Orientarsi nella didattica orientativa: istruzioni per l’uso

didattica orientativaL’orientamento  può definirsi come un processo che conduce l’individuo a conoscere se stesso, le proprie potenzialità e  i propri talenti. Esso guida la persona nel  prendere decisioni in ogni ambito della propria esistenza e  ad individuare un’efficace collocazione nel mondo.

Negli ultimi anni, il concetto di orientamento ha assunto sempre maggior importanza ed ha  subito notevoli trasformazioni, specialmente nell’ambito scolastico, poiché da un’azione puramente e riduttivamente  informativa, prevalentemente gestita dalle scuole superiori, verso gli alunni e le famiglie delle scuole secondarie di primo grado, l’orientamento si è evoluto verso un concetto più completo ed integrato nell’attività educativa quotidiana. L’applicazione di un concetto di orientamento olistico e a tutto tondo, già da tempo  presente negli ambiti delle pratiche di crescita personale e professionale al di fuori delle aule scolastiche, solo recentemente ha trovato uno  spazio effettivo nel contesto educativo. 

Un po’ di storia dell’orientamento scolastico

Se dovessimo individuare un avvio cronologico di questo ampliamento di rotta,  potremmo  identificare l’anno 1995 come il punto temporale  di vera svolta nel quale  si  inizia a parlare di orientamento scolastico in senso più esteso, con evidenze normative che cominciano a delinearsi dal 1997.

All’interno delle fonti tecniche e legislative sia nazionali che europee, dalla fine degli anni novanta ci si imbatte spesso, accanto al concetto di orientamento generico, a quello maggiormente specifico di orientamento formativo. Basti pensare al documento, risalente all’aprile del 1997,  del gruppo consultivo informale MURST-MPI sull’orientamento- L’orientamento nelle scuole e nelle università – che parla di “orientamento inteso come attività formativa”. 

Più recentemente, nelle Linee guida nazionali per l’orientamento permanente (nota 4232 del 19/02/2014) troviamo il riferimento all’ “orientamento formativo o didattica orientativa/ orientante per lo sviluppo delle competenze orientative di base”. Tra le fonti europee, inoltre, possiamo ricordare la recente Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea sui percorsi per il successo scolastico (in sostituzione) della Raccomandazione del Consiglio del 28 giugno 2011 sulle politiche di riduzione dell’abbandono scolastico, adottata il 28 novembre 2022, che attribuisce al processo orientativo una forte valenza orientativa, affermando l’urgenza  di rafforzare l’orientamento scolastico, l’orientamento e la consulenza professionale e la formazione al fine di promuovere  l’acquisizione di abilità e competenze di gestione delle carriere nel lavoro. 

Il concetto di orientamento formativo viene infine definitivamente istituzionalizzato  dalle recenti Linee guida sull’orientamento scolastico, uscite nel dicembre 2022, le quali introducono ufficialmente moduli orientativi nella quotidiana pratica didattica e che, per questo, hanno generato particolare fermento soprattutto in chi, docenti e dirigenti, deve occuparsene effettivamente all’interno delle istituzioni scolastiche. Diciamo subito, a scanso di equivoci, che l’applicazione di tali istanze, non deve però rappresentare un nuovo motivo di stress per gli insegnanti, ma un’occasione di sviluppo professionale. 

Il cuore della questione risiede certamente nel comprendere appieno cosa sia l’orientamento formativo, come possa essere applicato e tramite quali strumenti. 

Va anzitutto sottolineato come sovente si tenda a sovrapporre i concetti di orientamento formativo e di didattica orientativa, certamente  affini ma con differenze da sottolineare. 

Orientamento formativo

L’orientamento formativo è un processo che incoraggia la consapevolezza di sé, la scelta cosciente  in situazioni critiche, l’integrazione efficace nei contesti e l’utilizzo attivo delle competenze acquisite per i progetti futuri di vita. In termini pratici, la finalità dell’orientamento formativo è quella di promuovere l’acquisizione, negli individui, delle competenze orientative, distinte tra competenze orientative di base e competenze orientative specifiche. Tale classificazione è stata fornita per la prima volta da Maria Luisa Pombeni, preside della facoltà di Psicologia dell’Università Alma Mater di Bologna, verso il 2000, e riprese poi da Flavia Marostica. La distinzione tra i due tipi di competenze orientative,  avviene in base alla loro  complessità,  ma esse coincidono sovente con le competenze trasversali già ben note e  definite (le life skills dell’OMS ad esempio, o le ben note competenze chiave di cittadinanza; a tal proposito: https://scintille.it/abilita-sociali-quale-relazione-con-le-soft-skills-del-mondo-del-lavoro/ ). 

