5 suggerimenti cooperativi per gestire la classe: interazione promozionale anche in DDI

Gestire la classe e organizzare attività didattiche di lavoro di gruppo a scuola può essere un’esperienza frustrante sia per l’insegnante che per gli studenti.

Il rischio è, ad esempio, di ritrovarsi a gestire obiezioni quali “con lui non voglio lavorare, non gli va mai di fare niente”, “prof, ma poi chi mi aiuta se ho bisogno?”, “l’ultima volta, se non fosse stato per me, il gruppo non avrebbe consegnato il lavoro” …
Suonano familiari?

Eppure, il lavoro di gruppo a scuola può funzionare, anche in tempi di distanziamento fisico e DDI.
Ci sono molteplici esperienze di successo in ogni ordine scolastico, dalla scuola dell’infanzia all’università che attestano come il cooperative learning sia una grande opportunità per sviluppare conoscenze disciplinari, competenze cognitive e sociali di ogni studente attraverso il lavoro di gruppo in classe accuratamente pensato.
Cosa serve allora per farlo funzionare?
I gruppi di lavoro devono avere le caratteristiche di un gruppo davvero cooperativo e il docente deve tenere ben presente l’impatto della qualità delle relazioni interpersonali tra studenti sull’apprendimento individuale e di gruppo.

La classe come gruppo: le attenzioni per gestirla in modo cooperativo

Ricordiamo che

“Cooperare significa lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni. All’interno di situazioni cooperative l’individuo singolo cerca di perseguire dei risultati che vanno a vantaggio suo e di tutti i collaboratori. L’apprendimento cooperativo è un metodo didattico che utilizza piccoli gruppi in cui gli studenti lavorano insieme per migliorare reciprocamente il loro apprendimento.”

(Johnson, Johnson e Holubec, 1996)

Ho già approfondito in altri articoli le caratteristiche di una buona attività di cooperative learning:

  1. interdipendenza positiva, cioè la relazione di dipendenza reciproca che si sviluppa all’interno del piccolo gruppo cooperativo rispetto al raggiungimento di un obiettivo condiviso;
  2. Interazione promozionale, cioè quei comportamenti di scambio verbale e non verbale che favoriscono la collaborazione;
  3. responsabilità individuale, cioè la riconoscibilità del contributo individuale all’interno del lavoro di gruppo;
  4. insegnamento delle abilità sociali, cioè l’attenzione dell’insegnante a creare modi per fare sviluppare nei suoi allievi quelle abilità relazionali significative per l’efficacia del lavoro;
  5. revisione del lavoro svolto, cioè l’attività di riflessione sul lavoro svolto da parte dei piccoli gruppi, con finalità di miglioramento individuale e collettivo;
  6. interazione simultanea, cioè la quantità di coinvolgimento attivo che viene attivata in classe nelle diverse attività didattiche proposte dal docente;
  7. equa partecipazione, cioè la cura dell’insegnante a garantire a tutti uguali possibilità di avere successo, nessuno escluso.

In questo contributo parliamo dell’interazione promozionale.

Per una conoscenza di base sui modi che i vari autori di cooperative learning hanno sviluppato per rendere un gruppo davvero cooperativo, leggi anche “Autori di cooperative learning a confronto”.

Interazione promozionale e collaborazione nel gruppo classe e nei piccoli gruppi

All’interno di un gruppo sono possibili diversi schemi di interazione, cioè diversi modi in cui gli scambi tra le persone si realizzano.
Le persone vanno più o meno d’accordo, si parlano e si capiscono oppure si evitano o ancora peggio assumono modi apertamente aggressivi, sia verbalmente che nelle azioni.

Come stimolare l’attuazione di comportamenti di incoraggiamento, facilitazione, sostegno reciproco che permettono di completare il proprio compito in vista di un obiettivo comune?
Come fare crescere in classe e online l’interazione promozionale?
Questo tipo specifico di interazione consiste in quelle azioni che un docente desidera ardentemente vedere tra i propri studenti quando questi stanno lavorando assieme e che invece non sempre riesce a trovare spontaneamente attivate nel gruppo classe.

