Il problema di status e le aspettative di competenza: una sfida per gli insegnanti

Tale contributo, presentato alla Conferenza Internazionale IASCE 2013, presenta una riflessione su alcuni risultati della ricerca di Dottorato svolta presso l’Università degli Studi di Torino, che ha meritato il Premio Internazionale IASCE 2010 per le ricerche innovative nel campo della cooperazione. In particolare questo intervento ha voluto indagare come un gruppo di insegnanti di scuola primaria ha affrontato il problema di status e modificato le proprie aspettative di competenza verso gli studenti, sperimentando la Complex Instruction di Elisabeth Cohen nelle proprie classi.

La strategia cooperativa proposta da Elizabeth Cohen mira a rendere più eque le interazioni fra studenti con culture, abilità e intelligenze differenti nei lavori di gruppo, sollecitando gli insegnanti a sviluppare un ventaglio più ampio di aspettative di competenza. Grazie all’utilizzo di compiti complessi – basati su intelligenze molteplici -, al riconoscimento e alla valutazione del contributo intellettuale di ogni studente, questa strategia cerca di modificare la consueta gerarchia di competenza e di “bravura” presente in classe e di risolvere il problema di “status”, attribuzione che può determinare la minor partecipazione e l’insuccesso scolastico di alcuni alunni.
La presentazione si è proposta di esplorare:
Cosa significa “status ” per gli insegnanti? Sulla base di quali criteri questi definiscono gli studenti con status alto e status basso? Come implementano il trattamento di status nelle loro classi? In che termini cambiano le loro aspettative di competenza per promuovere una maggiore equità nelle classi?

Si tratta cioè di comprendere (se e) come avviene il processo di cambiamento nell’affrontare un nuovo metodo educativo.
Basato su una metodologia di ricerca etnografica (osservazione partecipante e interviste aperte), questo studio ha evidenziato come mettere in pratica la teoria e la metodologia di E. Cohen possa essere più sfidante di quanto ci si aspetti e possa mettere in discussione la propria visione educativa. La sperimentazione per queste insegnanti, infatti, si è configurata come un processo di appropriazione, più che una semplice riproduzione del metodo in classe. Esse hanno riformulato il problema di status in base al proprio contesto culturale e alla propria esperienza professionale e valori educativi, assegnando un significato più ampio al concetto originario di E. Cohen. Questo processo ha dato vita alla ricerca e attuazione di strategie creative in classe, ma anche alla riflessione critica sul proprio modo di insegnare consueto e sugli effetti che il loro “sguardo” (a volte limitato) potesse avere sull’apprendimento dei propri alunni. Come insegnanti e professioniste dell’educazione si sono sentite chiamate in causa e desiderose di rendere la classe un ambiente più democratico dove ogni studente potesse avere la possibilità di esprimere e mettere in gioco le proprie abilità intellettuali.
Il cambiamento non è semplice, e di certo non scontato, ma la sperimentazione e le riflessioni generate sono state un’occasione per sollecitare lo sviluppo professionale di queste insegnanti. Esse hanno maturato una maggiore consapevolezza dell’importanza di osservare i propri alunni e sviluppato un “sistema di aspettative di intelligenza” più ampio e diversificato per ognuno di loro, che le ha rese più capaci di insegnare in classi eterogenee.

L’intervento verrà pubblicato sulla rivista internazionale Education 3-13. International Journal of Primary, Elementary and Early Years Education (published by Routledge), nel numero speciale intitolato “Learning to Learn together: cooperation, theory and pratice” [Imparare ad apprendere insieme: cooperazione, teoria e pratiche], curato da Wendy Jolliffe.

In lingua italiana si può vedere il testo Pescarmona I. (2012), Innovazione educativa fra entusiasmo e fatica. Un’etnografia dell’apprendimento cooperativo, Roma, CISU.

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