Come gestire gli studenti oppositivi passivo-aggressivi per non sentirsi ingaggiati in una prova di resistenza infinita?

Pasqua è alle porte, tutti dovrebbero essere più comprensivi e felici, visto che le vacanze della scuola sono imminenti, ma è molto facile che in questo frangente si affaccino dei comportamenti degli alunni che ci portano a gettare la spugna. 

Come è possibile fronteggiare coloro i quali non usano la rabbia ma la sollecitano nell’insegnante, cioè gli studenti passivo aggressivi?

Nell’articolo “Come fare con gli oppositivi provocatori per non sentirsi stremati dai primi minuti?” scrivevo che, come in tutti i casi “difficili” la relazione è il passpartout. Inoltre ogni tipo di studente ha bisogno di una via d’accesso particolare. Anche in questo caso è vero. Ma quali sono i tratti distintivi di chi resiste alle richieste così a lungo da solleticare la nostra insofferenza?

Chi sono gli studenti oppositivi

Lo psicologo dell’educazione Jerome Brophy (cfr. Insegnare a studenti con problemi, 1999, LAS) ha distinto i comportamenti oppositivi in tre tipologie di azione:

  1. I ribelli – provocatori, coloro che resistono con le parole e si oppongono sfidando;
  2. Gli ostili aggressivi, coloro che esprimono ostilità con comportamenti diretti e facenti uso della forza;
  3. I passivo-aggressivi, coloro che esprimono resistenza in maniera indiretta, intralciando il lavoro.

Sappiamo che ognuna di queste varietà sollecita e “gioca” con la rabbia propria ed altrui in maniere diverse. In questo secondo contributo osserverò i comportamenti definiti passivo – aggressivi.

Come riconoscere gli studenti passivo-aggressivi

Qual è la strada che ci porta ad aggirare le resistenze indirette degli studenti, e a sollecitarli alla fierezza di sé, anziché cadere nella trappola del gioco di potere?

Secondo Brophy (1999, LAS) diversamente dai comportamenti ribelli che sfidano l’autorità verbalmente in modo diretto, chi ha comportamenti passivi-aggressivi usa moltissime tattiche per esasperare l’interlocutore (insegnante o genitore o allenatore). Alcuni autori sostengono che “goccia dopo goccia il passivo-aggressivo stronca l’insegnante” (Berres& Long, 1979).

Come?

Per esempio:

  • fa’ quello che gli è chiesto di fare, ma impiega un tempo lunghissimo; 
  • fa l’opposto di quello che viene chiesto; 
  • segue le istruzioni parzialmente o in modo sommario; 
  • dice di non essere capace senza neppure provarci; 
  • non consegna in tempo i compiti per casa; 
  • chiede che gli si ripetano molte volte le consegne. 

Spesso questi alunni/e si sentono incompresi, non apprezzati, frustrati. Insomma, vivono male.

Strategie per gestire gli studenti oppositivi passivo-aggressivi

Quando ho incontrato studenti simili nella mia pratica come insegnante di scuola secondaria di primo grado, ho notato che con loro è stato utile sviluppare attività di crescita dell’AUTONOMIA personale, come ad esempio:

  • permettere loro la possibilità di scelta circa le condizioni di studio
  • assegnare addirittura i luoghi di apprendimento personalizzati e individuali(seduti al banco o in ginocchio sulla sedia, vicino o lontano dalla finestra) 
  • utilizzare tecniche di insegnamento indiretto e non comandi, dicendo ad esempio “Ora il quaderno diventerà il posto dove ciascuno di noi farà memoria di quanto abbiamo detto!” anziché dire “Prendete il quaderno e scrivete!”.

Fisicamente ho avuto alunni per i quali era più efficace stare loro vicini senza mai guardarli alle spalle o dall’alto in basso.

Poiché le tecniche passivo –aggressive sono un modo per manifestare la rabbia repressa, esse facilmente suscitano rabbia in chi le riceve. 

Perciò, come insegnante, darsi occasioni per mostrare consapevolezza di tali tattiche, che talvolta non sono invece veramente consapevoli negli studenti, aiuta a smascherare il “gioco psicologico” del “tiro al piattello”.

Infine, anche ignorare la resistenza, usare le ricompense e comunicare in modo diretto aiuta a spezzare il gioco di potere e il rapporto tra ruoli. Lo scopo é quello di trasformare finalmente lo scambio, in un rapporto tra persone che si prendono cura l’una dell’altra.

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