Perché la voce è importante nelle relazioni e nell’insegnamento?

Perché la voce è importante nelle relazioni e nell’insegnamentoTono, velocità, volume, timbro: quante sfumature ha la nostra voce! Quante emozioni avvia! Quanti ricordi!

Chi tra noi vuole educare, formare o curare, sa che la voce e la parola rappresentano il principale veicolo delle informazioni, dei sentimenti, delle rassicurazioni, delle esortazioni e dei diversi contenuti da trasmettere. 

La voce infatti è il primo contatto che il bambino, ancor prima di nascere, ha con il mondo esterno: l’utero materno, in cui è contenuto, trasmette come cassa di risonanza tutte le vibrazioni emotive che presenta la voce della madre.

E’ per questo che l’ascolto della voce, propria e dei bambini, prima ancora di quello della parola, diventa allora atto fondamentale per noi insegnanti, educatori, genitori, operatori sociali. 

Insidie della voce 

Talvolta però le parole possono descrivere un mondo e, contemporaneamente, la voce può illustrarne uno esattamente opposto. Come quando, con le parole, diciamo che tutto va bene, mentre il tono della nostra voce esprime disprezzo o dubbio o comando. Siamo in questo caso in presenza di una incongruenza comunicativa tra messaggio verbale e messaggio non verbale, che creerà, nell’interlocutore, confusione, insicurezza o, nella peggiore delle ipotesi, rabbia.

Watzlawick insegna che tono, pause, ritmo, velocità del discorrere, volume rappresentano tutta quella dimensione relazionale della comunicazione, che proprio perché è antica nella storia di ognuno di noi, è la prima informazione a venire recepita e creduta. Se dobbiamo scegliere tra il fidarsi dei contenuti espressi da un interlocutore e un tono con cui questi contenuti vengono pronunciati, è certo che ciascuno di noi darà più credito agli aspetti non verbali e paraverbali.

Ma la voce è insidiosa perché, come succede per la cartina al tornasole, essa varia e vibra al variare delle nostre emozioni. E’, più di qualsiasi altra cosa, indicativa del nostro stato emotivo autentico e richiede perciò una grande consapevolezza e pulizia interiore per essere utilizzata in modo vero ma rispettoso dell’Altro, scevro da giudizi, e al tempo stesso spontaneo e credibile. 

I segnali che il tono della voce rimanda indicano sempre il nostro accoglimento dell’altro e rappresentano l’accettazione della reale presenza di chi la emette e questo spesso può sfuggire.

Pratiche di pulizia interiore

E’ per questo che, non solo gli educatori dell’Infanzia, ma tutti coloro che si rivolgono a persone in crescita o trasformazione (bambini, malati, anziani, persone psichicamente fragili), dovrebbero compiere alcune pratiche di “lifting interiore” , un modo per curare le sfumature della voce ed essere in contatto con sé per raggiungere il cuore dei ragazzi e delle ragazze.

  • Innanzitutto sarebbe utile ascoltare la propria voce, registrarsi e sentire che effetto fa, dall’esterno. Quante volte abbiamo il bisogno di urlare? Prediligiamo un filo di voce? Quali messaggi lanciano questi due volumi? Questo ha lo scopo di decentrarsi ed osservare quali messaggi implicitamente lanciamo.
  • In secondo luogo è fecondo ascoltarsi interiormente e comprendere come si chiamano le emozioni che stiamo provando, cosa le ha esacerbate, cosa le placa, in che modo possiamo attraversarle. Questa pratica è spesso facilitata dalla Meditazione e dall’atteggiamento di Mindfulness gentile nei nostri confronti.
  • In terzo luogo può essere utile avere un collega, un supervisore, un consulente con cui confrontarsi circa le situazioni più estreme in cui abbiamo perso il controllo della nostra voce. Questo può servire da specchio per imparare di più su noi stessi.
  • Infine, dopo questo lifting interiore, possiamo passare all’ascolto di noi stessi – “depurato” dalle nostre scorie emozionali – all’ascolto dell’Altro (bambino, malato, anziano, persona psichicamente fragile) .

Pratiche con  i bambini e gli studenti

Ovviamente questo passaggio (l’ascolto dell’Altro) spesso risulta simultaneo all’operazione di “lifting”, dunque risulta utile svolgere anche con gli studenti dei veri e propri laboratori sull’uso della voce.

Essi sono utili a vario titolo: 

  • l’acquisizione di Life Skills Comunicative, 
  • la preparazione all’interno di un laboratorio teatrale e o di lettura animata, 
  • l’attività di Educazione Civica sul Manifesto della Gentilezza, 
  • i percorsi di Educazione all’Affettività e sessualità di espressione delle proprie emozioni.

La voce: il nostro biglietto da visita, la chiave per avviare relazioni soddisfacenti

Così potremmo insegnare i toni e i volumi del suono, le emozioni nascoste tra le pieghe vocali, e come varia il benessere se usiamo toni gentili piuttosto che arroganti, modulazioni delicate ma decise piuttosto che intonazioni supponenti e imperiose.

Sarà il momento dei giochi di ruolo con la voce, della lettura animata, del teatro. Perché non c’è niente di meglio per metabolizzare le emozioni che traslare in un personaggio fuori da sé sentimenti e sfumature emotive che facciamo fatica a capire in noi stessi. 

In certi momenti potremmo finanche chiudere gli occhi e sentire finalmente con gli occhi della voce.

 


CORSI CONSIGLIATI

Classi difficili. Strategie per la gestione della complessità

Il corso prevede di promuovere la consapevolezza delle proprie scelte in questo ambito specifico (il cosiddetto empowerment) da parte dell’insegnante, attraverso l’attivazione nei partecipanti della capacità di osservare in modo più attento e critico le dinamiche presenti nel gruppo degli studenti, di qualsiasi età essi siano, e di predisporre interventi più efficaci.

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