Life Skills nella scuola primaria: insegnare le competenze non cognitive per l’Agenda 2030

Le life skills costituiscono un fondamentale strumento di promozione del cambiamento individuale e collettivo per il raggiungimento degli obiettivi ONU dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Queste competenze non cognitive si sostanziano in comportamenti positivi per sé e per gli altri, rendendo concreta l’espressione di una cittadinanza attiva e favorendo il benessere individuale. 

Dal 2019 Scintille.it collabora con la Fondazione Monte dei Paschi di Siena al programma educativo “sCOOLFOOD. Per un futuro di tutto rispetto”, nato “dal bisogno di promuovere, nei giovani, comportamenti orientati alla sostenibilità, sotto il profilo economico, sociale ed ambientale. In particolare, noi ci si siamo occupati dello sviluppo dei moduli educativi sulle life skills (OMS-WHO, 1997). 

Quali life skills nella  scuola primaria? *

Sono state selezionate dalle autrici, Claudia Matini e Riccarda Viglino, le life skills più adatte all’età degli studenti:

  • Problem solving
  • Comunicazione efficace
  • Relazioni efficaci
  • Pensiero critico
  • Prendere decisioni.

Per ogni life skill sono disponibili un modulo base e uno di approfondimento, per un totale di 10 ore di attività. I moduli vengono descritti di seguito nell’ordine previsto dal programma.

Problem solving attraverso la leadership distribuita

Il problem solving è la capacità di affrontare e risolvere problemi in modo costruttivo che, se non risolti, potrebbero altrimenti causare stress mentale e fisico.

I primi due moduli sono dedicati alla life skill di risolvere problemi. In particolare, si è inteso stimolare la riflessione sui problemi dello stare assieme in classe, favorendo attività riflessive di coppia e cerchio per identificare chi è e cosa fa il leader e cosa è un gruppo, per poi costruire la rete delle abilità del gruppo, quali risorse utili per un problem solving efficace.

Il primo modulo è finalizzato a far riflettere gli alunni sulla figura del leader e sulla leadership distribuita attraverso i ruoli che ciascuno di essi potrà assumere all’interno della classe e del gruppo, mentre il secondo consente di costruire strumenti per facilitare l’assunzione di responsabilità (le carte dei ruoli). 

Al centro è il concetto di interdipendenza di ruoli (leadership condivisa): ai componenti del gruppo vengono assegnati ruoli di responsabilità interconnessa, complementari e  necessari alla realizzazione del lavoro. È, infatti, fondamentale nei gruppi cooperativi che la leadership sia distribuita tra tutti i membri. Non si sceglie né si assegna un leader all’interno del gruppo, tutti i membri del gruppo esercitano le competenze di leadership, quando è necessario e appropriato farlo. I ruoli sono assegnati dall’insegnante ma è bene che gli alunni abbiano consapevolezza della necessità di tali funzioni per un funzionamento efficace del gruppo. Lo scopo è che imparino ad agire correttamente il proprio ruolo, contribuendo in modo attivo alla sua definizione. 

Attività cooperative come il brainstorming, il Lancia a turno sono proposte per arrivare a sviluppare le carte di ruolo, indispensabile strumento per costruire collaborazione ed evitare problemi in classe.

Comunicazione efficace con l’ascolto attivo

La comunicazione efficace è la capacità di esprimersi in ogni situazione particolare sia a livello verbale, sia non verbale in modo e con modalità adeguate alla propria cultura. Ciò significa saper manifestare opinioni e desideri, bisogni e sentimenti, ascoltando con attenzione gli altri per capirli e, in caso di necessità, saper chiedere aiuto.

I due moduli di questa Life Skill mettono al centro l’ascolto attivo come strumento per la sintonizzazione con l’altro e la comprensione accurata dei significati e delle emozioni. Questa unità di lavoro è finalizzata alla costruzione di strumenti per l’acquisizione delle abilità comunicative adeguate a favorire la partecipazione attiva degli alunni alle attività di apprendimento e alla maturazione di competenze sociali e di cittadinanza attiva. 