Interazione e interdipendenza sociale

Il tipo di interazione dipende dall’interdipendenza sociale, cioè dal modo in cui le persone del gruppo sono legate tra loro rispetto al raggiungimento dei loro obiettivi.
Il modo può essere negativo o positivo, nel senso che la possibilità individuale di avere successo può essere vincolata in modo differente al successo o fallimento dei compagni.
Se il mio successo è anche il tuo successo, l’interdipendenza è positiva.
Se il mio successo implica che tu non riesca a raggiungere il tuo obiettivo, allora l’interdipendenza è negativa.
Dei tipi di interdipendenza sociale ho diffusamente parlato in altri articoli, qua dobbiamo tenere presente che prendersi cura del tipo di vincolo tra gli obiettivi individuali in classe vuol dire andare ad attivare due diversi modi di stare in relazione:

  • Interdipendenza negativa porta ad un’interazione oppositiva
  • interdipendenza positiva, porta ad un’interazione promozionale (Johnson e Johnson, 2014).

Comportamenti di interazione promozionale

La dimensione promozionale dell’interazione è caratterizzata da comportamenti quali

  • l’offerta all’altro di aiuto e assistenza effettiva ed efficace;
  • lo scambio di risorse necessarie come informazioni, materiali ed elaborazioni dell’informazione;
  • la disponibilità reciproca di feedback per migliorare la responsabilità e le prestazione nei compiti successivi;
  • la stimolazione reciproca alla partecipazione e al coinvolgimento personale per raggiungere gli scopi comuni;
  • l’avvio di azioni volte a dare e ottenere reciprocamente la fiducia.

Questo tipo di interazione si differenzia da quella oppositiva, caratterizzata da comportamenti competitivi, di aperto o latente conflitto tra studenti, i quali sono focalizzati a ottenere i loro risultati individuali e a rendere difficile che i compagni abbiano lo stesso successo.
L’interazione promozionale si differenzia anche dall’indifferenza rispetto al successo e al fallimento dei compagni, atteggiamento stimolato dalla costruzione di un ambiente di apprendimento che premia il lavoro autonomo e l’assenza di relazioni in classe.

5 suggerimenti operativi per sostenere l’interazione promozionale

Partiamo dal presupposto osservato in particolar modo da Cohen e colleghi (1984; 1986; 1990) che la comunicazione non verbale incide pesantemente nelle relazioni di esclusione o di rifiuto degli alunni meno amati dalla classe.
Attraverso spazi che permettono la circolarità della comunicazione, gli studenti sono in interazione costante, aumentando la possibilità di osservare ed essere osservati nello svolgimento delle attività.
Se l’insegnante deve quindi cercare di attivare comportamenti collaborativi, quali sono le strategie utili al riguardo?

  1. Facilitare le attività collaborative faccia a faccia

    I Johnson e Holubec (1996) parlano di interazione “faccia a faccia”, cioè di consentire occasioni di confronto e discussione costruttiva in cui la vicinanza fisica sia tale da facilitare il contatto oculare e l’ascolto dell’altro.
    Il riferimento è agli studi sulla prossemica e al ruolo della distanza interpersonale nella percezione di familiarità.
    La situazione ideale di un gruppo cooperativo prevede la possibilità di una vicinanza tra i 45 e i 120 cm, che corrisponde alla distanza personale. Questa misura coincide con quanto gli studi di Hall (1968) definiscono come distanza “dell’amicizia”, caratteristica dei rapporti amichevoli e fortunatamente anche al metro di distanza previsto in tempo COVID.
    Pianificare l’ambiente fisico affinché gli studenti si guardino negli occhi, possano vedere i materiali insieme, usare un tono di voce basso per lavorare comodamente, può facilitare l’instaurarsi nel tempo di atteggiamenti gentili.
    Tale attenzione facilita anche il successivo monitoraggio del lavoro di gruppo, che richiede il suo muoversi facilmente per intervenire nei gruppi ed osservare le relazioni che si sviluppano.

Come fare in tempi di Covid?
Per quanto riguarda il distanziamento fisico, al momento della redazione di questo contributo la distanza di sicurezza è di un metro tra bocca e bocca e l’uso della mascherina nei momenti di scambio può essere sufficiente a garantire la protezione appropriata.
In caso di didattica a distanza, occorre naturalmente rifarsi ad uno dei suggerimenti che seguono!

