Lo sportello di ascolto nella scuola: un’esperienza utile… e non solo agli studenti – Parte 1

Lo sportello di ascolto nella scuolaDurante gli anni della mia formazione professionale ho imparato che la presenza di uno Sportello di Ascolto all’interno della scuola, di ogni ordine e grado, è una grande opportunità per affrontare e risolvere le diverse problematiche inerenti le varie fasi evolutive dello sviluppo sia per gli studenti che per gli insegnanti.

In particolare, la mia esperienza formativa e lavorativa riguarda gli adolescenti. Spesso “travolti”, letteralmente, da trasformazioni rapide e incalzanti, che appaiono loro di difficile gestione: come i cambiamenti del corpo, lo sviluppo delle capacità cognitive, una maggiore capacità di riflessione su di sé e sull’altro, la ricerca dell’autonomia. L’adolescenza è una fase di trasformazione e di passaggio che inizia con la pubertà, con un cambiamento fisico (Canestrari, Godino, 1997) e il cui termine è sancito da un cambiamento psicologico sia dell’individuo sia del mondo che lo circonda (Palmonari, 1993).

Nell’affrontare tutto questo, molti adolescenti possono sentirsi confusi e disorientati. A ciò si unisce spesso la difficoltà nel comunicare e condividere le proprie esperienze nel mondo dei pari, dove spesso essi non trovano spazi di ascolto reale e strumenti di aiuto adeguato. Talvolta, infatti, capita che queste trasformazioni, se non accompagnate da un’adeguata riflessione, possano portare l’adolescente ad esperire maggiore disagio e confusione.

ADOLESCENTI E ADULTI: LA SCUOLA COME LUOGO DI RELAZIONE

L’adolescenza è una fase di vita complessa e ricca di cambiamenti fisici, psicologici e relazionali, che mettono i ragazzi di fronte ad articolati compiti di sviluppo come la costruzione di un’identità, la ricerca di indipendenza e di autonomia (Hendry, Kloep, 2003). I percorsi di sviluppo adolescenziali sono il risultato di una complessa interazione dell’individuo, dotato di specifiche capacità cognitive, di caratteristiche personali e di una propria storia, con un particolare contesto sociale nel quale svolge un ruolo attivo (De Vit, Van der Veer, 1991).

Il nostro compito – di noi che siamo “adulti” psicologi, educatori o ancora insegnanti, ciascuno con le proprie competenze e capacità umane – è accompagnarli e sostenerli creando spazi di condivisione, confronto e crescita, affinché possano trasformarsi nei fiori che sono destinati ad essere e sbocciare.

“Qualunque fiore tu sia, quando verrà il tuo tempo sboccerai. Non esiste fiore migliore di quello che si apre nella pienezza di ciò che è. E quando ti avverrà, potrai scoprire che andavi sognando di essere un fiore che ancora doveva fiorire. (Daisaku, Marinoff, 2017).

La scuola può rappresentare l’ambiente di elezione, sia per l’individuazione di situazioni di crisi, per la maggior parte fisiologiche e patologiche, sia per la loro risoluzione, consentendo all’adolescente la scoperta e la sperimentazione delle proprie risorse (Lancini, 2012).

Tra le problematiche più diffuse che gli studenti portano allo Sportello di Ascolto ci sono difficoltà legate al mondo:

  1. della scuola, come ad esempio l’insuccesso, la dispersione scolastica e il bullismo;
  2. della famiglia, ad esempio la separazione dei genitori, le liti con fratelli/sorelle;
  3. dei pari, ad esempio la nascita e la gestione di nuove e vecchie amicizie.

Ma anche l’esperienza della pubertà, la difficoltà di gestione del tempo libero e il cercare situazioni rischiose, atteggiamento tipico degli adolescenti alla ricerca di sensazioni forti o di esibire comportamenti irresponsabili, come l’abuso di droghe e/o alcool (Hendry, Kloep, 2003).

Queste problematiche possono essere condivise più facilmente in un ambiente per loro “familiare” come quello scolastico e con un “esperto esterno” in grado di accogliere le loro richieste, di aiutarli a far chiarezza e di offrire loro la possibilità di prevenire e/o di affrontare il disagio psicologico. Infatti, lo Sportello di Ascolto è anche uno strumento con cui fare prevenzione rispetto alle situazioni di disagio e sofferenza (fobie scolastiche, disturbi psicosomatici, disturbi alimentari, ecc.) e può rappresentare il primo contatto con una figura d’aiuto, che costituisce, nei casi di situazioni più a rischio, quel collegamento verso una presa in carico più ampia e articolata all’interno di adeguate strutture territoriali.

