Cosa fare quando un collega è scorretto con i ragazzi e questa cosa mi fa imbestialire?

Collega scorretto con i ragazziCon il contributo di un’altra collega scintillante, Barbara Salati, continua la riflessione di Scintille.it sulle “emozioni di corridoio” che spesso abbracciano la nostra professione.

Nei rapporti spesso difficili con i colleghi di lavoro, i problemi possono sorgere per questioni strettamente professionali ma anche per modalità personali che confliggono con le modalità altrui.

Ognuno di noi infatti porta sul lavoro il proprio modo di essere, di interagire con gli altri e di reagire alle situazioni e questo influenza inevitabilmente i rapporti che si instaurano.

Chi è più consapevole di se stesso e dei propri meccanismi interni è in grado di osservarsi e decidere come reagire alle singole circostanze. Chi, al contrario, non è portatore di autoconsapevolezza spesso agisce e reagisce anche in modo inconsulto o spropositato rispetto alla circostanza attuale.

Reagire d’istinto e senza consapevolezza di quello che proviamo e del perché lo proviamo non ci aiuta. Aiuta invece decidere come comportarsi, consapevoli di ciò che ci muove.

Il segreto infatti sta nella possibilità di scegliere come comportarci che, a pensarci bene, è una gran fortuna!

Allora cosa fare ad esempio quando un collega è scorretto con i ragazzi e questa cosa ci fa imbestialire?

Non è mai facile dover necessariamente collaborare con persone che non condividono i nostri valori, tanto più nell’ambito educativo, che è un ambito in cui le qualità e i valori personali del docente sono il fondamento stesso del suo agire professionale. E’ pur vero però che ergersi a salvatore, paladino della giustizia può non essere utile e persino invece rivelarsi fonte di grandissime frustrazioni.

E’ utile invece che ci facciamo delle domande più personali:

  • Sono più sconvolto dalla scorrettezza del collega o dalla rabbia che ciò mi provoca?

  • Questa mia reazione emotiva è legata esclusivamente alla situazione contingente o è qualcosa che mi appartiene anche in altri ambiti?

  • La rabbia che provo è effettivamente ben commisurata al qui e ora del mio ambiente di lavoro o forse mi evoca altro?

  • Mi capita spesso di voler “salvare” gli altri? (Attenzione però che dove c’è un salvatore c’è una vittima eanche un persecutore e spesso i ruoli possono invertirsi!)

Può essere che, per ragioni legate alla nostra storia e ai nostri vissuti, siamo particolarmente suscettibili alle ingiustizie e questo può spingerci ad intraprendere battaglie non sempre vincenti.

Se siamo in grado di rispondere alle domande di cui sopra, con onestà verso noi stessi, saremo anche in grado di decidere come comportarci, in un caso come quello citato:

  • Potrebbe essere utile esplicitare la scorrettezza osservata,anche sull’onda dell’emozione della rabbia, con il rischio però che questo non serva a ristabilire una forma di equilibrio e giustizia, ma serva solo a placare l’arrabbiatura;

  • Oppure potrebbe essere più utile mettere da parte l’emozione e fare tutto quanto in nostro potere per evitare soprusi agli studenti, con la consapevolezza che anche questo potrebbe non essere risolutivo, perché non tutto dipende da noi (purtroppo o per fortuna!).

Riuscire a non mischiare le nostre spinte personali con le scelte in ambito professionale è certamente difficile ma anche fonte di serenità per se stessi e prerequisito di un comportamento equilibrato e corretto sul lavoro.

Bibliografia

James M., Jongeward D.(1987).Nati per vincere. Cinisello Balsamo, San Paolo

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