Che fare con i gruppi di lavoro che non funzionano? (II parte)

protagonismo gruppo lavoroIl Cooperative Learning funziona! Ma i motivi per cui i gruppi non funzionano possono essere molti come dicevamo in un precedente articolo. Nell’Apprendimento Cooperativo è importante non scoraggiarsi ed essere consapevoli che il conflitto è uno di quei “momenti magici” in cui come insegnante è possibile fare la differenza.

Possiamo insegnare veramente le abilità sociali e non solo esortare gli studenti al loro utilizzo, facendole esercitare in una relazione di gruppo autentica senza imporre un comportamento, che per il solo fatto di essere imposto è improduttivo.

Abbiamo già riflettuto sugli interventi dell’insegnante relativi alla presenza di una “alchimia mancante” nel gruppo o alle reazioni necessarie quando c’è il “rifiuto” ad accettare un compagno/a in particolare.

In questo articolo mi soffermerò su altre due situazioni che possono crearsi in classe:

  1. la mania di protagonismo di uno dei componenti;

  2. la micro-conflittualità diffusa.

Mania di protagonismo

E’ frequente oggi avere nel gruppo bambini che rappresentano il centro ideale dell’universo familiare, per varie ragioni: possono essere figli unici, bambini nati dopo molti anni di ricerca di una maternità/paternità dei genitori, figli adottivi, o più semplicemente ragazzi che vivono gran parte della settimana con i nonni e trovano i genitori (assieme o separatamente) solo nel weekend.

A ciò si aggiunga il cambiamento della visione di bambino.

“Nella nostra società i valori del narcisismo sono molto più presenti rispetto a quelli del masochismo, fondato sul senso di colpa edipico. I preadolescenti tendono a sentire come legittima la realizzazione del sé piuttosto che a vedere gli altri, ad accorgersi di loro.”

(Pietropolli Charmet G., “Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi”).

E’ facile in questo contesto sociale avere tanti piccoli IO che a fatica riescono a connettersi agli altri e diventare un NOI.

In questo quadro, i giochi di ruolo o i giochi di dinamica di gruppo e le conseguenti verbalizzazioni, necessarie alla comprensione delle reazioni avvenute, sono una continua occasione di ripensarsi e di vedere non solo gli svantaggi prodotti dalla presenza dell’altro ma anche i vantaggi e l’arricchimento che ne conseguono.

Al tempo stesso è necessario che l’insegnante valorizzi questi alunni dando loro un ruolo, è urgente che la maestra poggi lo sguardo su di loro, che li chiami per nome e dedichi del tempo per stare con loro: per esempio in ricreazione o in Spazio Ascolto.

Si tratta cioè di “dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte”, ovvero lodare e al tempo stesso dare feedback di miglioramento.

E spesso le occasioni dei feedback tra pari sono preziosi momenti per crescere.

Microconflittualità diffusa

Altre volte capita che l’atmosfera di classe sia elettrica come quei vestiti sintetici, che quando li sfili fanno venire i brividi. Non si sta bene così. La reazione più spontanea da parte dell’insegnante è fare finta di niente e rincarare la dose di teoria (legata alla propria disciplina), pensando che con il tempo le “cose si sistemeranno”.

Non succede così! Spesso con il tempo, l’elettricità che si percepisce in classe, diventa un vero e proprio temporale con azioni conflittuali più pesanti. Il comportamento più efficace da mettere in atto è “mettere le mani in pasta” e prima di tutto osservare, poi capire le ragioni, individuare fazioni, mettere in luce bisogni.

Per la mia esperienza, lo strumento principe di tutto ciò, spesso, è il “Circle Time nella classe cooperativa”.

Tale strumento si rivela particolarmente efficace per stimolare gli alunni ad acquisire conoscenza e consapevolezza delle proprie ed altrui emozioni, per gestire le relazioni sociali sia con i pari che con gli adulti. Per far sì che il Circle Time funzioni, infatti, ho trovato efficace coniugare metodologie proprie del lavoro cooperativo, innestandole nella tecnica del Circle Time per facilitare la partecipazione attiva e l’espressione di sé, insegnando le abilità sociali utili ad una realizzazione fluida e rispettosa dell’ascolto reciproco nel Tempo del Cerchio.

Ovviamente sempre consigliato è l’uso del sociogramma di Moreno, per evitare di mettere insieme nello stesso gruppo persone che si rifiutano e cercare di avvicinare persone che non si nominano.

In questo modo, dedicando un’ora alla settimana alle abilità sociali ed almeno metà delle proprie lezioni ai lavori cooperativi su argomenti disciplinari , sarà possibile trasformare l’elettricità fastidiosa in energia creativa e movimento di vita.

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