Saper ascoltare in modo attivo aiuta anche a comprendere l’altro, le sue opinioni ed i suoi vissuti, previene i conflitti o ne facilita la risoluzione promuovendo uno stile di vita sano e consapevole.

Attraverso la discussione d’aula, il lavoro in coppia e gruppi di 4, viene costruita la carta a T come strumento di identificazione dei comportamenti positivi e di successivo monitoraggio della pratica.

Relazioni efficaci attraverso l’interdipendenza positiva

La capacità di relazioni interpersonali consiste nel:

  •  sapere interagire e relazionarsi con gli altri in modo positivo e costruttivo, 
  • saper creare e mantenere relazioni significative che possono avere un’importante ricaduta sul benessere mentale e sociale.

Questa unità di lavoro è finalizzata alla sperimentazione di relazioni positive con i compagni attraverso la coppia in un’attività piacevole e coinvolgente. In particolare, si sviluppa una condizione di interdipendenza positiva per promuovere situazioni nelle quali gli studenti lavorano insieme per raggiungere alti livelli di apprendimento per tutti i membri.

Ci si focalizza su diversi tipi di strutturazione dell’interdipendenza positiva nelle coppie e nei piccoli gruppi:

  • interdipendenza di scopo (la coppia ha un unico scopo)
  • interdipendenza di ruolo (nella coppia i componenti svolgono ruoli complementari ed interconnessi, in questo caso istruttore e disegnatore)
  • interdipendenza di materiali (ogni componente ha materiali diversi che concorrono allo scopo)

In questo modo, si promuove la collaborazione attraverso attività piacevoli, stimolanti e “giocose e si stimola un clima di lavoro sereno e disteso. Il modulo costituisce anche un suggerimento per la conduzione del gruppo classe, attraverso metodologie didattiche attive, partecipative ed inclusive. 

Vengono suggerite attività cooperative per la sperimentazione di relazioni positive nel lavoro, come il Mix, freeze, pair, Disegna quel che dico e Corners.

Nel modulo di approfondimento altre attività cooperative vengono aggiunte per la pratica dell’interdipendenza positiva (Mano cieca, Giro in galleria e condivisione alla lavagna).

Pensiero critico e discussione argomentata

Il senso critico è l’abilità di analizzare informazioni ed esperienze in modo oggettivo per giungere a una decisione consapevole attraverso la valutazione di vantaggi e svantaggi. “Il senso critico può contribuire alla promozione della salute permettendoci di ricordare e valutare i diversi fattori che influenzano gli atteggiamenti e il comportamento, quali ad esempio le pressioni dei coetanei e l’influenza dei mass media” (Marmocchi, dall’aglio e Zannini, 2004, p. 18).

I due moduli sono finalizzati alla costruzione di abilità argomentative per lo sviluppo del pensiero critico. Attività cognitiva e sociale complessa, l’argomentazione si caratterizza come un insieme di pratiche comunicative e di discorso messe in atto per risolvere un disaccordo rispetto ad una questione controversa.

I parlanti inesperti incontrano notevoli difficoltà nell’organizzazione delle componenti cognitive, sociali e motivazionali implicate nell’argomentare e spesso falliscono nella soluzione di problemi comunicativi di natura argomentativa, visto che sono scarsamente consapevoli delle risorse a loro disposizione.

Il bambino, anche molto piccolo, utilizza spontaneamente la modalità argomentativa nella comunicazione ogni qual volta desideri ottenere qualcosa o evitare richieste e situazioni; si tratta di rendere organiche e corrette queste modalità per avviare gli alunni ad un uso più “esperto” e consapevole dell’abilità attraverso attività mirate, come ad esempio il “dibattito argomentato”.

