Peer Education, metodologia di prevenzione ed educazione

Parlare di Peer Education significa raccontare di esperienze vissute, di attività, riflessioni, di pratica e teoria, significa parlare con i ragazzi, dei ragazzi. La Peer Education è una metodologia estremamente pratica, ciò che ho intenzione di fare assieme è una panoramica su di essa, per comprendere le parti che la compongono, descrivendo poi il funzionamento generale di un percorso di Peer Education applicato al tema della prevenzione e cercando di mostrare nel modo migliore che cosa rende la Peer Education così vicina al Cooperative Learning.

Nella maggior parte della letteratura sulla prevenzione, la peer education è definita come “l’insegnamento o la condivisione di informazioni sulla salute, i valori ed i comportamenti, da parte di membri della stessa età e con un simile stato sociale” Sciacca J. P. (1987). Tale strategia educativa fa leva sull’influenza che i pari rivestono all’interno di un gruppo, in termini di atteggiamenti, comportamenti e abilità sociali. I pari sono inoltre percepiti dai coetanei come soggetti credibili nella veicolazione di un messaggio, sia questo legato alla salute o a comportamenti anche devianti.

A questo proposito sono conosciuti i dati degli studi condotti da Keith J. Topping (1997) sull’insegnamento tra pari, dove emerge in modo chiaro che gli alunni, che ricevono spiegazioni da altri compagni, apprendono maggiormente rispetto a quelli che studiano singolarmente. Inoltre, è evidente come quelli che si impegnano a fornire le spiegazioni agli altri assimilano di più ed in maniera più efficace rispetto a chi riceve la spiegazione. (Scintille.it | Peer tutoring e cooperative learning)

Peer education: storia e definizione

La peer education, come metodologia educativa trova i suoi natali negli Stati Uniti attorno al 1960 nel modello del mutuo insegnamento e viene poi impiegata con successo nel mondo anglosassone per la prevenzione dell’infezione Hiv. Si tratta di una metodologia basata su un processo di trasmissione di esperienze e conoscenze tra i membri di un gruppo di pari. Ovviamente questa trasmissione deve avvenire secondo tempi e modalità ben definite e strutturate, consentendo un cambio di prospettiva che vede i più giovani al centro del sistema educativo.

Nel nostro paese è adottata, da diversi anni, in contesti educativi informali ed in contesti scolastici, qualificandosi come un approccio articolato, utile e funzionale alla educazione alla salute che approfondisce perché propone dei modelli di comportamento sani, secondo una visione positiva della vita ed orienta ad un benessere, mettendo in luce le criticità e danni legati all’attuazione di condotte pericolose. Questa metodologia è così utilizzata quando si lavora con la prevenzione, che diversi autori (Croce e Gnemmi, 2003; Dalle Carbonare, Ghittoni e Rosson, 2004) hanno declinato il termine Peer Education in italiano come “prevenzione tra pari”, ponendo l’accento sull’uso di questa come metodo di prevenzione bottom-up, quindi costruito nelle scuole a partire dai bisogni, dalle curiosità dei ragazzi su temi di salute, sfruttando, per la condivisone di questi messaggi,la presenza e la creatività dei pari piuttosto che di soli esperti in ambiti scientifici.

Come può svolgersi un percorso di Peer Education:

Prendendo come esempio l’esperienza della Regione Veneto, questa metodologia nel corso degli anni è stata utilizzata in diversi progetti e programmi nelle varie Aziende Sanitarie che svolgevano interventi di prevenzione a scuola. A seguito di diverse sperimentazioni è stato possibile definire un vero e proprio modello formativo e di intervento attuato a partire delle classi terze degli istituti secondari di secondo grado. Con l’approvazione del nuovo Piano Regionale della Prevenzione 2014/2019 (DGR. 749/2015; DGR. 792/2018) è stato approvato anche il programma “Peer Education: prevenzione dei comportamenti a rischio (alcool, tabacco, sostanze psicoattive, HIV/MTS …) negli adolescenti in ambito scolastico”, ponendosi in continuità con le attività realizzate in Veneto per la formazione di peer educators nell’ambito dell’educazione alla salute negli Istituti Scolastici di secondo grado.