Ho toccato con mano come una scuola aperta al dialogo e promotrice della cultura del benessere psicofisico divenga un punto di riferimento importante, sia per gli studenti che per le famiglie. Ad esempio, per i genitori può essere di aiuto per capire e contribuire a risolvere le difficoltà che naturalmente possono sorgere nel rapporto con un figlio che cresce. La scuola è una sede importante, non solo per la formazione culturale, ma anche per quella umana, in quanto rappresenta un luogo di ascolto, di confronto e sostegno, in cui la persona può sentirsi accolta ed ascoltata e perciò aiutata ad attivare le proprie risorse per affrontare particolari situazioni problematiche. Il fine è sostenere il soggetto nella definizione del problema e nella ricerca di efficaci strategie di gestione, realizzando, se necessario, interventi di accompagnamento ad hoc in situazioni di disagio. La creazione di questo spazio è pensato anche per gli insegnanti, per favorire l’espressione dei propri malesseri e delle proprie difficoltà in relazione allo studente e al clima della classe.

In un’ottica di prevenzione del disagio e di promozione del benessere, l’offerta di uno sportello di ascolto persegue l’obiettivo di migliorare la qualità della vita degli studenti, degli insegnanti e dei genitori, favorendo benessere, successo e piacere nella scuola (e non solo) e promuovendo quelle capacità relazionali che portano ad una comunicazione assertiva e collaborativa.

Lavoro come psicologa nelle scuole secondarie di secondo grado della città di Roma e provincia, ed ho avuto modo di verificare la necessità e di saggiare l’utilità della presenza di un apposito spazio dedicato agli adolescenti alle prese con situazioni conflittuali proprie delle loro età, così come di un luogo rivolto ai genitori e agli insegnanti.

Ma cos’è uno sportello di ascolto? Come vi si accede? Quali sono gli obiettivi necessari per realizzarlo, i costi e le metodologie utilizzate?

CHE COS’E’ LO SPORTELLO DI ASCOLTO SCOLASTICO

Comunemente chiamato “Sportello d’Ascolto”, lo spazio dedicato a questa attività è il C.I.C. “Centro di Informazione e Consulenza”, (istituito con la Legge 106 del 26 giugno 1990) ed è una porta aperta per gli alunni che vivono un momento di difficoltà, confusione, fragilità o dubbio riguardo allo studio, agli amici, alla famiglia, all’amore e a tutte quelle tematiche tipicamente adolescenziali.

Questo spazio offre agli studenti la possibilità di apprendere modalità di funzionamento più vantaggiose per il proprio benessere e, allo stesso tempo, consente di effettuare prevenzione rispetto alle situazioni di rischio per la salute.

Come spiego ai ragazzi che incontro, all’interno della scuola il colloquio non ha fini terapeutici ma di counseling, in quanto l’obiettivo è di aiutarli ad individuare le proprie aree problematiche e le possibili soluzioni. Inoltre, li informo che i contenuti delle nostre consulenze sono coperti dal segreto professionale (D. Lgs. 30.6.2003, n.196), a meno che non emergano fatti o informazioni che rappresentino situazioni critiche o pericolose per la loro vita o per la loro salute psicofisica e/o per quelle di terzi.

Dapprima gli studenti vengono formalmente informati dell’attivazione dello sportello tramite una circolare letta in classe. Tenuto conto del target dei destinatari, in gran parte minorenni, anche i genitori vengono messi al corrente con la stessa circolare nella quale viene loro richiesta la compilazione del consenso informato.

Allo Sportello, si svolgono attività di prevenzione, informazione, sostegno e consulenza, rivolte a tutte le componenti scolastiche. Vi si possono indirizzare anche tutti quei genitori che si trovano in difficoltà con la gestione dei cambiamenti legati alla crescita dei loro figli e gli insegnanti, che vogliono riflettere sulla gestione del rapporto con uno o più studenti.