La modalità cooperativa proposta favorisce la maturazione delle abilità necessarie: discutere insieme, infatti, costituisce un sostegno cognitivo all’apprendimento di capacità argomentative e alla riorganizzazione delle conoscenze e diventa, inoltre, una risorsa fondamentale per imparare a ragionare. Il dibattito argomentato favorisce lo sviluppo e il rafforzamento delle competenze linguistiche, logiche e relazionali, abitua i bambini alla discussione strutturando l’apprendimento delle sue regole. Attività come Fatto o finzione o Cerchi di condivisione, stimolano i piccoli alunni a dialogare – ascoltando il punto di vista degli altri, presentando i loro argomenti –  e ad imparare a sostenere il proprio pensiero cooperando tra loro. In un clima giocoso i bambini sono chiamati a riflettere, confrontarsi, discutere con i propri compagni, rispettando modalità e regole condivise, cominciando a riconoscere la reciprocità e ponendo i presupposti per una serena convivenza democratica.

Prendere decisioni attraverso la riflessione

Il decision making è la capacità di prendere decisioni attraverso la valutazione delle opzioni a disposizione e delle conseguenze collegate alle possibili scelte nelle diverse situazioni e in differenti contesti di vita. La capacità di elaborazione del processo decisionale può avere quindi implicazioni positive sulla salute.

I moduli sono finalizzati a stimolare nei bambini la capacità di prendere decisioni assumendo qualche rischio in modo responsabile. 

Il percorso prende avvio da uno scenario di narrazione, attraverso cui le strutture narrative danno forma, senso e significato a una realtà condivisa, e possono quindi essere considerate ambienti di apprendimento. 

Le fiabe e le storie antiche narrano un percorso di crescita, un processo spesso pieno di difficoltà, durante il quale non si ottiene “tutto e subito” ma si fatica e si lotta per avere dei risultati, prendendo anche decisioni difficili. 

Dalla storia di Teseo, ad esempio, nasce l’occasione di ragionare sul concetto di rischio per rispondere a domande di riflessione, usando la tecnica “5 Dita” .

La fiaba e il mito spesso raccontano i rischi che ognuno dovrà affrontare: il protagonista, l’eroe, deve partire per un lungo viaggio nel quale è costretto ad affrontare pericoli e superare prove prima di giungere al lieto fine; il bosco è grande e ci si può perdere o si possono incontrare pericoli e mostri – il male trama nell’ombra –  ma il bambino capisce ed impara, che è necessario vincere la paura e superarla, prendendo decisioni coraggiose. 

Per riflettere sulle decisioni, che ciascuno deve affrontare nella vita quotidiana, e sull’importanza di riflettere in modo accurato, viene proposto lo strumento dell’albero di decisione, in versione semplificata (messo a punto perché fosse adeguato all’età dei bambini), avvalendosi del disegno come strumento concreto di facilitazione e motivazione. Attraverso questo strumento grafico si facilita la valutazione delle alternative di una scelta, i pro e i contro che le caratterizzano, le conseguenze che si determinano. 

Viene  sempre suggerita la collaborazione tra pari come supporto e potenziamento del processo di decisione. 

Conclusioni

Il lavoro di applicazione del cooperative learning alle abilità di vita è stato un’occasione per approfondire la teoria sulle life skills e sulle metodologie per il loro insegnamento nella scuola primaria. Tale studio ha confermato l’intuizione che guida da anni il lavoro di Scintille.it: le metodologie attive partecipative sono una chiave fondamentale per la pratica delle abilità non cognitive nel contesto scolastico.

Auspichiamo che chi legge questo articolo possa fare qualche piccolo esperimento tratto dal nostro lavoro per scoprire in prima persona i vantaggi di un uso efficace del cooperative learning.

*I testi di questa sezione sono ripresi dal documento originale di sCOOLFOOD, prodotto in collaborazione tra le due autrici.

Bibliografia

Kagan S.. Apprendimento cooperativo. L’approccio strutturale. Edizioni Lavoro Roma 2000
Johnson, D., Johnson R. e Holubec E., Apprendimento cooperativo in classe. Erickson Trento 1996
Matini, C., Cooperative learning: istruzioni per l’uso. ELF Perugia 2019
Morgese, R. (2021). Life skills e competenze. Percorsi e attività per la scuola primaria. Erickson
World Health Organization, Programme on Mental Health, Life Skills Education for Children and Adolescents in Scholls. Introduction and Guidlines to Facilitate the Development and Implementation of Life Skills Programmes, Geneva, 1997

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