Solo a puro titolo esemplificativo, tra le competenze orientative di base potremmo ricordare:  

  • la comunicazione efficace, 
  • la corretta acquisizione ed interpretazione di un’informazione, 
  • la  capacità di collaborare, 
  • l’abilità di risolvere problemi. 

Le competenze orientative specifiche si distinguono, invece, tra 

  • quelle “di monitoraggio”, ad esempio la capacità di produrre  un bilancio delle proprie esperienze formative e di  analizzare le risorse personali, e 
  • quelle “di sviluppo”, legate all’abilità di progettare la  propria evoluzione anche individuando traguardi da raggiungere e prevedendo la crescita della propria esperienza. 

Didattica orientativa

Detto ciò, si evince facilmente come l’orientamento formativo non sia  limitato al solo ambito scolastico, spazio nel quale rimane, invece, maggiormente circoscritta la didattica orientativa, che possiamo definire lo strumento attraverso cui si realizza l’orientamento formativo a scuola. In effetti, la didattica orientativa consente di raggiungere gli obiettivi dell’orientamento formativo integrandosi alle  attività educative e formative. 

Sovente, i docenti,  applicano già la didattica orientativa (estremamente affine alla didattica per competenze)  senza, tuttavia, una piena consapevolezza della sua efficacia. Prenderne coscienza, significa dunque potenziarne l’effetto,  utilizzandola  per sostenere gli studenti nei percorsi di auto-conoscenza e orientamento, tramite il superamento della priorità di trasmettere le discipline, favorendo, invece, l’acquisizione di competenze attraverso esse.

Illuminanti, a tal proposito, due definizioni che attribuiscono alle pure materie scolastiche la funzione di mezzo: quella di Mario Castoldi,  che parla delle discipline “a servizio delle competenze” e quella di Damiano Previtali, che sostiene come le discipline siano “strumento disciplinato dalle conoscenze”. Tutta l’azione didattica, dunque,  deve  avere una finalità orientante, prevedendo  un’integrazione totalizzante  delle pratiche orientative con le attività quotidiane. 

Va da sé che il processo di realizzazione di tali istanze conduce necessariamente ad una cogente revisione del curricolo in ottica orientativa e richiede, naturalmente, un lungo arco temporale per essere pienamente completata (per approfondire: https://scintille.it/un-esempio-di-curricolo-trasversale-sulle-competenze-sociali/ ). 

Non è auspicabile, pertanto, ipotizzare esperienze di didattica orientativa come momenti isolati nel compimento del curricolo, ma esclusivamente come il tessuto connettivo di qualsivoglia attività scolastica. 

Da dove partire per progettare didattica orientativa?

Da dove partire dunque per  progettare un percorso di didattica orientativa? Naturalmente da quello che già c’è, facendo  prevalere sempre l’ottica della risorsa su quella della mancanza, ovvero sul grado di competenze già a disposizione degli allievi. 

E’ necessario muovere  dall’osservazione dei propri studenti  e dalla raccolta delle evidenze, stabilendo  quali competenze si vogliono misurare e in quale contesto,  e codificando  alcuni comportamenti osservabili, al fine di descriverli inserendoli  in relative fasce di livello di competenza. 

Per rendere tale meccanismo  efficace e maggiormente pratico possiamo, nelle scuole, far riferimento ad alcune metodologie già note. Ricordiamo, a titolo di esempio, il Project Based Learning nella declinazione di Enzo Zecchi e  l’orientamento narrativo di Federico Batini, entrambi formidabili alleati nel processo di  acquisizione di competenze orientative negli studenti e adatti alla costruzione di veri e propri curricoli di didattica orientativa integrati con le discipline e con qualsivoglia attività legata all’ambiente scolastico.

Il PBL (Project Based Learning)

Questa metodologia fornisce una serie di strumenti e metodi flessibili, utilizzabili per varie finalità e in vari contesti (disciplinari, pluridisciplinari, extracurricolari, etc.). Esso prevede una progettazione ben precisa e l’elaborazione di un prodotto finale, che mi permette, tramite il processo di realizzazione,  di promuovere l’acquisizione di competenze. 