Vi è, nel lavoro in Peer Education, una stretta integrazione tra adulti e ragazzi, che si fonda sulla presenza di un adulto, promotore di conoscenza, in grado di formare ragazzi su temi di salute specifici e secondo percorsi ad-hoc, della durata in genere di 3-5 incontri. Per esemplificazione ci rifaremo a Kahr C. (1999) nella descrizione delle fasi di un percorso di Peer Education.

Preparare un percorso di Peer Education richiede al formatore diversi momenti di ideazione, progettazione e confronto sia con l’ente dove si svolgerà il percorso, sia con i ragazzi che vi prenderanno parte, proprio perché il percorso stesso prevede diversi momenti di co-costruzione.

Prima fase.

  1. Costituzione del gruppo di lavoro:

    1. presentazione della proposta formativa, il calendario degli incontri, discussione eventuali difficoltà di orario e le sovrapposizioni con le attività personali o scolastiche.

    2. Patto formativo: testo co-costruito dove viene sottolineato l’impegno del formatore e dei discenti a rispettare gli obiettivi e gli impegni del corso. Viene inoltre ricordato l’accordo di riservatezza del gruppo per cui ogni informazione personale che emergerà durante le attività dovrà restare patrimonio esclusivo del collettivo e non deve essere in nessun modo divulgata.

    3. Setting: durante un intervento con i Peer si assiste ad una ristrutturazione dello spazio fisico dell’aula che consente di creare nuove possibilità di apprendimento completamente diverse dalla lezione frontale.

  1. Conoscenza: creare un clima sereno fra i componenti del gruppo, costruendo anche le regole del gruppo stesso, definendo modalità di discussione, che sostengano libertà, fiducia ed accettazione di pensieri e sensazioni tra i membri.

  2. Introduzione all’argomento in cui definire:

    1. strumenti/attività per introdurre gli argomenti come attività rompighiaccio, giochi semplici che consentano di scaldare il clima del gruppo e favoriscono la conoscenza e senso di appartenenza.(Scintille.it | Cooperative Learning: come intrecciare abilità sociali e cognitive per costruire senso di appartenenza)

    2. modalità di discussione ovvero di informazione corretta. Si fa il punto sull’importanza del fare corretta informazione sui temi di salute, per evitare falsi miti e credenze mai verificate che possono risultare pericolose.

    3. approfondimento scientifico sul tema che può prevedere il coinvolgimento di esperti come medici, psicologi, assistenti sociali o altri.

    4. presentazione di attività specifiche: RolePlay e Schieramenti per stimolare empatia e messa in discussione di posizioni anche opposte alle proprie, Quiz per testare conoscenze e favorire il confronto, World Cafè al fine di innescare processi di apprendimento e condivisione di idee e conoscenze. Tutte queste attività pratiche e di movimento, vengono supportate dall’utilizzo di video, immagini, audio, campagne pubblicitarie, ma anche dall’impiego di cartelloni, colori.

Seconda fase.

Riguarda la progettazione con i peer, dell’intervento che loro stessi condurranno nelle altre classi o con altri coetanei:

  1. il gruppo peer sviluppa la programmazione delle azioni che andrà a proporre a partire dagli strumenti sperimentati durante la formazione;

  2. si svolge una sperimentazione nella propria classe o in piccoli gruppi, dove assieme al formatore si raccolgono feedback, prima di sperimentarsi in autonomia;

  3. viene svolto l’incontro tra pari come programmato;

  4. formatore e Peer si ritrovano per un momento di verifica, valutazione dell’esperienza che servirà da meta-apprendimento e feedback sulla stessa.Scintille.it | Feedback in classe: capire le dinamiche relazionali

Il fulcro dell’esperienza Peer è appunto la condivisione a macchia d’olio. Questi ragazzi, una volta formati, saranno in grado di raccontare quanto appreso, con le loro modalità, ad altri coetanei, instaurando così un movimento virtuoso di condivisione di conoscenze e messaggi di salute, che si svolge in maniera sempre pro-attiva. Grazie a momenti di rielaborazione assieme all’adulto dei concetti da condividere con i coetanei, gli apprendimenti si arricchiscono, divenendo più efficaci per chi li dovrà condividere e ricevere.