Per divulgare le modalità di utilizzo agli studenti interessati, all’inizio dell’anno scolastico mi reco nelle classi (solitamente dando precendenza ai primi anni) e li informo che possono accedervi nei giorni e negli orari a disposizione, scrivendo il loro nome (che può essere anche un nickname) e la classe di appartenenza, su un modulo apposito che la scuola si impegna a mettere a disposizione in un luogo concordato.

Per gli alunni minorenni, l’accesso allo sportello è possibile previa autorizzazione di entrambi i genitori.

I colloqui avvengono sempre in orario scolastico e gli appuntamenti agli studenti, che possono presentarsi da soli, in coppia o in piccoli gruppi, vengono fissati in maniera tale da non cadere in corrispondenza di verifiche o interrogazioni.

EMPATIA E ASCOLTO ATTIVO COME STRUMENTI DI SOSTEGNO

Il counseling affonda le sue radici in quella psicologia umanistica che sottolinea l’importanza della libera scelta, il concetto di autodeterminazione, la piena fiducia nell’uomo e nel suo stesso potenziale. Attua un ascolto attento, profondo e privo di giudizio, per far sentire l’individuo accolto e compreso, facilitando e sviluppando autonomia e responsabilità, che rendono possibile il cambiamento (Rollo, 2009).

Questo favorisce l’instaurarsi di una relazione empatica e di fiducia, attraverso la quale la persona è libera di autoascoltarsi e autoesplorarsi, consentendo l’emergere delle proprie risorse (Rogers, 2007).

Chiave fondamentale per realizzare ciò è l’empatia: la capacità di mettersi nei panni dell’altro, del pensare come se, di utilizzare il linguaggio dell’altro (Rollo, 20009).Poichè lo Sportello d’Ascolto si pone come un servizio di promozione della salute, intesa come benessere fisico, psichico e socio-relazionale in particolare, si perseguono obiettivi come:

  • incrementare l’autostima e il senso di efficacia personale;
  • stimolare e favorire le abilità pro-sociali (life-skills);
  • aiutare a capirsi e a conoscersi meglio;
  • aumentare l’autonomia personale e il senso di responsabilità delle proprie scelte;
  • aumentare le capacità relazionali e affettive che favoriscono una buona costruzione dell’identità;
  • migliorare la qualità della vita a scuola;
  • fornire agli studenti uno spazio per riflettere e cercare alternative, attivare risorse, utilizzare strumenti validi per la soluzione di problemi e per prevenire e gestire eventuali difficoltà scolastiche;
  • realizzare interventi di promozione e prevenzione della salute e del benessere psicologico nelle classi, creando spazi di comunicazione e ascolto, per studenti e docenti;
  • fornire una rete informativa e di sostegno sulle difficoltà comportamentali e di apprendimento degli alunni;
  • individuare le strategie di intervento più adeguate alla gestione del singolo e del gruppo classe;
  • accompagnare e sostenere insegnanti e genitori nella relazione con i ragazzi in situazioni di difficoltà e fornire un supporto per gestire la loro relazione.

Generalmente si tende ad offrire una consultazione psicologica breve (3-4 incontri), finalizzata a ri-orientare l’adolescente in difficoltà.

Spesso la riflessione con “l’esperto” permette ai ragazzi di ridurre la confusione, ristabilire ordini di priorità sulla base dei valori personali, focalizzare le proprie esigenze tenendole separate dalle pressioni di tipo sociale, riscoprire le potenzialità inespresse, uscire dagli impasse che causano passività e sofferenza.

Se, invece, nel corso degli incontri dovessero emergere problematiche che necessitano un maggior approfondimento, è necessario indirizzare lo studente presso un Servizio adeguato al proseguimento del lavoro.

COLLOQUIO E CIRCLE TIME: LA RELAZIONE AL CENTRO

Lo strumento che si utilizza è il colloquio, con cui accogliere lo studente, il genitore e l’insegnante in un atteggiamento non giudicante, non direttivo e non interpretativo, favorendo l’autoesplorazione del proprio vissuto, valorizzando la persona nella sua unicità e creatività, ponendo l’accento sullo sviluppo delle sue qualità e potenzialità positive inespresse – più che sugli aspetti problematici – secondo i criteri della psicologia umanistica (Rogers, 2007).

L’obiettivo che guida la consulenza psicologica è quello di fornire una chiarificazione e una nuova costruzione di significati in relazione alla domanda di aiuto posta, così da facilitare l’individuazione il problema e la sua possibile risoluzione. Inoltre, essa tende a promuovere lo sviluppo della consapevolezza corporea, emotiva e mentale, su ciò che accade nel “qui e ora”.

