per chi voglia formarsi attraverso una vera e propria mobilità  attraverso il programma, è possibile:

– Partecipare ad un corso all’estero ( di lingua oppure più spesso suggerito il CLIL, si veda più avanti), quelli che vengono definiti “corsi strutturati”

In realtà esiste la possibilità anche di formarsi all’interno del proprio istituto, partecipando a cicli di incontri con docenti/esperti accolti a scuola, provenienti da uno dei Paesi europei.

Se si preferisce una modalità di formazione legata al “learning by doing”, su cui si fonda, principalmente, il processo di apprendimento della lingua straniera, ci si può candidare per:

– Svolgere attività di job Shadowing, ovvero svolgere un periodo di osservazione diretta nella sede della scuola partner

– Atttività di insegnamento, ovvero scegliere di trascorrere un periodo di tempo insegnando in uno dei Paesi Ue.

Tra le novità del nuovo programma ci sono, inoltre,  le “Teacher Academies”, una iniziativa concepita per sostenere gli insegnanti e i formatori nella loro carriera, promuovendo una cooperazione più profonda a livello di formazione iniziale e continua dei docenti. Si tratta di Partenariati di eccellenza che riuniscono istituzioni che si occupano della formazione iniziale e continua degli insegnanti.

 A questa specifica tipologia di attività possono candidarsi Istituti di formazione degli insegnanti (scuole, istituti, università che forniscono la formazione iniziale degli insegnanti e/o lo sviluppo professionale continuo) per gli insegnanti al livello ISCED 1-3, compresi gli insegnanti dell’IFP, Ministeri o enti pubblici responsabili delle politiche in materia di istruzione scolastica; organismi pubblici (locali, regionali o nazionali) e privati responsabili dello sviluppo delle politiche e dell’offerta di formazione degli insegnanti e della definizione di standard per le qualifiche degli insegnanti; associazioni di insegnanti o altri erogatori di formazione degli insegnanti e di sviluppo professionale continuo riconosciuti a livello nazionale; autorità competenti per l’istruzione e la formazione degli insegnanti e per la supervisione del loro sviluppo professionale continuo e delle loro qualifiche; Scuole che collaborano con gli erogatori di formazione degli insegnanti per permettere a questi ultimi di seguire tirocini nell’ambito della loro istruzione, altre scuole (dal livello primario all’IFP) o altre organizzazioni (es. ONG, associazioni di insegnanti) pertinenti.

Tutte le opportunità per i docenti sono, in ogni caso, ben illustrate nel sito Erasmus, il cui programma per la scuola è gestito da Agenzia Nazionale INDIRE.

LA METOLODOGIA CLIL

Tra i possibili corsi suggeriti da frequentare per i docenti non di lingua, vi sono i percorsi formativi sulla metodologia CLIL (acronimo ideato da David Marsh, per Content and Language Integrated Learning). Il CLIL è una metodologia di insegnamento che si è sviluppata in diversi Paesi europei a partire dalla metà degli anni ‘90, grazie allo sviluppo di progetti europei organizzati da varie istituzioni e Università: si tratta di una metodologia che prevede l’insegnamento di contenuti  in lingua straniera, favorendo in tal modo sia l’acquisizione di contenuti disciplinari sia l’apprendimento della lingua straniera. In realtà a livello normativo è stata recepita più tardi: nell’ambito della riorganizzazione della scuola secondaria di secondo grado, i  Regolamenti attuativi del 2010 della L. 53/2003 hanno introdotto l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in una lingua straniera nell’ultimo anno dei Licei e degli Istituti Tecnici e di due discipline non linguistiche in lingua straniera nei Licei Linguistici a partire dal terzo e quarto anno.La stessa metodologia è citata dall’art. 7 della L.107/2015 (Buona Scuola) come strumento per raggiungere gli obiettivi formativi prioritari “la valorizzazione e il potenziamento delle competenze linguistiche, Ne Piano per la Formazione dei docenti 2016-2019, nel punto 4.4 “Competenze di lingua straniera”, si evidenzia che i percorsi di metodologia CLIL sono fondamentaliper attuare pienamente quanto prescritto dai Regolamenenti del 2010. Alle scuole sono state negli anni fornite linee guida e modalità operative per introdurre in modo graduale e flessibile l’insegnamento di una DNL in lingua straniera secondo la metodologia CLIL (Nota 240 del 16 gennaio 2013 e Nota 4969 del 25 luglio 2014).

Tornando ai vantaggi di tale metodologia per il docente, formarsi con CLIL significa non solo aumentare la propria competenza linguistica in seconda lingua, ma diventare esperti in una metodologia didattica efficace, che conferisce i seguenti vantaggi: presenta un approccio dagli aspetti olistici, supera i limiti dei curricula tradizionali e favorisce l’integrazione fra competenze;  favorisce uno stile di insegnamento interattivo, offrendo a chi la pratica maggiori possibilità di partecipare verbalmente.

In sintesi, metodologie innovative come la CLIL sono un ottima sfida per il docente – cittadino europeo nel promuovere la “comprensione interculturale” e nel conseguire standard formativi qualitativamente più elevati.

CONCLUSIONI

Assunta l’importanza della competenza multilinguistica nel portfolio di un docente europeo,  sono riconosciutidue fattori-chiave per l’apprendimento delle lingue da adulti: la motivazione e la strategia di apprendimento. Circa la motivazione, per un docente essere al passo con i propri tempi (e con i propri studenti) potrebbe essere una buona motivazione di per sè; tuttavia,  la prospettiva di entrare in Erasmus viaggiando in mobilità, stringendo partenariati con scuole europee, confrontando modelli e metodologie didattiche con Erasmus, può davvero diventare uno stimolo più che motivante per conseguire detta competenza. Quanto alla strategia, è ormai certificato che il migliore apprendimento è quello “nel contesto” ossia non nella fictio dell’aula di lingue ma sul campo (professionale o ludico) in cui vogliamo usarla. Dunque, si consiglia di utilizzare tutte le metodologie “learning by doing” (si confrontino, a riguardo, le risorse del Cooperative Learning nel sito) valide anche per i docenti o  “di contesto”, come il CLIL, in cui si impara a classificare  parole nuove  in categorie o argomenti, mettendole nei “cassetti giusti”; una modalità particolarmente utile per imparare la seconda lingua è farla entrare  nel proprio vissuto quotidiano: ad esempio, creando una chat con i colleghi (per entrare anche nello specifico del lessico didattico), oppure, sempre per coltivare una prospettiva internazionale, interfacciare con piattaforme di ricerca di partner, come E -twinning, propedeutica e incardinata ad Erasmus, che consente di scambiare con colleghi europei idee, proposte o semplicemente buone pratiche, per coltivare la cittadinanza europea attiva, sempre nell’ottica del Life Long Learning.

SITOGRAFIA

BIBLIOGRAFIA

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