L’autenticità del peer educator consiste nella possibilità di mettersi in discussione in un ambiente accogliente, dove viene sollecitato a ricercare significati e implicazioni di stili di vita e scelte, la sua forza sta nel proporre ai suoi pari, con linguaggi nuovi, ruoli credibili e non stereotipati, una riflessione sulle motivazioni delle scelte di vita.” Michelini S. (2020)

In tutto questo passaggio rimane comunque attiva e presente la supervisione dell’adulto, che deve essere in grado di passare da un ruolo centrale nella prima fase di formazione, ad un ruolo maggiormente di sfondo sicuro nella seconda fase, continuando ad essere un punto di riferimento per i Peer, stimolando idee e riflessioni, lasciando anche ampio margine di creatività e ideazione di nuovi modi per condividere i concetti scelti.

A questo proposito sono miliari le parole di Floris e di Ottolini nei loro scritti sulla prevenzione: “Fare prevenzione-ricerca richiede un accompagnamento appassionante, capace di sottrarsi al compiacimento e alla collusione, critico nell’andare oltre i luoghi comuni e nell’affrontare i paradossi che attraversano la propria storia personale e quella della società in cui si vive, creativo nell’inventare altro rispetto a ciò che si immagina qui e ora, duro a volte nel confronto e nel perturbare equilibri che tendono all’adattamento passivo, non esente da dolore nell’aprire concretamente varchi verso un futuro inedito” Floris, F. (2003).

In questo senso la Peer Education raccoglie la sfida di una educazione alla scelta…non è difficile capire come la capacità di una scelta libera implichi necessariamente una crescita consapevole in cui il compito dell’adulto è di accompagnare (e non delegare) i giovani a prendere la parola” Ottolini, G. Paracchini, F., (2011).

Attraverso una formazione con la Peer Education si è in grado di fornire informazioni e dati chiari sul tema di salute, senza limitarsi a questo, un percorso di Peer Education consente sempre di promuovere un dialogo costruttivo tra le diverse generazioni su temi e sui dati presi in esame, favorendo un passaggio di conoscenze, ma dando anche sempre ampio spazio ai confronti ed al dialogo. Prediligendo, come sosteneva Morin, la creazione di teste ben fatte piuttosto che ben piene. Attivare processi di questo tipo significa favorire lo sviluppo di competenze e consapevolezze tra gli adolescenti, allo scopo di ridefinire ruoli e relazioni all’interno della scuola stessa, ma anche e soprattutto all’interno della comunità educante.

Peer education e cooperative learning 3.0

La peer education è una metodologia che consente di fare leva sulla dimensione sociale dell’apprendimento, veicolando messaggi di salute e l’insegnamento di life skills idonee a formare e rafforzare il senso di efficacia individuale e collettivo.

Fine ultimo di azioni di prevenzione attraverso l’impiego della Peer Education è che i ragazzi riescano ad essere protagonisti delle proprie scelte di vita. “Il peer impara a prendere coscienza dei motivi per cui agisce in un certo modo e ad analizzarli; può ragionare sulle conseguenze dei comportamenti propri e altrui ma soprattutto deve aprire la mente a soluzioni alternative adottabili. Questa presa di coscienza, queste maggiori capacità di senso critico e di problem solving lo aiuteranno ad operare all’interno di un contesto scolastico quando farà l’intervento in classe ma più di tutto saranno un bagaglio che porterà in seguito nei contesti amicali e familiari. Roncarati M.B. (2020)”

Attraverso l’impiego della Peer Education si punta all’’apprendimento e ad un allenamento costante di abilità e competenze al fine di creare:

qualcosa di più ampio: un movimento educativo, sociale, politico ed economico che si occupa di cittadinanza attiva, coesione di comunità, identità e appartenenza. Vi è in questa visione una sorta di tridimensionalità di teoria, pratica ed etica, che va oltre la scuola e il web (cooperative 2.0), e si realizza propriamente in una dimensione valoriale che, attraverso un’unità di visione, interconnette persone, contesti educativi e società. (Pavan d. – Santini f., 2013)

Esistono quindi molteplici punti di contatto, di incontro e di scambio tra Peer Education e Cooperative Learning. Basti pensare alle attività, ai diversi momenti strutturati di feedback, meta apprendimento e condivisione di saperi. In entrambe queste metodologie viene stimolata la partecipazione proattiva, la crescita di competenze, la promozione di sapere.

