Cosa fare con un “insegnante difficile?”

La comunità scolastica é costituita da una parte formale visibile, norme, codici e comportamenti e da una parte informale, non visibile, rapporti interpersonali e relazioni.

Il rapporto dirigente scolastico – docente è fondamentale per la costruzione della comunità educante perché inevitabilmente andrà ad influenzare il rapporto docente-alunno, docente-docente, docente-genitore.

Poiché l’ambiente scolastico è incentrato sulla persona, tutti devono sentirsi apprezzati e connessi all’organizzazione, incoraggiati ad esprimere e condividere le proprie emozioni e solo così daranno il meglio di sé nel proprio lavoro a beneficio degli studenti, del team dei colleghi e dell’intera organizzazione.

A scuola serve empatia, ascolto attivo, si deve vivere una quotidianità produttiva in un clima sereno in cui tutti si sentano parte di un progetto comune ed è per questo che è di fondamentale importanza che il dirigente scolastico individui e “lavori” sul docente difficile, agendo sull’interazione e la comunicazione.

I docenti hanno personalità diverse e quello che possiamo definire il docente “difficile” in realtà lo è per la mancata soddisfazione del bisogno di riconoscimento, del sentirsi compreso e quindi capito.

La diminuzione del senso di appartenenza alla comunità e della motivazione al lavoro per un fine comune, ne fanno un docente schivo, poco dialogante e collaborativo, spesso severo e distaccato con i propri alunni e colleghi e pronto a “scappare “dall’aula e dagli ambienti scolastici al suono della campanella.

Il disagio del vivere la propria professione quindi si rispecchia nell’incapacità di una serena collaborazione con colleghi, studenti, genitori e dirigenza.

Spetta allora al dirigente scolastico, dimostrandosi credibile ed affidabile, essere disponibile e capace di ridurre le incomprensioni, i disagi e puntare sulle giuste leve motivazionali per guidare al “sua” comunità; deve avere la capacità di governare le proprie emozioni e i propri sentimenti e di convogliarli verso atteggiamenti positivi nei confronti del docente “ostativo”.

Quali strategie adottare? L’azione non ha regole prestabilite e forse qualcosa di innato e caratteriale è indispensabile, come anche l’aver praticato per anni la docenza con bambini e ragazzi che non perdonano nulla, se non li “comprendi”.

La capacità di comunicazione , verbale e non verbale è allora la conditio sine qua non, alla quale va affiancata la propensione ad ascoltare e capire in modo attivo, un ascoltare e capire che valorizzi la persona, che le permetta di percepirsi riconosciuta nelle proprie competenze e nelle proprie caratteristiche professionali ed umane.

Il dirigente scolastico deve cercare e creare occasioni per utilizzare queste doti personali e metterle al servizio di tutta la comunità scolastica ed, in particolare, per chi tende a starne “fuori”, trovare anche negli incontri formali il momento per lo scambio di una battuta con il sorriso, di uno sguardo di supporto, di un saluto guardando negli occhi, per non smettere mai di trasmettere il messaggio che stiamo lavorando assieme ad una finalità comune ed abbiamo bisogno reciprocamente della professionalità di ciascuno.

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