Tra i suoi punti di forza vi sono  sicuramente 

  • la flessibilità e la  generatività, ovvero la possibilità, tramite il suo utilizzo in contesti sempre differenti, di attivare e generare pratiche didattiche nuove; 
  • ma anche la promozione della valutazione formativa e dell’autovalutazione degli studenti (e anche dei docenti!) attraverso l’uso condiviso di rubric di valutazione meticolosamente strutturate e la  possibilità di far emergere appieno tutti i modelli di intelligenza e stili di apprendimento. 

L’orientamento narrativo e altre metodologie con valenza orientativa

L’orientamento narrativo è invece un metodo di orientamento formativo che adotta narrazioni e racconti come materiali al fine di facilitare la costruzione d’identità e lo sviluppo delle competenze dell’individuo, per stimolare l’auto-orientamento. 

Tra le altre metodologie alle quali è possibile far riferimento per l’applicazione della didattica orientativa, può trovare spazio anche il design thinking, attraverso cui gli studenti,  partendo da  un problema o da  un compito, devono  progettare un prodotto che risponda a determinate caratteristiche, attuando dunque una dinamica professionale in ambito educativo, attraverso la realizzazione di un compito di realtà. Il design thinking si basa su  un processo non lineare ma ricorsivo.

Un ultimo esempio, in tema di pratiche per le didattiche orientative, può essere rappresentato dalla Philosophy for children, un programma educativo che s’ispira alla Community of Inquiry deweyana e si basa  sulla  pratica filosofica come indagine conoscitiva nei vari campi dell’esperienza umana. Essa aspira all’incremento delle capacità cognitive complesse, le abilità linguistico-espressive e sociali.

La pratica della ricerca filosofica permette di potenziare  le abilità di ragionare, la capacità di concettualizzare e di indagare il significato delle esperienze, dei problemi. La Philosophy for children, inizialmente definita dal filosofo americano Matthew Lipman,  è poi evoluta diventando una pratica dialogico-filosofica di comunità, destinata anche a ragazzi e adulti, ecco che l’acronimo P4C, acquista anche il senso di  Philosophy for Community (comunità di ricerca costituite da ragazzi o adulti) anche entro contesti aziendali (Philosophy for Company) o per  attività destinate  alla cittadinanza (Philosophy for Citizenship). E’ stata dunque naturale la sua evoluzione anche attraverso esperienze in contesti  scolastici più ampi  (a prescindere dalla «materia» filosofia che si propone nei licei). Un’ulteriore menzione, oggetto di un eventuale futuro approfondimento, la merita certamente l’impulso al processo di inclusione, alla revisione dei metodi di valutazione e alla promozione del benessere degli studenti, di cui la didattica orientativa e le metodologie ad essa connesse sono portatrici. 

Conclusioni

La didattica orientativa, in definitiva, se opportunamente applicata, contribuisce pienamente alla realizzazione dell’orientamento formativo, essenziale nella realtà odierna.  

La  contemporaneità, in effetti,  richiede un’attenta  e totale fusione dei metodi orientativi nella routine scolastica, al fine di stimolare e costruire percorsi che sviluppino appieno il processo di autoconoscenza degli studenti, per portarli ad operare scelte consapevoli che permettano loro di trovare un adeguato posto nel mondo. 

Alla luce di ciò è essenziale che la scuola e chi la fa, sia sempre più attento e sensibile all’applicazione di tali approcci, anche attraverso la realizzazione e la diffusione di specifici percorsi formativi e corsi per insegnanti; poiché, ricordiamolo sempre, uno dei fondamenti di una scuola contemporanea, efficace ed efficiente, è la formazione delle persone che la fanno. 

 

Bibliografia: 

Castoldi, M., Valutare e certificare le competenze, Roma, Carocci, 2016

Marostica, F., Lo sguardo di Venere. Orientamento formativo. Didattica orientativa/orientante per la costruzione delle competenze orientative di base, Bologna, Labanti e Nanni, 2011

Pombeni, M.L., Orientamento scolastico e professionale, Bologna, Il Mulino, 1997

Previtali, D., La scuola mediterranea , Bologna, Il Mulino, 2022

Sitografia: 

https://enzozecchi.com/

https://federicobatini.files.wordpress.com

https://www.filosofare.org/crif-p4c/

https://www.istruzioneer.gov.it/40915-2/

https://startupitalia.eu/53146-20160401-design-thinking-scuola

 


CORSI CONSIGLIATI

Catalogo corsi Orientamento nella scuola secondaria

Catalogo delle proposte formative di Scintille.it dedicate all’orientamento scolastico e alla didattica orientativa per sostenere negli insegnanti lo sviluppo di competenze orientative di base.

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