Nella promozione di messaggi di salute tra pari dove utilizzo tecniche di apprendimento cooperativo, in un contesto particolare come la scuola e con ragazzi adolescenti, sento che mi sto occupando, con loro, della creazione e della sperimentazione di nuove scelte di vita. Trovo la possibilità di mettersi in gioco, di trovare spazi dove condividere dubbi, perplessità e difficoltà, ricevendo risposte a questi, una opportunità preziosissima in adolescenza.

La possibilità di fare esperienza di sé, di sperimentarsi nell’incertezza e nella possibilità di chiedere aiuto. Il gruppo di peer diventa così luogo di relazioni particolari, dove acquisire strategie nuove, capacità di comunicare, di relazionarsi, di accettare le critiche, di risolvere i conflitti, di divertirsi e rilassarsi, di riconoscere i limiti ed i confini della propria attività. Tutto questo in un contesto speciale come la scuola, la cui funzione, necessariamente va oltre alla didattica, va oltre allo scolastico,andando verso una vera e propria comunità che cura.Scintille.it | LA SCUOLA COME COMUNITÀ CHE SI PRENDE CURA

Cooperative e Peer Education sono strumenti preziosi in grado di collaborare, adattarsi e congiungersi senza perdere la loro identità, ma contribuendo a creare nuove armonie a disposizione della creatività dei ragazzi a cui vengono insegnate.

BIBLIOGRAFIA :

Bettiol F. (2020) formazione e strumenti di lavoro per la Peer Education, in “Voci di Salute. Quindici anni di Peer Education in Veneto Esperienze, risutlati e prospettive.” A cura di Giuseppe Pellegrini, Franco Angeli, Milano

Floris, F. (2003), Postfazione. La prevenzione come accompagnamento alla partecipazione e alla ricerca culturale, in Croce M., Gnemmi, A. Peer education. Adolescenti protagonisti nella prevenzione, Franco Angeli, Milano

Kahr C. (1999) Peer group education: manipolazione o partecipazione? Una raccolta di esperienze europee che utilizzano la PGE nella prevenzione delle dipendenze, Lippe: LandschaftsverbandWestfalen.

Michelini S. (2020) Peer Education: una narrazione, in “Voci di Salute. Quindici anni di Peer Education in Veneto Esperienze, risutlati e prospettive.” A cura di Giuseppe Pellegrini, Franco Angeli, Milano

Ottolini, G. Paracchini, F., (2011), Peer education: una, cento… nessuna?, in Croce, M., Lavanco, G., Vassura, M., Prevenzione tra pari. Modelli, pratiche e processi di valutazione, Franco Angeli, Milano.

Roncarati M.B. (2020) Peer in Azione, in “Voci di Salute. Quindici anni di Peer Education in Veneto Esperienze, risutlati e prospettive.” A cura di Giuseppe Pellegrini, Franco Angeli, Milano

Sciacca J. P. (1987), Student peer health education: a powerfulyetinexpensive felpi strategy. Peer Facilitator Quarterly, 5, pp. 4-6

Topping, K. J. (1997) Tutoring- L’insegnamento reciproco tra compagni, Erickson, Trento.

SITOGRAFIA:

Matini C. (2019) Feedback in classe: capire le dinamiche relazionali, Scintille.it

Scintille.it | Feedback in classe: capire le dinamiche relazionali

Matini C. Insegnamento tra pari (peer tutoring): chi ci guadagna di più? Scintille.itScintille.it | Peer tutoring e cooperative learning

Napoletano F. (2018) la scuola come comunità che si prende cura, Scintille.it Scintille.it | LA SCUOLA COME COMUNITÀ CHE SI PRENDE CURA

Salati B. (2018) Cooperative Learning: come intrecciare abilità sociali e cognitive per costruire senso di appartenenza, Scintille.it Scintille.it | Cooperative Learning: come intrecciare abilità sociali e cognitive per costruire senso di appartenenza

Regione Veneto, pagina ufficiale sul tema Peer Education Peer education – Regione del Veneto:

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