Come costruire un buon rapporto con genitori difficili?

Come costruire un buon rapporto con genitori difficili?Non esistono genitori difficili; esistono genitori feriti, genitori provati, genitori stremati, genitori che a loro volta hanno avuto modelli genitoriali inadeguati, genitori arrabbiati.

Questo è il presupposto da cui parto e che mi ha aiutato in questi anni di insegnamento a costruire Relazione. Ritengo infatti che fare scuola sia anche questo: “costruire quella relazione” che permetterà alla fiducia di svilupparsi e che consentirà al cervello, liberato perché non più impegnato a difendersi dal giudizio altrui, di creare nuove sinapsi, nuove conoscenze, nuove abilità.

Perciò il mio primo pensiero è costruire l’alleanza con quella persona lì, il genitore, che è di fronte a me, insegnante, e che quotidianamente è l’interlocutore privilegiato di Pierino, quel Pierino così difficile da accompagnare nel suo percorso di apprendimento.

Alcuni anni fa ascoltando una conferenza di Pasi Sahlberg, un pedagogista finlandese, ho capito una verità semplicissima: i genitori quando incontrano gli insegnanti per parlare del proprio figlio hanno come primo bisogno quello di essere ascoltati, riconosciuti, accolti come Persone. Invece quando incontriamo genitori di alunni “difficili”, ci capita di “sversare” su di loro tutta la fatica che facciamo con il loro figlio, aumentando, in questo modo, la distanza reciproca. I genitori aumentano la difensiva, noi insegnanti aumentiamo il senso di frustrazione e incomprensione.

Il primo obiettivo, perciò, è allearsi con quel genitore lì. Solo l’alleanza e la fiducia reciproca potranno costruire quei ponti educativi che servono per superare le povertà o le fatiche o i pregiudizi pedagogici di alcuni genitori. E per allearsi è necessario mettersi nei panni di quella famiglia: aver perso il lavoro o avere il coniuge a cui è stata tolta la patria potestà o vivere problemi di alcolismo o arrabattarsi con qualche malato terminale in famiglia. Questi e altri sfondi di vita rendono difficile l’ascolto di un figlio. Perciò ascoltare il genitore, aiuta i genitori ad imparare l’ascolto; incontrare il genitore, li aiuta ad apprendere l’arte dell’incontro.

Talvolta questo primo passo è lungo: può durare anche 12 – 18 mesi. È importante non demordere e ricordarci che il nostro Centro educativo è Pierino. Se mettiamo Pierino al centro dell’osservazione: la relazione con i genitori passa dal Voi al Noi e possiamo perciò porre la domanda: “Cosa possiamo fare assieme?” È da questo che possiamo cominciare a costruire.

Non stiamo a domandarci, afferma Rodari, “chi si deve muovere per primo?”. Chiunque può farlo, chiunque capisca che nessuna iniziativa per modesta che appaia, è priva di importanza, se è concreta, se mette in movimento uomini e idee, se cambia qualcosa, qui e subito.

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