Nel contesto classe, l’intervento mira a valorizzare il gruppo come una risorsa importante, allo stesso tempo è contenitore, occasione di confronto, stimolo alla riflessione e al cambiamento. L’obiettivo è favorire il processo di consapevolezza e di crescita del singolo e del gruppo. Si utilizza il circle-time, un metodo di lavoro ideato negli anni Settanta dalla Psicologia Umanistica (Carl Rogers), per facilitare la comunicazione e la conoscenza reciproca. In cerchio, i ragazzi si guardano tutti, assumono una posizione paritaria e di Okness, uno degli assunti filosofici dell’Analisi Transazionale, secondo cui ogni individuo è Ok e va bene per quello che è (Stewart e Joines, 1987). In questo modo, si esprimono e conoscono meglio ed è possibile valorizzare le differenze e facilitare l’inclusione. Il circle-time è utile anche come momento di apprendimento nella gestione dei conflitti. Per rendere ancora più efficace il circle-time noi di Scintille.it abbiamo innestato nel circle-time la metodologia del cooperative learning per facilitare la comunicazione, la disponibilità ad aprirsi e per  proporre agli alunni nuove esperienze didattiche che tengano conto di aspetti relazionali ed emotivi.

Rispetto ai genitori, si privilegia il potenziamento delle loro capacità genitoriali e delle abilità comunicativo-relazionali, affinché essi possano trovare ascolto e supporto nell’esercizio di una genitorialità piena e consapevole. Infatti spesso, ciò che i genitori portano è un senso di impotenza nei confronti di un mondo a loro sconosciuto, rispetto alle abitudini, modo di pensare o di vivere come avviene nel romanzo di Serra Gli sdraiati e nel saggio di Pietropolli Charmet Fragile e spavaldo. Le differenze tra generazioni generano conflitti, possono causare silenzi e distanza.

Nei confronti dei docenti, infine, è importante mirare a stabilire un buon dialogo e una stimolante collaborazione attraverso specifiche indicazioni psicopedagogiche per arricchire le attività curriculari e promuovere un intervento multifattoriale.

CONCLUSIONI

L’attività svolta attraverso lo Sportello di Ascolto consente una crescita di tutti i soggetti coinvolti (studenti, insegnanti, genitori) in un clima relazione accogliente, cooperativo e costruttivo. Ciascuno, è stimolato nell’ascolto attivo di sè e dell’altro: ciò facilita la conoscenza e lo sviluppo delle proprie e altrui potenzialità.

Nella seconda parte di questo articolo descriverò come lo Sportello di Ascolto sia diventata un’esperienza utile sia agli studenti che agli insegnanti nella pratica poiché ha consentito di promuovere e sviluppare maggiori capacità relazionali e ad intraprendere azioni per ottenere un maggior benessere relazionale.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Canestrari R., Godino A., (1997). Trattato di psicologia. Bologna: CLUEB.
Daisaku I., Marinoff L., (2017). Qualunque fiore tu sia sboccerai. Milano: Piemme.
Decreto Legislativo 30-06-2003, n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali”: http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/03196dl.htm
De Wit J., Van Der Veer G., (1993). Psicologia dell’Adolescenza, Bologna: Il Mulino.
Hendry L. B., Kloep M., (2003). Lo sviluppo nel ciclo di vita. Bologna: Il Mulino.
Lancini M., (2012), Adolescenti “nativi digitali” a scuola, AeP Adolescenza e Psicanalisi, 2.
Legge 28-08-1997, n. 285 “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”: http://www.camera.it/parlam/leggi/97285l.htm
Legge 26-06-1990, n. 106: “Attività di educazione alla salute”: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1990/06/26/090G0197/sg
Palmonari A., (1993). Psicologia dell’adolescenza, Bologna: Il Mulino.
Pietropolli Charmet G., (2008) Fragile e spavaldo. Bari: Laterza
Rogers C. R., (2007). La terapia centrata sul cliente. Molfetta: La Meridiana.
Rollo M., (2009). L’arte del counseling. Roma: Astrolabio.
Serra M., (2016). Gli sdraiati. Roma: La Feltrinelli.
Stewart I.; Joines V., (1990). L’analisi transazionale. Milano: Garzanti, 1990.

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