Comunicare ai genitori difficoltà dei figli.

Come comunicare ai genitori le difficoltà dei figli?Comunicare brutte notizie non è mai facile e comunicare una o più difficoltà di un figlio/alunno è una brutta notizia.
E’ sempre una brutta notizia perché rompe aspettative, desideri, attese che ciascun genitore ripone nei confronti del proprio “erede”. E’ sempre una brutta notizia perché una difficoltà rappresenta un ostacolo da superare, un problema da risolvere, una pietra da aggirare.
Purtroppo ci sono alcuni adulti capaci di problem solving ed altri che nei confronti dei problemi o delle situazioni conflittuali preferiscono fare lo struzzo cioè non vedere il problema, oppure trasformarsi in gorilla cioè aggredire l’ambasciatore della notizia.
Ci sono poi, come suggeriscono i Johnson (David and Frank Johnson, Joining Together – Group Theory and groupskills, Pearson 2003 (8th ed.) pag. 366) almeno altre cinque posizioni rispetto al conflitto:

  1. Tartaruga: si ritira dal lavoro e si allontana dalle persone che disapprovano le sue idee.

  2. Pecora: Assorbe e accetta il punto di vista degli altri

  3. Donnola: Motiva razionalmente che quell’idea non è importante, che l’altro non ha veramente un’idea opposta alla sua, che l’argomento di cui si discute è un argomento di cui l’altro non ha esperienza e così via

  4. Gufo: intellettualizza sull’argomento e sulle idee al punto che tutti i sentimenti e le emozioni vengano nascoste

  5. Pastore tedesco: esprime, sostiene e si adatta alle norme del gruppo vietando le espressioni di opposizione e disaccordo nel gruppo

E allora da dove partire?

Il primo passo, come dicevo in un precedente articolo, è allearsi con quel genitore lì, sia esso struzzo, gorilla, tartaruga, donnola, pecora o gufo. Solo l’alleanza e la fiducia reciproca potranno costruire quei ponti educativi che servono per superare le povertà o le fatiche o i pregiudizi pedagogici di alcuni genitori.

Il secondo passo è avere strategie diverse di avvicinamento.

Strategia per i comportamenti struzzo

Immaginiamo di avere un genitore che nega l’esistenza della difficoltà. Questo è un “genitore struzzo”. In questo caso sarà necessario evitare di parlare del “nostro” problema con l’alunno. Sarà utile invece stimolare il genitore a parlare del suo rapporto con il figlio con un atteggiamento di ascolto autentico.

Sarà a quel punto che, sentendosi ascoltato, il genitore esprimerà le sue difficoltà con il figlio. Ed è a partire da quella difficoltà, che potremo delicatamente agganciare la nostra descrizione. Non si tratterà di una patata bollente da passare, ma di una fatica da affrontare assieme.

Strategia per i comportamenti gorilla

Vediamo ora l’opposto: il genitore “gorilla” che tende a sottomettere con la prepotenza l’insegnante forzandolo ad accettare le sue idee e punti di vista. In questo caso sarà fondamentale evitare il braccio di ferro perché quando un “gorilla” ha indotto alla “prova di forza” siamo già nel suo campo.

La strategia, ora, sarà quella di scovare i punti condivisi e partire da quelli, anche fosse uno solo. E’ da quella base sicura, che sarà possibile scorgere anche una prima criticità su cui convogliare assieme le forze di entrambi.

Strategia per i comportamenti donnola

Più difficile è interloquire con il genitore donnola che motiva razionalmente. Afferma che il problema che noi presentiamo con l’alunno non è importante o che noi non abbiamo esperienza con ragazzi con quel tipo di problemi. Ad esempio il genitore ci dice: “Non è vero che Pierino non riesca assolutamente a fermare mani e piedi quando segue una lezione, perché a casa non lo fa”.

In questi casi è fondamentale far sentire, prima di tutto al ragazzo, e poi anche al genitore che l’alunno per noi è importante, conta e che perciò vogliamo una sola cosa – che può essere condivisa da tutti tre gli interlocutori – Questa cosa è il “Bene del ragazzo”, la sua realizzazione e il suo sviluppo personale.

Ogni interlocutore genitore può rientrare in una di queste categorie ma anche ogni insegnante. Perciò sarà importante per noi insegnanti osservare i nostri atteggiamenti ripetitivi e chiederci: “Sarò io struzzo, donnola, gufo, pecora, gorilla, pecora, donnola o pastore tedesco?”.

La consapevolezza de nostri schemi comunicativi ci aiuterà a diventare più abili nel comunicare difficoltà degli alunni e più competenti nell’affrontare CON i genitori le difficoltà di crescita che essi pongono.

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