  1. Creare gruppi di lavoro non molto numerosi

    Nel cooperative learning i gruppi di lavoro variano tra le 2 e le 5 persone al massimo. Il gruppo ideale per le attività strutturate, di durata superiore all’ora di lezione, è di 4 persone.
    Quando non c’è abitudine al lavoro di gruppo da parte degli studenti, e magari nemmeno dell’insegnante, è opportuno ridurre il numero di studenti dentro al gruppo.
    La coppia è un ottimo modo di iniziare a sperimentare tecniche cooperative.
    Perché è opportuno fare attenzione alla numerosità dei partecipanti? Credo sia noto a tutti quanto sia facile nel gruppo numeroso attivare comportamenti poco utili per il lavoro e per la crescita personale. La numerosità crescente del gruppo:

• Favorisce fenomeni da evitare, come la pigrizia sociale (social loafing), per cui nel gruppo si lavora meno di quanto si farebbe da soli, o del fare il portoghese (free rider) per cui qualcuno si approfitta dell’impegno degli altri senza fare nulla per contribuire.
• Rende difficile la comunicazione dentro al gruppo diminuendo le opportunità di partecipazione attiva di tutti gli studenti.

  1. Creare gruppi di lavoro eterogenei

    Collaborare è più facile quando siamo assieme a qualcuno che non ci dispiace perché ci sta simpatico e perché sappiamo che può aiutarci in qualche modo, se dovessimo averne bisogno.
    Costruire gruppi cooperativi passa dal garantirne l’eterogeneità, la diversità interna, secondo diverse variabili:
    • Il grado diverso di abilità nella disciplina su cui si realizza l’attività di studio. In ogni gruppo deve essere uno studente più bravo assieme ad altri meno bravi;
    • Il genere: è preferibile creare gruppi misti;
    • La qualità delle relazioni interpersonali. È bene evitare di mettere nello stesso gruppo persone che si detestano e invece distribuire nei vari gruppi le persone popolari in modo positivo.

  1. Promuovere la coesione di gruppo

    L’attenzione allo sviluppo di atteggiamenti di sostegno reciproco passa dalla attivazione intenzionale di esperienze collaborative di team-building e di class-building. Non possiamo pretendere che gli studenti vadano d’accordo tra loro solo perché noi lo desideriamo.
    Coltivare la forza del legame interno al piccolo gruppo, come anche alla classe intera, vuol dire dare l’occasione di sperimentare il piacere della conoscenza reciproca superando i pregiudizi.
    Come fare?
    Una tecnica cooperativa particolarmente potente per i suoi effetti è “Create la vostra nazione”.

  1. Insegnare le abilità sociali

Cooperare implica l’utilizzo efficace di numerose abilità relazionali che non possono essere date per scontate.
Nel Cooperative Learning si dà importanza al loro insegnamento con metodi e tecniche piuttosto variegati (carta a T, role play) ma anche tecniche cooperative come “Gettoni per parlare”, che offrono soluzioni preconfezionate per lavorare su abilità sociali molto specifiche.

Ricapitolando, l’interazione promozionale è centrale per costruire reale collaborazione.
Alcuni suggerimenti sopra descritti sono assolutamente applicabili anche con il distanziamento fisico e con la didattica a distanza e la DDI. Anzi, organizzare gruppi di lavoro sincrono e asincrono offre il vantaggio di stimolare fortemente il coinvolgimento attivo degli studenti.

Per iniziare a farlo, ricordati di proporre attività che implichino un alto grado di interdipendenza positiva e di responsabilità individuale.

Per approfondire la visione dei Johnson, ecco il link al loro articolo “What is cooperative learning?”.

Bibliografia
Comoglio, M. e Cardoso, M.A. (1996). Insegnare e apprendere in gruppo. Roma: LAS
Hall, E. (1968). La dimensione nascosta. Il significato delle distanze tra i soggetti umani.Milano: Bompiani.
Johnson, D., & Johnson, F. (2014). Joining together. Group theory and group skills. Pearson New International Edition.
Johnson, D., Johnson R. e Holubec E. (1996). Apprendimento cooperativo in classe. Trento Erickson

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